“Shawn”, l’album di maturità di Shawn Mendes
È uscito dopo 4 anni dall’ultimo album e soprattutto dopo un periodo di vita travagliato il nuovo album di Shawn Mendes, “Shawn”
Shawn Mendes è tornato. Dopo aver annullato il tour mondiale ed essere sparito dalla scena musicale in più occasioni per via dei problemi con la propria salute mentale e relazionali, finalmente torna a farci gustare un po’ della sua musica. Troviamo uno Shawn Mendes cresciuto, maturo e soprattutto più introspettivo.
Nel nuovo album “Shawn” infatti non troverete canzoni felici e spensierate come “Senorita”, “Stitches” o “There’s Nothing to Holdin’ Me Back” per citarne alcune. Sarete di fronte infatti a una versione di Shawn Mendes che era già stata presente nel passato quando entravano in gioco quelle ballad un po’ malinconiche e tristi.
Questo nuovo lavoro però è talmente introspettivo che era impossibile includere una simile hit per le radio. “Why Why Why” è quella che si avvicina di più, ma il resto del disco è una vera e propria finestra nella mente di Shawn Mendes. Un disco che corrisponde a un viaggio pieno di domande, dubbi, crisi di identità e di amore in cui quindi i meandri dei pensieri dell’artista vengono raggiunti.
Tutte le canzoni, o quasi, sembrano proprio dei pensieri a voce alta semplicemente traslati in brani senza troppe gimkane e senza troppe metafore, si va dritti al sodo. Troviamo tantissima chitarra acustica e poca struttura nei brani, si può dire che sia un album tutto sommato semplice a livello di produzione. Forse è stato fatto per mettere al centro il messaggio di ogni canzone.
Molte tracce si configurano come brevi, ma ad alto tasso emozionale. Se state quindi attraversando un periodaccio, evitate di ascoltare questo album, o ascoltatelo se volete incanalare ulteriormente quelle emozioni negative.
Analisi track by track di “Shawn” ( DA FARE) !!!!
La intro del disco “Who Am I” è decisamente inusuale come apertura, ma inquadra subito la prospettiva in cui ci dovremo porre per ascoltare il resto del disco. Shawn Mendes è in una crisi totale d’identità e la canzone lo trasmette alla perfezione. La seconda canzone “Why Why Why” è forse quella dai toni e dalla melodia più felice del disco, ma non per questo lo è. Shawn Mendes si continua a fare domande a indagare sulla propria persona e non solo, senza capire.
“That’s the Dream” è una canzone d’amore malinconica, sulle promesse, sui rimorsi, sull’avere i propri spazi e su come lo stesso Mendes abbia accusato il colpo non solo per la sua crisi personale, ma anche per questo fantomatico amore descritto. “Nobody Knows” prosegue la scia del tema dell’amore, tramite anche capacità vocali notevoli messe in campo da parte dell’artista. Qui si narra di un amore fortissimo che non ha funzionato e l’artista si chiede dove vada a finire tutto quel sentimento, in cosa si trasforma? Nessuno lo sa.
“Isn’t “That Enough” sembra più una poesia che una canzone dalla metrica e dai versi, soprattutto anche dalle immagini proposte. Potrebbe essere benissimo letta invece che cantata e comunque regalerebbe brividi in egual modo, se non ancora più intensamente. Si parla sempre dello stato d’animo dell’autore con anche uno sguardo all’esterno e ai suoi affetti.
“Heart of Gold” arriva a metà disco e sapendo che narra di un suo amico d’infanzia perso, è forse la canzone più struggente. Si tratta di una lettera alla persona persa, Shawn Mendes cerca di portare alla mente i bei vecchi tempi e fa un “bilancio” su cosa sia rimasto invece ora.
Seconda parte del disco track by track
La seconda parte parte con “Heavy” che narra di un peso dentro che non riesce più a trasportare, un peso da cui è cercato di scappare per non affrontarlo. In questo brano sono bellissime le vocalità dell’artista e i cori utilizzati come vero e proprio mezzo di sfogo. “That’ll Be The Day” è una canzone molto consapevole e parla di come il giorno in cui perderà veramente la persona che ama sarà quello in cui morirà. Altrimenti nel frattempo se incontrerà altre persone, il suo sentimento sarà sempre forte e penserà sempre a lei a prescindere da tutto.
“In Between” tratta invece di come le cose non siano bianche o nere, ma ci siano svariate sfumature di grigio in mezzo anche quando si parla delle relazioni amorose. “The Mountain” sembra aprire uno spiraglio di luce nella testa dell’artista, sembra che un viaggio fatto lo abbia illuminato; si sente uno Shawn Mendes più rassicurato, più consapevole e lo conferma anche la canzone dai suoni più distesi.
“Rollin’ Right Along” è ancora più distesa della precedente, Shawn Mendes è ancora malinconico, però si rende conto che deve appunto cavalcare l’onda; saper affrontare le cose che accadono. Nonostante ci siano stati dolori nel passato, deve andare avanti. Per chiudere l’artista ha scelto di fare una cover di “Hallelujah” di Leonard Cohen modificandone le parole, ma l’impianto principale rimane quello. Parole riadattate alla propria esperienza e soprattutto di speranza per un futuro più radioso per Shawn Mendes?
Le conclusioni su “Shawn”
È un album che scorre bene all’ascolto, ma allo stesso tempo è molto intenso per l’introspezione in cui ci getta il cantautore. Sono pezzi semplici, senza troppi fronzoli ma che sanno essere molto efficaci. Un album che non va trascurato e che può essere una pietra miliare nella vita di Shawn Mendes per maturare definitivamente come artista, ma soprattutto aiutarlo a “consacrarsi” come persona.
a cura di
Luca Montanari
Seguici anche su Instagram!