Oscar 2023: quale sarà la migliore colonna sonora?

Oscar 2023: quale sarà la migliore colonna sonora?
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Gli Oscar 2023 sono sempre più vicini: il 12 marzo al Dolby Theatre di Los Angeles verranno eletti i migliori film dell’anno. Tra gli Oscar assegnati ci sono anche quelli relativi alle colonne sonore e alla migliore canzone originale: chi si aggiudicherà l’ambita statuetta?

Per gli Oscar 2023, dopo una rapida lettura dal web, tra forum, giornali, blog e pagine social, i più gettonati come vincitori sembrano essere, per la Miglior Canzone “Naatu Naatu” tratto dall’Action Movie indiano “RRR“, mentre per la Miglior Colonna Sonora, anche se si è tentati di fare un pronostico a mani basse sulla vittoria di John Williams, sembrano tutti essere concordi che il favorito è Justin Hurwitz per “Babylon”.

Guardando invece gli altri premi con cerimonia di premiazione già avvenuta come i Golden Globe e i BAFTA, sembra quasi che il favorito possa essere davvero Volker Bertelmann per la colonna sonora di “Niente di Nuovo sul Fronte Occidentale” e nuovamente Naatu Naatu, vincitore del Golden Globe.

Ma vediamo nel particolare tutti i candidati.

Miglior colonna sonora originale
Babylon – Justin Hurwitz

“Babylon” è il quinto film del regista statunitense Damien Chazelle già ideatore del celebre musical “La La Land”. Anche per questo film Chazelle non si smentisce dimostrando un’ottima capacità di sfruttare al massimo i mezzi cinematografici: tra questi vi è senza alcun dubbio la musica. Mai subordinata alla narrazione, la colonna sonora di “Babylon” è un’esplosione sonora incredibile scissa tra sonorità jazz e un sound pop.

Il merito della soundtrack di “Babylon” è di Justin Hurwitz, già compositore delle precedenti pellicole di Chazelle. La perfetta combinazione tra l’arte cinematografica del regista e quella compositiva di Hurwitz ha costruito un mondo, quello di “Babylon“, primitivo e selvaggio che tanto affascina il pubblico ma che allo stesso tempo provoca sentimenti di disagio.

Ma “Babylon” è proprio questo: un mix esasperato di immagini, dialoghi, sensazioni e musica dove Chazelle dimostra il suo grande amore per il cinema. Il film racconta del delicato passaggio dal cinema muto a quello sonoro il quale ha cambiato completamente le sorti della Settima Arte stroncando la carriera di tantissime star. Hurwitz nutre la sua musica con spinte jazz iper-vitalistiche grazie all’utilizzo di ottoni, batteria, basso combinati a linee melodiche più dolci come quelle del pianoforte o ad un’impronta esotica data dal Banjo.

I ruggenti anni ’20 vengono, così, magnificamente resi in musica mentre Hurwitz aggiunge intelligentemente un tocco di Rock&Roll con graffianti giri di chitarra che conferiscono alla soundtrack quella giusta dose di wildness di cui il film è portavoce.

Il caos della colonna sonora di “Babylon”

Le sequenze talvolta surreali di “Babylon” sono sostenute da un crescendo ritmico musicale che lascia spiazzati: Justin Hurwitz riproduce l’euforia di un’epoca in cui il principio dell’eccesso imperversa: dal sesso alla droga, dal desiderio di ambizione a quello di perdita. Infatti, il caos è presente nella struttura della storia, nell’esperienza visiva così come tra le vibranti sonorità che “Babylon” trasmette rispecchiando la natura indisciplinata dei suoi personaggi e delle loro vicende. La soundtrack è, così, il cuore del lungometraggio, parte integrante di un film che viaggia al di fuori dei binari comuni.

La musica dell’opera di Chazelle, quindi, sfugge all’incasellamento, scappa dall’ordine. Sempre sull’orlo del precipizio i protagonisti di “Babylon” sono in costante movimento, alla ricerca di un qualcosa di più grande ma sempre sul confine del baratro: ed è lì che subentra il sonoro quando conferisce sostanza alla gioia e supporto al dolore.

