L’estate sta finendo, è tempo di racconti brevi!

L’estate sta finendo, è tempo di racconti brevi!
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L’estate sta finendo, un anno se ne va…

E con ogni estate che passa e va, c’è un settembre che viene, carico di aspettative e di progetti. Con la sua aria già più fresca, l’odore di diari e quaderni che esce dalle cartolibrerie e quello dei fiori bagnati dalle prime piogge settembrine.

Settembre, seppur carico di nostalgia, arriva con quella sua salvifica magia che spinge tutti (ammettiamolo) verso nuovi sogni e speranze, carichi di una forza nuova, o forse solo rinnovata.

Ma settembre è anche il mese in cui si riprende un ritmo più veloce, sempre più serrato. Quale tortura per i lettori! Il tempo da dedicare alla pagina scritta si restringe nettamente.

Non più letture dal lettino fronte mare, semmai fugaci pagine scorse nel vagone di un treno. E neanche lunghe nottate svegli per scoprire, leggendolo tutto d’un fiato, se l’assassino del romanzo è come sempre il maggiordomo. Piuttosto, l’indomani la sveglia suonerà inesorabile, meglio rimandare.

Ma la letteratura non ci abbandona mai, ha sempre una risposta e non lascia spazio a scusanti di sorta. Se non c’è più tempo per lunghe saghe familiari, prolisse storie amorose e durevoli e massicci tomi sul comodino, ci sono i racconti brevi!

E allora ecco due racconti, entrambi della Piccola biblioteca Adelphi, dove la “brevità” non mina di certo la bellezza di queste pagine che riescono comunque a lasciare il segno e a dare bei momenti di lettura.

Una storia semplice

Il primo dei racconti che voglio consigliare è dell’istrionico Leonardo Sciascia che in sole 66 piccole pagine ci delinea, con un’ilarità che sfiora la satira, la sonnecchiosa giustizia italiana.

 La trama

Alla vigilia della festa di paese, il 18 marzo del 1989, arriva in commissariato una strana telefonata. Giorgio Roccella, ultimo erede di una casata paesana ormai in rovina, deve urgentemente far vedere “una cosa” al commissario, alla sua vecchia villa. Ma la polizia non ha voglia di seguire questo vecchio pazzo e perdersi la festa, così andrà alla vecchia casa solo l’indomani. Qui scoprirà l’ambasciatore Roccella riverso sanguinante su una scrivania: morto.

La dipartita dell’ambasciatore è resa ancora più inquietante da un biglietto lasciato a metà, ancora nelle mani esanimi del defunto: “Ho trovato”.

L’uomo aveva cominciato a scrivere –ho trovato-, così come in questura aveva detto di aver trovato in casa qualcosa che non si aspettava di trovare: e stava per scrivere di quel che aveva trovato, ormai dubitando che la polizia arrivasse.

Scartata un’iniziale e frettolosa ipotesi di suicidio, sembrano non esservi dubbi: si tratta di omicidio.

Il libro scioglierà tutti i nodi e restituirà uno spaccato dell’Italia dell’epoca con uno sfondo di mafia e droga, senza mai però utilizzare né l’una né l’altra parola. Allo stesso tempo, Sciascia ironizza sulle manchevolezze delle istituzioni, partendo da quella più vicina ai cittadini e che dovrebbe tutelarli, la polizia.

In tutto il racconto infatti ci sono spunti di riflessione seppur mascherati dai toni ilari e satirici.

Aveva preso il diploma ma, non sapendo che fare, si era arruolato nella polizia”.

Gigi

Il secondo romanzo breve suggerito è Gigi che ha avuto i suoi natali nel 1942, dalla penna di Colette per la rivista Present. Da questo fu tratta una commedia andata in scena a Broadway nel 1951 e la cui protagonista era nientedimeno che l’iconica Audrey Hepburn.

La trama

La quindicenne Gilberte vive circondata da sole donne: la nonna, la mamma e la sua prozia Alicia a cui deve far visita ogni domenica per vedersi impartite quelle sacre lezioni di bonton che tutte le brave ragazze devono imparare per sperare in un buon partito.

Alicia lo giudica estremamente importante. Dice che in un’educazione ci sono tre scogli principali: l’aragosta all’americana, l’uovo alla coque e gli asparagi. Secondo lei sono state le cattive maniere a tavola a far naufragare non pochi matrimoni”.

Gigi ha quindici anni ma ancora un aspetto da fanciulla.

In tutti gli atteggiamenti di Gilberte predominava ancora la noncuranza delle bambine caste. Pareva un arciere, un angelo inflessibile, un maschio in gonnelle, e solo ogni tanto aveva l’aspetto di una ragazza

Ma la fanciullezza di Gigi sta per trovare fine e scontrarsi con i primi sentimenti voluttuosi, seppur acerbi, e imbrigliati nelle convenzioni del tempo della narrazione. Lo “zio” Gaston, uomo ricco e di bell’aspetto, bussa alla porta della famiglia tutta al femminile per chiedere la mano della graziosa ancella.

Nonostante il racconto non abbia una trama fitta e articolata tiene viva l’attenzione grazie al suo linguaggio irriverente che riesce a toccare temi importanti come quello della condizione femminile dell’epoca, in cui le donne erano relegate a bambole di bell’aspetto con l’unico fine di combinare un buon matrimonio, senza prendere mai toni saggistici.

“-Chiama la mamma, Gigi! Liane d’Exelmans si è suicidata-
-Oooh…è morta?-
-Macchè! Non è mica così stupida-
-Che cosa ha usato, nonna? La rivoltella?-
-Ma figurati…il laudano, come al solito-!

Tutto il romanzo è impregnato di dialoghi dissacranti come questo. “Non è solo la fiaba del libertino convinto e della quasi bambina che finiscono per incontrarsi nel vero amore. C’è anche una magistrale tessitura di chiacchiericcio Belle Epoque”.

Dunque eccoli qui, due racconti brevi pronti all’uso. Non fatevi condizionare dalla lunghezza che non attira quasi mai i lettori incalliti: sono delle vere chicche!

Buona lettura, ma, soprattutto, buon inizio!

a cura di
Rossana Dori

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