Pinguini Tattici Nucleari – Conferenza Stampa, San Siro (Milano) – 10 luglio 2023
I Pinguini Tattici Nucleari hanno tenuto una conferenza stampa a San Siro, in occasione dei concerti del 11 e del 12 luglio, durante la quale hanno risposto a qualche domanda
Dopo aver già fatto il tutto esaurito a Venezia, i Pinguini Tattici Nucleari si sono dimostrati pronti anche per le altre due date sold out a San Siro, che si sono tenute l’11 e il 12 luglio.
Durante questa conferenza stampa sono state poste diverse domande ai membri della band, che hanno risposto in modo più che esaustivo.
Eravamo ovviamente presenti anche noi, e abbiamo deciso di selezionare alcune delle domande più interessanti.
Cosa ci aspetta in questi concerti a San Siro?
San Siro è il tempio della musica, che ha visto passare di qui tutti i più grandi. Quindi ci sono due modi di concepire la notizia dei Pinguini a San Siro, sia per voi che per noi: da un lato pensi che la tradizione ti schiacci, non sai se reggerai il confronto, dall’altro puoi pensare che non sia un peso che ti schiaccia ma un macigno che sta sotto. Noi non vogliamo entrare in questo stadio da statue che devono essere venerate ma da visitatori. Lo show sarà molto denso ma passerà in fretta. Abbiamo una scaletta rodata con canzoni prese da tutti gli album.
Lo show è molto trasversale e abbraccia molti generi diversi e anche tanti momenti diversi tra loro, per un pubblico sicuramente diverso
Sì, abbiamo lavorato molto su questa scaletta e su idee sceniche, che si basano anche sui diversi talenti. Ogni membro della band avrà il suo momento sul palco in cui farà qualcosa di diverso. Essendo in 6 abbiamo cercato di girare in modo che ognuno potesse riposarsi. La band deve dare l’idea di unione, di fratellanza. L’attitudine del cantante idolo che si prende tutta l’attenzione non ci appartiene. C’è un momento acustico in cui raggiungiamo l’isola in fondo alla pedana del palco e suoniamo tutti insieme intorno a un tavolo apparecchiato, che da proprio questo senso di intimità. La cosa divertente è che passi anni fingendo che il luogo in cui stai suonando sia più grande di quello che è, e a un certo punto lo switch avviene quando il luogo diventa effettivamente grande e allora dici “deve sembrare più piccolo”, la gente deve sentirsi più vicina possibile.
Avete parlato del fingere che un posto sia più grande, ecco ora che siete arrivati in questo posto quali sono state le sensazioni che si sono confermate e quali invece sono diverse?
Un esempio può essere il fatto che sono necessari microfoni anche in fondo allo stadio per riuscire a sentire i cori che arrivano da lì, altrimenti alcune cose si perderebbero. Poi c’è stato un momento a Venezia, molto emozionante, in cui abbiamo chiesto di accendere le luci dei cellulari e abbiamo visto questa marea di luci davanti ai nostri occhi che ci ha fatto comprendere davvero le dimensioni diverse, rispetto a quelle di una piazza. Un giorno vorremmo arrivare a compete con una stella (ridono).
Ci spiegate qual è il segreto del successo dei Pinguini Tattici Nucleari?
Inizierei col dire che adesso si spinge molto sull’individualismo, pensiamo alla trap – senza criticare nessuno – a canzoni che inneggiano a certe cose, che noi non viviamo nella quotidianità, e spesso neanche quelli che ne parlano le vivono. Perché quando un ragazzino scrive 5 ville a Miami e 8 ferrari nel garage…la discografia oggi non funziona più così. Quella cosa lì il pubblico la percepisce, l’ostentazione. Secondo me il pubblico vuole qualcuno che dica “sono come te”. Noi abbiamo in più la grandissima fortuna di essere nati bruttini, di essere nati in un background normale. La normalità è portata un po’ a vessillo. Poi al giorno d’oggi è anche difficile dire “facciamo musica in 6 e dividiamo”, non si guadagnano più le cifre di prima. Noi l’abbiamo fatto perché ci piaceva, quindi forse è anche un “prendi 6 al prezzo di 1”, tipo un affare da centro commerciale (ridono).
La scaletta inizia con “Zen” e finisce con “Fuori Dall’Hype”. Quali sono i motivi di tale scelta?
Si inizia con “Zen” perché è il sunto di quello che rappresenta l’ultimo album per noi: cercare un equilibrio nel mondo, fra finzione e realtà, fra bene e male, fra giusto e sbagliato e fra fama e serenità. L’ultimo brano è “Fuori Dall’Hype” ma in realtà è solo strumentale mentre noi salutiamo tutti, poi a Venezia è stato bellissimo perché l’hanno cantata tutti, ma per noi il finale è “Pastello Bianco” che ha una lunga coda strumentale scritta apposta per questi live. “Fuori Dall’Hype” è più un inside joke, perché la canzone non ha avuto molto successo e solo i fan più hardcore la conoscono bene, quindi mettendola vedi anche quanti di loro ci sono tra il pubblico. Se sentiamo che la cantano tutti allora diventa l’ultima canzone.
Parteciperete a Sanremo?
Sanremo ci ha aiutato tanto, ma dobbiamo un attimo capire perché non siamo mai stati fermi negli ultimi anni. Sanremo è un frullatore, devi fare una strategia prima. Poi avendo anche delle famiglie e degli affetti sarebbe bello non perderli tutti. Bisogna vedere se non saremo troppo sconquassati. Inoltre ci vuole il pezzo giusto. Poi quando decidi di farlo devi anche andare dai tuoi amici colleghi e provare a convincerli a non farlo.
a cura di
Edoardo Iannantuoni
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