Malinconia e squilibrio vivono insieme nella storia dei due personaggi principali, separati da un’indole diversa ma uniti da un destino che si dimostrerà avverso. Così la musica per la coppia diventa la custode del loro amore interrotto, di una disperata voglia di emergere ma anche della profonda sofferenza che li accompagnerà fino alla fine.

Miglior colonna sonora originale
“Gli spiriti dell’Isola” – Carter Burwell

Il regista Martin McDonagh dirige il film che, dopo Everything Everywere All at Once, ha ottenuto più nomination agli Oscar 2023, tra cui anche quella per la migliore colonna sonora. Si tratta de “Gli spiriti dell’isola”, un dramma grottesco incentrato sull’amicizia interrotta tra due uomini di mezza età in una fittizia isola dell’Irlanda degli anni ’20.

A fare da sfondo alle vicende personali dei due ex amici ci sono le ultime battute della Guerra Civile in Irlanda che diviene lo specchio su larga scala del conflitto tra i protagonisti. La storia è, quindi, solo in apparenza dettata da logiche non sense, come se ci trovassimo di fronte ad una pièce teatrale del teatro dell’assurdo.

Cela, invece, i demoni dell’insoddisfazione di chi, abbandonato dal mondo, non ha altro rifugio che i legami interpersonali, i quali proprio ne “Gli spiriti dell’Isola” si distruggono senza alcuna reale motivazione mentre le conseguenze di questa dissoluzione dilagano tra compaesani dei protagonisti.

La colonna sonora, composta da Curter Buwell in questo senso rende perfettamente la percezione di distacco e di angoscia dovuta alla rottura definitiva ed irreparabile tra i due ex confidenti. Un odio che si diffonde a macchia d’olio, così come il sonoro che con lo scorrere del film si fa più minaccioso e cupo grazie all’utilizzo di archi e rintocchi i quali, sempre più tetri, paiono indicare l’imminenza di un’apocalisse.

Burwell, quindi, compone una soundtrack che sottolinea la crisi esistenziale dei due uomini ma con coraggio diventa rappresentante imprescindibile di una decadenza morale ed affettiva propria di chi si lascia trasportare da vane ambizioni. A caccia del significato allegorico del lungometraggio, il pubblico si lascia plasmare dai contrasti sonori de “Gli Spiriti dell’Isola”, mentre segue il doloroso tracollo dei protagonisti che, come avviene nelle guerre, passano da uomini annoiati a uomini incattiviti.


Miglior colonna sonora originale
Everything Everywhere All at Once” – Son Lux

I multiversi di “Everything Everywhere All at Once” convergono nella colorata ed unica colonna sonora del film diretto dalla giovane coppia artistica Daniels (Daniel Kwan e Daniel Scheinert). Il lungometraggio è una sfida stilistica dei due registi che mettono in scena una serie di universi paralleli collegati dalla protagonista del film Evelyn, immigrata cinese in America e proprietaria di una lavanderia a gettoni.

Il mondo in cui vive fatto di preoccupazioni, stress e apatia familiare sta per essere spezzato dalla presa di consapevolezza che non vi è una sola versione di sé ma ne coesistono molteplici sotto l’input del quesito: come sarei stato se avessi fatto un’altra scelta?

La colonna sonora del film è stata composta dalla band statunitense Son Lux, la quale dà prova di una grande capacità di maneggiare insieme il visivo ed il sonoro nonostante sia per loro la prima esperienza nel mondo della musica per il cinema. Gli universi raccontati, quindi, vengono concretizzati da una colonna sonora che comunica in breve tempo agli spettatori la natura diversa di ogni realtà in cui i personaggi si trovano. Ironica, audace, romantica e malinconica la musica di “Everything Everywhere All at Once” è esattamente tutto quello che il titolo del film suggerisce senza diventare un mero compitino didascalico o una banale composizione di accompagnamento.

I brani dei Son Lux palesano, quindi, quella meravigliosa musicalità che il film possiede: ad ogni universo corrisponde una linea melodica ed una cifra stilistica adatta al vortice visivo di cui la protagonista è testimone. La particolarità della soundtrack risiede, però, nell’essere giocosamente circolare anche nel suo disordine casuale poiché ricerca un rigore di coerenza ed integrità anche quando la messa in scena sembra sfuggente.

