“The Promised Neverland” ha passato il limite!

“The Promised Neverland” ha passato il limite!
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Proprio come ci sono sempre state delle differenze tra libri e trasposizioni cinematografiche è normale che ve ne siano anche tra manga e anime, ma quando è troppo, è troppo!

L’opera

The Promised Neverland si presenta come un manga in 20 volumi usciti tra l’agosto del 2016 e giugno del 2020, con testi a cura di Kaiu Shirai e disegni di Posuka Demizu. Apparso per la prima volta sulla rivista Jump, la “Terra promessa che non c’è” e i suoi giovanissimi protagonisti hanno fin da subito catturato il cuore dei lettori, portando alla creazione dell’omonimo anime prodotto da Kazuki Oshima e Kenta Suzuki.

L’anime è andato in onda dal 2019 al 2021 e, con solo qualche mese di differenza, è arrivato anche in Italia. Si tratta di 23 episodi dalla durata media di 23 minuti divisi in due stagioni. Continua ad essere pubblicato materiale legato a questa idea, come ad esempio l’art book ufficiale rilasciato ultimamente.

Copertina dell’ultimo volume (Fonte: Google Images)
Trama generale

In questa produzione dalle tinte thriller i giovanissimi protagonisti di 11 anni Emma, Norman e Ray nascono in un orfanotrofio in campagna che sembra essere un vero e proprio paradiso terrestre. Lì hanno dei fratelli con cui giocare, una mamma tanto amorevole quanto capace di prendersi cura di loro, cibo in abbondanza e vestiti puliti: una vita semplice, ma felice.

Tuttavia, i tatuaggi sulle loro nuche tradiscono un barlume di verità che ben presto si rivelerà come il peggiore degli incubi. Quello non è un orfanotrofio, bensì una fattoria, e loro non sono orfani, ma bestiame. I corpi dei bambini e in particolare i cervelli sono destinati, infatti, a diventare fonte di nutrimento per dei demoni ed è per questo che mamma Isabella li ha cresciuti con tante cure. A causa di ciò, i protagonisti decidono di scappare nel mondo esterno e comincia così la loro avventura. 

Tre protagonisti, un solo cuore

I tre protagonisti sono, insieme alla trama avvincente e ai disegni eccelsi, uno dei principali motivi del successo che la produzione ha riscontrato. Ben pensati e interessanti, questi tre ragazzini sono affascinanti sia individualmente, sia come collettivo.

Emma si mostra come l’eroina dalla morale irreprensibile, disposta sempre a sacrificarsi per il prossimo; Norman è invece rappresentante di un idealismo sfrenato destinato a degenerare in follia se non contenuto e, infine, Ray rappresenta quella parte cinica di noi stessi, decisa a raggiungere i propri obiettivi in modo astuto e calcolatore.

È interessante notare come questi tre personaggi, se fusi idealmente in un’unica personalità, diventano un individuo comune: qualcuno con una morale, degli ideali e con degli obiettivi da raggiungere, per i quali sarebbe disposto a tutto. Emma, Norman e Ray sono una metafora del nostro io, talvolta in conflitto con se stesso se posto davanti a certe questioni.

Da destra a sinistra: Norman, Emma e Ray (Fonte: Google Images)
Una rielaborazione interessante dello stereotipo

Oltre ad apparire come tre lati della stessa persona Emma, Norman e Ray fanno parte anche di un fenomeno ben più ampio che coinvolge molti altri personaggi dell’opera. Gli autori, infatti, hanno reinventato alcuni tra i più classici stereotipi del genere.

Emma, che dovrebbe rappresentare lo stereotipo della donzella dal cuore puro che appiana ogni litigio e distoglie da ogni tentazione, è dotata di una grandissima determinazione e carisma. Norman, che dovrebbe essere il genio socialmente incapace, ha un amore platonico per i suoi fratelli e sorelle che lo costringe ad essere debole, a dover cambiare idea e a comprendere il prossimo. Ray, il cinico ed oscuro personaggio calcolatore, risulta altruista e dedicato anche al benessere dei fratelli.

Per ultima Isabella, il classico personaggio sorridente e malvagio, non solo ha una backstory che permette di simpatizzare con lei, ma anche dei risvolti morali che sorprendono tutti! 

Mamma Isabella e una delle orfanelle (Fonte: Google Images)
The Promised Neverland: un moderno 1984?

Ambientato in un futuro non molto lontano dall’anno di pubblicazione (approssimativamente tra il 2020 e il 2030), la trama narra di una storia distopica che, se vista in maniera metaforica, tratta di temi cari alla società moderna.

Innanzitutto pone la questione alimentare, rappresentata dalla distribuzione iniqua del cibo all’interno del regno e dalla possibilità di soluzione che viene nascosta per poter continuare a perseguire gli interessi dell’aristocrazia. Successivamente presenta il governo corrotto e omertoso, personificato dalle Mamme, dalle Sorelle e dai demoni. Si mostra poi il dilemma riguardante la figura dei bambini, illustrato attraverso i protagonisti che subiscono ogni tipo di angheria ed inganno.

Alla luce di queste osservazioni, The Promised Neverland può essere paragonato a 1984 di George Orwell. Entrambi mettono in guardia su problematiche che nell’immediato futuro risulteranno dannose per l’intera società ed ambedue sono un incitamento alla libertà.

Mujika, uno dei pochi demoni amici dei protagonisti (Fonte: Pinterest)
Presupposti ottimi, anime disastroso

Una creazione del livello appena descritto getta, teoricamente, le fondamenta per un prodotto di successo e ben fatto. Tuttavia, non è stato questo il caso. La trasposizione animata, che sembrava essere così promettente nella prima stagione, ha lasciato i fan allibiti per quel che riguarda la seconda. La differenza tra anime e manga è sempre esistita, a volte nel bene e a volte nel male, ma quella tra le due produzioni di The Promised Neverland è a dir poco abissale. Secondo alcune fonti ciò sarebbe dovuto alla mancanza di fondi; secondo altre, invece, la causa risiederebbe in dissidi interni ai produttori.

Di fatto, nella seconda stagione vengono eliminati interi archi narrativi e viene modificato interamente il finale della storia. Il fandom, che aveva reagito in modo straordinariamente sano alla versione letteraria (non incorrendo, salvo qualche caso sporadico, in problemi come l’ipersessualizzazione), si è completamente rivoltato contro la versione animata, sancendo una grandissima perdita d’interesse.

Un gran peccato…

Purtroppo, The Promised Neverland si classifica così come una delle opere più rovinate dalla trasposizione animata, accostandosi ad altri fallimenti colossali degli ultimi anni come Artemis Fowl della Disney. Il manga è davvero prezioso nonostante la grettezza dell’anime. Il consiglio è quello di cercare di non farsi influenzare dalle opinioni inerenti allo show (e, a tal proposito, ignorarlo completamente, se possibile) e di dedicarsi alla lettura scorrevole, piacevole ed avvincente che sono quei venti volumetti. 

A cura di
Adelaide Gotti

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