“A Sign Of Affection”: un esempio di disabilità nei manga

Condividi su

A Sign of Affection (ゆびさきと恋々, Yubisaki to renren) è un manga scritto e disegnato da Sū Morishita, un duo composto da Makiro che si occupa della storia e Nachiyan che lavora ai panel. In Italia, la pubblicazione della serie fu annunciata al Lucca Comics & Games 2021 da Star Comics. Il manga è stato poi pubblicato dal 25 maggio dell’anno successivo. L’adattamento anime è uscito invece questo 2024, dopo tanta attesa da parte dei fan, tra Gennaio e Maggio prodotto da Ajia-do Animation Works.

A Sign of Affection ha segnato il grande ritorno degli anime shoujo in televisione. Il manga è stato comparato ad A Silent Voice di Yoshitoki Ōima, in quanto anch’esso tratta il tema della sordità con una protagonista femminile. Ciò che li differenzia è l’ambiente in cui entrambi si sviluppano: quello scolastico e quello universitario. Inoltre l’opera di Morishita si distingue per essere di natura romantica. Ma vediamo assieme di che cosa tratta!

Yubisaki to renren (2020)
La trama

Yuki è una studentessa universitaria sorda dalla nascita. Sebbene indossi un apparecchio acustico, questo non le consente di percepire i suoni come fanno gli altri. Tuttavia, Yuki si immerge completamente nella sua esperienza universitaria: frequenta le lezioni e l’ambiente universitario con la curiosità di un bambino che non vede l’ora di esplorare il mondo.

Un giorno, mentre viaggia in treno, Yuki ha un incontro inaspettato con Itsuomi: un giovane alto, attraente e sicuro di sé che possiede una profonda passione per le lingue. Incuriosito dalla prospettiva unica di Yuki, esprime il desiderio di saperne di più sul linguaggio dei segni. Cogliendo l’attimo, Yuki trova il coraggio di chiedergli il numero di telefono e questo segna l’inizio del loro viaggio.

Yuki inizia ad aprirsi a nuove esperienze con l’aiuto dei suoi amici. Allo stesso tempo, Itsuomi si ritrova sempre più attratto da Yuki, affascinato dal suo spirito e dalla sua resilienza. Il tutto mentre il loro legame si rafforza ogni giorno che passa. 

Sebbene questa breve descrizione possa dare l’apparenza di una storia focalizzata interamente sull’aspetto amoroso, il manga è in grado di aprire il lettore ad altre prospettive che magari quotidianamente non si contemplano.

Yubisaki to renren (2020)
La rappresentazione della sordità nei manga: le origini

Grazie al manoscritto “Reframing Disability in Manga” del 2020 di Yoshiko Okuyama, è stato possibile dare uno sguardo più approfondito riguardo la rappresentazione della disabilità nei manga. In particolare, nel suo lavoro l’autrice ha voluto approfondire la sordità nei manga, disabilità centrale di A Sign of Affection

Tra gli anni ‘60 e ‘70, la sordità ha rappresentato un ruolo minore all’interno del mondo dei manga. Spesso i personaggi con questa disabilità erano di ruoli secondari, altamente stereotipati e con un vissuto personale tormentato. La comprensione di questa invalidità era molto limitata. A partire dagli anni ‘80 invece, grazie ad una serie di politiche volte alla sensibilizzazione delle disabilità, i cambiamenti nel mondo dei media giapponesi si sono manifestati. Il punto di svolta fu nel 1981, proclamato Kokusai Shōgaisha Nen ovvero l’Anno Internazionale delle persone disabili (International Year of Disabled People, IYDP). Conseguentemente nel 1992, i governi della regione asiatica e del Pacifico dichiararono il periodo 1993–2002 come il Decennio Asiatico e Pacifico delle Persone con Disabilità. Ciò si rivelò anche uno stimolo per una maggiore attenzione dei media alle tematiche legate alla disabilità.