Il suono dell’Universo

E’ ciò che avviene quando, quasi inconsciamente come spiegato dai registi, la canzone dei Nine days “Absolutely” viene non solo inserita nella sceneggiatura del film ma anche riproposta a livello musicale in più universi e riadattata sia a livello di sound che di scrittura a seconda della realtà narrata. Una scelta a dir poco spiritosa che in qualche modo scherza con le abilità del pubblico di individuare dettagli nascosti per renderlo partecipante attivo del film.

I Son Lux, musicando “Everything Everywhere All at Once”, interpretano la vita di Evelyn e le sue numerose possibilità mentre costruiscono combinazioni musicali che testimoniano il suono rumoroso e assordante dell’Universo nelle sue infinite manifestazioni. Il sonoro, pertanto, seppur tramite esplosive e confuse sonorità, si tramuta in un nostro alleato per la comprensione di questo complicato film.

Niente di Nuovo sul Fronte Occidentale – Volker Bertelmann

La colonna sonora di “Niente di nuovo sul fronte occidentale“, composta da Volker Bertelmann per il film diretto da Edward Berger, già dalle prime note uscite con il trailer ha conquistato l’ascoltatore con il pathos e l’epica.

Una colonna sonora che scopriamo essere stata composta da Bertelmann mediante l’utilizzo di un Armonium del 1900 di proprietà della sua stessa nonna, utilizzando poi un accostamento con strumenti che all’epoca della guerra non esistevano, come il synth.

Un contrasto forte, netto, con quello che ci si potrebbe aspettare di sentire dalla colonna sonora di un film ambientato ai primi del ‘900, ma che riesce nell’intento di creare tensione.

“Remains” e “Uniform” per esempio, rappresentano al meglio la tensione della storia ma anche quella dei personaggi che partono per la guerra con entusiasmo per poi rendersi conto che nulla di quello che si trovano davanti è come lo avevano immaginato. “Ludwing” inoltre, brano triste e solenne, fa da ponte a brani come “Flares e Comrades”, due pezzi che si portano dietro la delusione e la morte di tutto ciò che circonda i protagonisti. 

Ottime anche le parti in cui sono gli archi ad essere dei veri protagonisti, rendendo tutta la narrazione ancora più drammatica di quello che già con le grancasse e i tromboni si può percepire.

Potrebbe vincere. Restiamo in attesa.

The Fabelmans – John Williams

Assegnare la colonna sonora di un lungometraggio a John Williams è sempre una buona idea, lo sappiamo.

John Williams, vincitore di 5 premi Oscar, durante la propria carriera ha lavorato tantissime volte con Steven Spielberg e George Lucas, rendendo questi sodalizi artistici tra i più fortunati della storia del cinema.

Sue sono le colonne sonore, tra le altre, di Star Wars, Indiana Jones, Jurassic Park, Lo Squalo e Shindler’s List.

Per “The Fabelmans“, John Williams gioca sull’alternanza tra realtà e sogno, che danzano assieme, si uniscono, si dividono e poi, in un finale quasi catartico, si fondono assieme.

Brani semplici che accompagnano le scene e che provengono da più fonti: dall’interno della scena stessa, come quando la madre suona il pianoforte, a suoni che si uniscono e che arrivano dall’esterno della scena, quindi aggiunti in un secondo momento.

Il tutto è bilanciato alla perfezione per non perdere mai quel senso di raffinatezza e di equilibrio che si raggiunge alla fine con il brano “The Journey Begins”, quasi un’apertura, piuttosto che una chiusura.

Assieme alle composizioni originali di Williams si trovano anche opere più classiche come ad esempio “I Got Rhythm” di Gershwin e “Walk on by” di Burt Bacharach e Hal David).

Sembrerebbe quasi una vittoria telefonata. 

Miglior canzone originale
“This is a life” – Ryan Lott, David Byrne e Mitski

Candidata come migliore canzone originale “This is a life” è il brano di punta del film “Everything Everywhere All at Once”. Con le musiche di Ryan Lott, David Byrne e Mitski e testo di Ryan Lott e David Byrne “This is a life” è una dolce presa di coscienza del proprio posto nel mondo, tradotta e cantata dalla voce profonda di Mitski. L’artista dona al brano un tocco retrò mentre la voce di Byrne contribuisce a graffiare “This is a life” come una litania musicale divisa tra sonorità contemporanee e classiche.

Una collaborazione quella tra i due musicisti abbastanza inusuale che però dimostra come spesso piani diversi di generi e stili convergano per dare vita a qualcosa di estremamente comunicativo. “This is a life” racchiude perfettamente la colonna sonora ed il messaggio del film: un tono cinico ed ironico pervade il brano quando si viene a patti con l’assurdità degli eventi dell’esistenza spesso privi di ordine logico ma comunque degni di essere vissuti a pieno.

L’invito è, quindi, quello di sentire ogni dolore, gioia o sentimento per poter comprendere a fondo il significato intrinseco di una vita così strana e frenetica che prende in giro le nostre certezze. È il momento di accettare la nostra indole e di rendersi conto che non sempre le cose cambiano nonostante le differenti parabole delle persone che ci circondano. Essere contenti di chi siamo, anche se non abbastanza, è allora il messaggio sarcastico di “This is a life”. La vita non ha alcun senso ma questo non è un buon motivo per disprezzarla.

Miglior canzone originale
“Lift me up” – Tems, Rihanna, Ryan Coogler e Ludwig Göransson

L’icona Rihanna torna dopo anni lontana dal mercato musicale con un brano composto per il cinema: si tratta di “Lift me up” musicato insieme a Tems, Ryan Coogler e Ludwig Göransson. Il secondo capitolo del film campione d’incassi “Black Panther” intitolato “Black Panther: Wakanda Forever” narra della caduta del suo protagonista T’Challa, scomparso per una malattia, e di sua sorella Shuri, destinata a prenderne il posto con non poche difficoltà. La morte dell’eroe corrisponde a quella avvenuta realmente di Chadwick Boseman.

Un pezzo molto emozionante che fa vibrare le corde dell’animo suscitando negli ascoltatori il ricordo di chi non c’è più. Una scrittura semplice, quella di “Lift me up”, l’auspicio di sentirsi sempre al sicuro e di trovare finalmente la pace. Le sonorità sono ariose, quasi celestiali in contrasto con la voce tipicamente r&b della cantante barbadiana. I tocchi di chitarra acustica invitano a far leva sulla bellezza del passato dando origine ad una moltitudine di sentimenti: dalla gioia, all’amore, dal lutto al dolore.

“Lift me up” sembra così una nostalgica cantilena, un conforto per il senso di perdita e spaesamento percepito quando viene a mancare qualcuno. Anche nella morte si può trovare una sorta di consolazione, almeno nella consapevolezza dell’amore ricevuto e della vita passata insieme che, anche dopo la dissoluzione del corpo, continua ad esistere sottoforma di dolce ricordo. “Lift me up”, quando la si ascolta è esattamente così: un lungo addio per mano del tenero abbraccio della musica.

Applause – Diane Warren

La canzone fa parte della colonna sonora del film “Tell It like a Woman” ed è interpretata dall’attrice e cantautrice Sofia Carson.

Dianne Warren non è nuova a Hollywood: dal 1985 ad oggi ha collezionato numerose nomination agli Academy Awards, ai Grammy Awards (vincendolo nel 1997), ai Golden Globe (vincitrice nel 2010 e nel 2020) e agli Emmy Awards (vincendone uno nel 2016).

Applause” fa da sfondo al racconto antologico e corale del film “Tell It Like a Woman”, che vede protagoniste, tra le altre Cara DeLevigne, Margherita Buy, Marcia Gay Harden e la stessa Sofia Carson.

“Il film è composto da sette cortometraggi girati da otto registe diverse (Maria Sole Tognazzi, Lucía Puenzo, Catherine Hardwicke, Leena Yadav, Mipo O, Taraji P. Henson, Lucia Bulgheroni e Silvia Carobbio) e diviene a tutti gli effetti un film italiano data la produzione della Iervolino and Lady Bacardi Entertainment.

