“L’Angelo del Male”di Baby Gang: la responsabilità delle zone grigie

“L’Angelo del Male”di Baby Gang: la responsabilità delle zone grigie
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Il giusto e lo sbagliato, la ricchezza e la povertà, l’angelo e il male: il realistico dualismo de “l’Angelo del male” che Baby Gang ha scelto come monito per tutti nel suo album manifesto: non esiste solo il bianco o il nero, si vive di sfumature

L’artista Baby Gang nasce timidamente nel 2018 con il primo singolo Street per poi sbocciare prepotentemente con i numerosissimi successivi lavori che lo vedono adottato da una scena rap/trap italiana innamorata del suo stile e della sua unicità.

Facendo parlare i numeri, attualmente è il rapper italiano più ascoltato su Spotify.

“Ma io avevo solo questo, non riuscivo a starne senza”

“Non Mi Vedi” Baby Gang, Fabri Fibra, Ernia, Rkomi, Geolier

La persona che l’ha creato e che ne veste i panni, Zaccaria Mouhib, è il frutto di quello che la vità gli ha riservato, contesto sociale e familiare incluso ed è il risultato delle scelte che ha fatto nel (e a volte per) viverla.

Per il mondo rappresenta quella parte di popolazione che si preferisce non vedere, negare, ignorare.

“Senza fatica, se non ci metti una vita, come fai a raccontarla?”

“Non Mi Vedi” Baby Gang, Fabri Fibra, Ernia, Rkomi, Geolier

Pensiamo a Baby Gang come a una pentola a pressione, e come tutte le pentole a pressione che si rispettino, fluisce e niente e nessuno è in grado di bloccare la fuoriuscita che ne deriva.

Lui non può ignorare il “problema” perché ne fa parte, non può girarsi dall’altra parte perché lo vive.

Cosa diventa un essere umano nato puro e uguale a tutti, nato “angelo”, davanti a tutta questa responsabilità di rimanere vivo? Spoiler: un “Angelo del Male”.

La musica l’ha salvato, ha indirizzato le sue domande, le sue frustrazioni e le sue energie verso uno sfogo e uno scopo e gli ha fatto conoscere una vita, la vita.

L’album

“L’Angelo del Male” non è una raccolta di prove di colpevolezza di una vita vissuta all’insegna di ciò che è sbagliato, non è una voglia di essere preso come esempio dai ragazzi “Io non devo essere un esempio, non sono io a dover educare con la mia musica i ragazzi di oggi, quello è un compito che spetta ai genitori” è un invito ai più a farsi un esame di coscienza e rendersi conto delle falle del sistema.

Un manifesto dal basso, un grido di protesta che proviene da chi quella voce l’ha guadagnata tramite l’arte e grazie a Don Claudio Burgio che è stato il primo a semplicemente ascoltare.

“Quello che ho fatto chico non lo scrivo dico una parte di me”

Guerra

L’album composto da 17 tracce , prodotto da Higashi, 2ndRoof, Michelangelo, Bobo e altri importanti producer è consacrato dai big della scena rap italiana che inserendo il loro contributo musicale grazie ai feat, rendono la voce del singolo (finalmente) un vero e proprio grido impossibile da ignorare.

Con questo album Baby Gang vuole farsi portavoce di una generazione che sbaglia, ma che ammette i propri errori ed è pronta a rialzarsi dopo ogni caduta nel tentativo di cambiare la propria vita (e in questo caso avere l’onere di provare a cambiare anche quella degli altri).

“Ci sono passato, il quartiere, le poche chance e quel mostro dà da mangiare finchè diventi un bersaglio”

“Non Mi Vedi” Baby Gang, Fabri Fibra, Ernia, Rkomi, Geolier

Tutti gli artisti presenti nel progetto hanno capito alla perfezione l’importanza e l’urgenza di raccontare il mondo da un’ altra prospettiva, le richieste che troppo spesso trovano una strada senza uscita in chi avrebbe il compito e (in teoria) i finanziamenti necessari per aiutare.

“Mi dicono in tanti “Ti prego cambia quella mentalità” ma finchè non cambia questa società.”

Liberi

a cura di
Michela Besacchi

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Michela Besacchi

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