Come appena accennato, il 1990 marchia l’anno di svolta dove in Giappone e si sveglia una consapevolezza maggiore nei confronti delle persone con disabilità. Un confronto che Okuyama introduce nel suo libro è il fatto che nei manga, le frasi dei personaggi non udenti venivano distinte con un fumetto a sfondo nero con lettere bianche. Questo, in contrasto del tradizionale stile sfondo bianco e lettere nere. Attualmente però, come si riscontra anche in A Sign of Affection, la comunicazione avviene attraverso il linguaggio dei segni (LIS).

Questo shift inclusivo ha segnato un cambiamento all’interno del mondo dei manga, donando una rappresentazione sempre più vicina al mondo reale. Le persone con disabilità non sono più dei “Super-CRIP”, persone che “nonostante tutto” oppure “nonostante le difficoltà” riescono a vivere. Le persone con disabilità sono persone umane, che vivono la vita come le persone normali e non sono più considerate anormali.

Yubisaki to renren (2020)
Sū Morishita e la realizzazione del manga

A Sign of Affection è stato realizzato seguendo delle tecniche adottate anche da Yamamoto Osamu, il primo mangaka che ruppe il tabù intorno alla sordità. Il duo di autrici di questo manga ha rivelato in un’intervista a Kodansha.us di aver letto libri e approfondimenti sugli individui non udenti e di aver intervistato insegnanti di scuole per non udenti per dipingere un’immagine accurata di Yuki. Inoltre, la collaborazione di un’esperta nella lingua dei segni, Yuki Miyazaki, è stata fondamentale per la buona riuscita del manga.

L’idea di questo manga è sorta a Sū Morishita come una sfida: fondere una protagonista femminile con disabilità e l’universo degli shoujo. In effetti, cercare di combinare un genere manga nel quale le espressioni facciali e le emozioni, insieme ad un’invalidità dove la comunicazione avviene tramite i segni non è stata una passeggiata. Basti pensare al fatto che Nachiyan ha dovuto trovare un equilibrio nel disegnare sia i personaggi, che i dialoghi condotti con il LIS. In sintesi, la domanda principale che la disegnatrice doveva porsi ad ogni panel era “Adesso devo dare priorità ai segni oppure alle emozioni che voglio trasmettere?”

I disegni della mangaka Nachiyan, per quanto possano sembrare semplicemente la rappresentazione del mondo di A Sign of Affection, sono speciali. Spesso il lettore si ritroverà davanti personaggi che semplicemente parlano ma senza emettere alcun suono, nel nostro caso, alcuna frase. Questa scelta è stata fortemente voluta per farci immergere nella sordità di Yuki: anche lei spesso si ritrova a far fatica a leggere le labbra. Certe situazioni nell’anime vengono rappresentate con il silenzio, che spesso si rivela più esplicativo delle parole.

Yubisaki to renren (2020)
Il dilemma dell’inclusività

Solo negli ultimi anni, i media hanno iniziato a porre attenzione sul tema dell’inclusività e la rappresentazione delle minoranze. In queste ultime infatti, non si inseriscono solamente le persone con handicap ma anche le persone POC (people of color). In entrambi i casi, l’immagine trasmessa fino a qualche decennio fa è stata erronea, demonizzata o semplicemente stereotipata. 

Questa mancanza di rappresentazione diversificata non solo restringe la portata della narrazione negli anime, ma esclude anche una ricchezza di prospettive e narrazioni che potrebbero arricchire il medium. Abbracciare la diversità nella rappresentazione potrebbe non solo portare a contenuti più coinvolgenti e riconoscibili, ma anche promuovere una maggiore comprensione e accettazione di esperienze diverse nel mondo reale. In definitiva, l’infusione di voci e storie diverse ha il potenziale per creare un ambiente più inclusivo ed empatico per il pubblico ovunque.

A Sign of Affection offre una buona interpretazione della sordità. Nulla viene lasciato al caso: i colori utilizzati nell’anime, i panel focalizzati sui segni e l’assenza di parole nel manga donano un quadro completo della disabilità centrale. Possiamo dire che Sū Morishita ha decisamente vinto la sfida posta prima della realizzazione del manga!

A cura di
Rachel Anne Andres Rialo

Seguici anche su Instagram!
LEGGI ANCHE – Boichi al Comicon Napoli
LEGGI ANCHE – Racconti universali: cosa unisce manga e letteratura occidentale
Condividi su

Related Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *