L’anime che si comporta da partner tossico: ci ha attirati tutti con il love bombing iniziale e grandi promesse mai mantenute per poi rivelarsi un fallimento colossale
Introduzione
Il suo debutto, nel 2014, ha lanciato Nanatsu no Taizai (Seven Deadly Sins all’europea) come uno degli shonen più promettenti. In effetti, ci sono tutti gli ingredienti per essere un capolavoro: setting incantato e medievaleggiante, quest da videogioco retrò, cast carismatico e accattivante, bei design. Ma poi è finito tutto nel bidone della spazzatura con un disastro che parte dal doppiaggio di alcuni personaggi (almeno per quel che riguarda la versione italiana e inglese) e arriva fino alla storyline.

Animazioni no comment
Il peccato più imperdonabile della serie è, paradossalmente, uno dei “sette” che rappresenta: l’accidia. E mentre il personaggio di King è uno dei fan favourites e dei meglio scritti, qui non si sta cercando di fare nessun complimento. Dopo la prima stagione prodotta da A-1 Pictures che almeno era passabile, è arrivato la catastrofica leadership di Studio DEEN. Le stagioni successive, in particolare Wrath of the Gods e Dragon’s Judgement sono a dir poco preoccupanti: animazioni scadenti, frame congelati, battaglie a scatti e abbozzate e, generalmente, una regia confusa. Già di per sè queste sono accuse gravi da muovere contro un qualsiasi progetto di animazione ma sicuramente sono “capitali” per un anime che fa dei suoi combattimenti uno dei suoi punti di forza.
Nè zuppa, nè pan bagnato
Ora, le linee di trama che muovono le fila di Seven Deadly Sins sono originali e, in un primo momento, sviluppare bene. Anzi, a rincarare la dose, la prima stagione aveva illuso proprio tutti, promettendoci uno show di qualità. Ma, come la maggior parte delle serie, dopo un inizio molto interessante, ci si perde in un bicchier d’acqua.
Occorre fare una distinzione. Le serie in genere si disperdono in due modi: o sono stati provati molti abbinamenti tra personaggi e quindi bisogna fare appaiamenti strani (Gossip Girl, Riverdale), oppure c’è stata tanta di quell’azione che bisogna ricorrere a dei sensazionalismi (Dexter, Stranger Things). Tuttavia, Seven Deadly Sins non ricade in nessuna delle due categorie. E allora perchè la trama è diventata così scadente, con personaggi introdotti e dimenticati e sottotrame risolte con dei ex machina non richiesti? Si possono fare solo congetture e ipotesi perchè non sembra esserci spiegazione logica.

Quando i retcon diventano un problema
Ora, una delle cose particolarmente fastidiose di questo anime è indubbiamente il tasso di retcon. Per chi non è esperto, per retcon si intende modifiche retroattive alla trama. In altre parole, quando si torna indietro in termini di storia per modificare qualcosa, tendenzialmente per rivelare qualche grande scoperta. Ma in questo caso è usato come modificatore vero e proprio di trama e di universo, senza lo scopo di scioccare (anche perchè dopo un po’ l’effetto sorpresa non funziona più).
Questo non è un problema in sè. La questione sorge quando, come in questo caso, l’universo narrativo si appoggia su una realtà magica con regole ben precise. Allora, vien da sè che questi continui cambiamenti, ripensamenti e modifiche minano il sistema che lo spettatore, in quanto tale, è tenuto ad accettare. Insomma, se si decide che gli elefanti non volano e poi li si fa volare è discutibile, no?
Elizabeth: la pick me
Non ha senso girarci intorno: se c’è qualcuno che si vuole catapultare fuori dalla finestra in questa serie è Elizabeth. Partiamo dalle sue doppiatrici, in bene o male quasi tutte le lingue. Questa critica non è mossa al loro lavoro, che senz’altro è buono. Così buono che, nell’essere coerenti con il personaggio a cui hanno dato voce, sono suonate altrettanto fastidiose. Non ci si può fare niente, è nella sua natura di stereotipato interesse romantico avere una voce così stridula.
Per certi versi, Elizabeth ricorda Bloom, delle Winx. Protagonista indiscussa dell’intero franchise, famosa occupatrice di screen time e OG pick me, tutto girava intorno a Bloom. Sì, certo, aveva un potere super cool (proprio come la nostra principessa) ma era anche costantemente al centro dell’attenzione. Per intenderci, questa è la sindrome da Serena Van Der Woodsen/Blake Lively, ed Elizabeth ne soffre a livelli spettacolari.

Meliodas-Elizabeth: endgame o epic fail?
Ma tutto in Elizabeth passa in secondo piano nel momento in cui ci ricordiamo che è l’interesse di Meliodas. Questa coppia è uno dei principali cardini della trama e uno degli elementi divisori del fandom. Sulla carta è una buona idea: Meliodas è condannato a vedere l’amata Elizabeth rinascere e morire per sempre, in un ciclo infinito di tragedia. Si tratta di un archetipo, uno schema classico che richiama figure come Orfeo ed Euridice o Tristano e Isotta. Ma in sostanza, come tutto il resto, è sviluppata male. La relazione ha poca profondità e realismo, tanto per cominciare: vive solo con la costante delle tre S (salvataggio, svenimento, sospiro). I momenti “romantici” sono frequentemente invasi da molestie fisiche da parte di Meliodas (trattate come gag comiche), che diventano disturbanti se si considera che Elizabeth appare per gran parte della storia come ingenua, priva di memoria e oggettivamente stupida. Quindi da un lato l’anime si sforza di proporre questa grande storia d’amore, dall’altro fallisce miseramente
In sostanza…
Moltissimi fan hanno abbandonato la visione prima di concluderla e si sono rifugiati nel manga, nella speranza dell’effetto Attack On Titan (ovvero i casi in cui il manga sembra essere decisamente meglio dell’anime). E come biasimarli? Hanno indubbiamente fatto la scelta giusta. Seven Deadly Sins: bocciato senza possibilità di appello. A proposito: un particolare riguardo alla fetta di spettatori (piuttosto cospicua!) che ha smesso di guardare l’anime per il nervosismo nei confronti di Elizabeth. Forse sono stati un po’ frivoli, un po’ superficiali, ma bisogna essere onesti: hanno proprio ragione…
a cura di
Adelaide Gotti
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