Un racconto corale dove la forza delle donne e sull’autodeterminazione femminile che porta le protagoniste a conoscere meglio loro stesse e a rispettare la propria identità.

Hold My Hand – Lady Gaga, BloodPop

Già vincitrice di un Academy Award e di un Golden Globe nel 2019 per il brano “Shallow” tratto dal film “A Star is Born” e vincitrice di numerosi Grammy Awards, Lady Gaga scrive e interpreta la canzone di chiusura della pellicola “Top Gun: Maverick”, attesissimo sequel del primo Top Gun del 1986.

Secondo le parole della stessa Lady Gaga, che afferma di aver impiegato diversi anni per perfezionare la canzone, il pezzo è una lettera d’amore al mondo, una lettera d’amore scritta durante e dopo un evento difficile. Grata a Tom Cruise a Joseph Kosinski (regista) e a Hans Zimmer (autore delle musiche) Lady Gaga dichiara su Instagram:

Quando ho scritto questa canzone per “Top Gun: Maverick” non mi sono resa conto dei molteplici livelli in cui attraversa il cuore del film, la mia stessa psiche e la natura del mondo in cui viviamo. Volevo creare una canzone in cui condividessimo il nostro profondo bisogno di essere capiti e di cercare di capirci l’un l’altro: il desiderio di essere vicini quando ci sentiamo così lontani e la capacità di celebrare gli eroi della vita.

Il brano, vincitore di tre dischi d’oro e quattro di platino, sarà in grado di battere la grande favorita canzone di Rihanna?

Naatu Naatu – M. M. Keeravani e Chandrabose

Il brano fa parte della colonna sonora del film “RRR“, film indiano di genere epico e Action Drama. Il pezzo presenta anche il featuring con Rahul Sipligunj e Kaala Bhairava ed ha già vinto il Golden Globe, segnando così un importante primato: è il primo Golden Globe assegnato ad una canzone asiatica e di conseguenza ad un film indiano.

Questo film ha conquistato tutti: ma perché?

Semplice, il film è spettacolare, vorticoso, veloce. La trama è un’avvincete epopea di amicizia che alla fine trionfa sulle avversità delle circostanze.

Ambientato nel 1920 i personaggi che si contrappongono sono Raju e Bheem contro un governatore coloniale senza scrupoli (la moglie del governatore, in quanto a cattiveria, gli tiene davvero testa). La storia funziona, gli effetti speciali, le esplosioni, le lotte corpo a corpo, i balli di gruppo, rendono il lungometraggio una vera goduria per gli occhi, ma anche per il cuore.

Sarà questo l’anno del cinema indiano, aggiudicandosi anche un Oscar?

I nostri pronostici

A seguito di questa lunga e approfondita carrellata di musiche e canzoni originali la redazione di The Soundcheck è decisa a fare i suoi personali pronostici. Riconoscendo la bellezza, l’intensità e l’unicità di tutte le composizioni e i brani descritti, sappiamo come tutti voi che solo uno tra questi trionferà aggiudicandosi la statuetta degli Academy Awards.

Per quanto riguarda la colonna sonora originale crediamo che a giocarsela fino all’ultimo possano essere “Babylon”, che fa del sonoro il suo pilastro fondamentale, e “The Fablemans” in onore ad un regista, Spielberg, tra i primi a comprendere le infinite potenzialità della musica per cinema.

L‘Oscar per la migliore canzone originale potrebbe ricadere su Rihanna e la sua “Lift me up“, la quale ha segnato il suo attesissimo ritorno. Anche “Hold My Hand” musicata e composta da Lady Gaga per “Top Gun: Maverick” pare essere assolutamente tra i papabili vincitori sebbene è impossibile non citare la nostra non troppo celata preferenza per “Applause” con musiche e testo di Diane Warren e cantata dalla giovane e talentuosa Sophie Carson che intona un commovente esempio di rivendicazione femminile.

a cura di
Sara Alice Ceccarelli
e
Noemi Didonna

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Noemi Didonna

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