“Delitti allo specchio”: la scena del crimine si fa teatro. Domenica 18 maggio il Teatro Celebrazioni di Bologna ha ospitato “Delitti allo specchio”, l’evento-spettacolo condotto dalla criminologa Roberta Bruzzone, che ha portato sul palco due tra i casi più discussi della cronaca nera italiana: quelli di Chiara Poggi e Meredith Kercher.
Chiara Poggi e Meredith Kercher, due giovani donne, due destini spezzati in modo brutale, due vicende che – pur lontane geograficamente e umanamente – si riflettono l’una nell’altra per complessità, errori e polarizzazione dell’opinione pubblica.
Chiara e Meredith non si sono mai conosciute, eppure il loro nome è finito sulle prime pagine, trasformato in emblema di processi mediatici che spesso hanno oscurato la verità dietro il clamore. Bruzzone, con il suo stile diretto e incalzante, ha riportato il pubblico sulla scena del crimine, esaminando con rigore documenti, verbali, prove e contraddizioni. Lo spettacolo andato in scena al Teatro Celebrazioni di Bologna domenica 18 maggio, ha il ritmo serrato di un’aula di tribunale, ma la chiarezza di una narrazione costruita con grande competenza.
La scenografia essenziale e le musiche soffuse fanno da sfondo ad una vera e propria lezione di criminologia, ma anche di etica. L’obiettivo non è solo analizzare due casi controversi, ma soprattutto restituire umanità alle vittime, troppo spesso relegate a semplici nomi tra titoli sensazionalistici. Bruzzone, nel suo monologo senza sconti, denuncia anche con quel pizzico di ironia che la contraddistingue, le mancanze delle indagini e i meccanismi mediatici che alimentano confusione, trasformando drammi reali in fiction collettiva.
Uno spettacolo che fa riflettere
Nonostante la delicatezza dei temi trattati, lo spettacolo è godibile anche per i non addetti ai lavori, complice l’abilità della criminologa nel rendere comprensibili perfino i passaggi processuali più intricati. L’intento è quello di non cadere nella spettacolarizzazione fine a sé stessa ma piuttosto ricostruire seppur sinteticamente un quadro della scena del crimine, dei colpevoli e dei presunti tali basandosi su testimonianze e fonti concrete.
“Delitti allo specchio” vuole “descrivere” gli efferati omicidi di due giovani donne dal nefasto destino provando a non banalizzare la morte, mantenendo il rispetto per le persone coinvolte.
Naturalmente, assistere a questo tipo di rappresentazione impone una riflessione: è lecito mettere in scena casi ancora irrisolti o controversi? Il rischio del revisionismo emotivo, dell’opinione pubblica trasformata in tribunale, è reale e talvolta quasi spaventoso. Con l’avvento di Internet e la possibilità – democratica ma non sempre ponderata – di esprimere liberamente la propria opinione, si rischia di sminuire il valore degli atti giudiziari e del lavoro svolto dagli esperti, pur consapevoli che anche questi non siano esenti da errori. Questo atteggiamento, tuttavia, può portare a una conseguenza pericolosa: la spersonalizzazione dei casi e delle persone coinvolte, a cominciare dalle vittime.
Un invito sincero
A questo punto, assodato che la cronaca nera possa trasformarsi in intrattenimento, è bene tenere a mente che i delitti non possono e devono essere valutati in piazza pubblica a seconda di variabili simpatie o considerazioni personali. L’invito, per merito anche della preparata parlantina della criminologa più conosciuta della televisione, diventa così quello di adottare un approccio critico e consapevole, in cui, la conoscenza degli eventi viene accompagna, come fosse una stretta compagna, dall’empatia.
Delitti allo specchio è più di uno spettacolo crime: è un’esortazione alla responsabilità. Del pubblico, dei media, della giustizia. E forse proprio questo è il merito più grande: ricordarci che dietro ogni caso c’è una vita che merita verità, non solo attenzione.
a cura di
Noemi Didonna
Seguici anche su Instagram!