Politica ed inciviltà: la nuova comunicazione

Politica ed inciviltà: la nuova comunicazione
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La democrazia è un fragile sistema di equilibri fra forze differenti. La sua esistenza viene garantita dal dibattito pubblico attivo, razionale, interessato al bene della comunità. Ma che succede se questo avviene in arene televisive ed online? Lo spazio pubblico ha assunto la forma di un vero e proprio palcoscenico di intrattenimento? L’inciviltà, per certo, è una patologia che dilaga.

I nostri nervi anestetizzati di spettatori distratti hanno reso la fruizione dei servizi televisivi un fenomeno uniforme e leggero, livellato. In altre parole: il pubblico contemporaneo ha perso l’abitudine e la capacità di distinguere fra i programmi di intrattenimento e quelli a contenuto informativo. Accendiamo la televisione con noncuranza di ciò che da essa emerge, un sottofondo capace di colmare i silenzi che circondano molte delle nostre attività quotidiane

Dedicare lo stesso livello di attenzione ad ogni programma, però, equivale ad applicare una lucida ignoranza davanti alle differenze che fra questi intercorrono.

Politica ed televisione: quale relazione?

Il sistema televisivo nasce con una conformazione multiforme, capace di trasmettere programmi che soddisfacessero gusti e richieste differenti. In particolar modo, due sono i tipi di format consolidati nel corso del tempo: l’informazione, formata da telegiornali e programmi di approfondimento; e l’intrattenimento, basato su quiz game e talk show.

E’ proprio quest’ultima tipologia di programma a modificare le sorti del mondo dell’informazione televisiva di massa. ll talk show dimostra presto le sue potenzialità, collocandosi a cavallo fra un’arena di confronto democratico e un prodotto di infotainment introducendo al suo interno un nuovo tema, la politica. La formula che garantisce a questo format un elevato livello di ascolti è composta da un ingrediente fisso, il conduttore, a cui si alternano ospiti che nei confronti di esso si pongono in una condizione di confronto e subordinazione.

Quest’ultima dinamica è tipica della strutturazione di programmi in cui il padrone di casa sembra abbandonare i panni del giornalista per indossare quelli della star. I talk show seguono le regole dell’intrattenimento televisivo, proponendo temi di attualità e politica in modo leggero e adattandosi alle logiche dello show televisivo. Non c’è da sorprendersi, dunque, davanti all’aumento di spazi televisivi concessi a questo format. Se l’obiettivo principale di emittenti e produttori è quello di mantenere alto il livello di attenzione del pubblico, i talk snow garantiscono una nicchia di telespettatori stabili e fedeli grazie alle tecniche di intrappolamento fornite dalle logiche mediatiche.

E’ a partire dagli anni ’90 infatti, a causa dell’aumento del numero delle reti televisive disponibili, che le emittenti lottano per ottenere un elevato numero di ascolti per i propri programmi. L’elemento centrale sul quale si basa il sistema televisivo contemporaneo non è tanto il contenuto del programma proposto, ma la sua capacità di mantenere alto il livello di attenzione di un pubblico sovrastimolato.

La politica come spettacolo

Con il consolidarsi di queste dinamiche prende forma la cosiddetta spettacolarizzazione della politica. Questo fenomeno deriva dall’incontro fra la logica politica (basata sull’ottenimento del consenso) e la logica mediatica (basata sulla massimizzazione degli ascolti). Questa collaborazione ha creato un beneficio reciproco fra le due: se da un lato i politici ottengono spazi per pubblicizzare se stessi ed i loro obiettivi, dall’altro le emittenti hanno a disposizione gratuitamente contenuti capaci di catturare l’attenzione del pubblico.

A seguito della necessità di intrappolare gli elettori nella propria rete di ascolti, gli esponenti del mondo politico si siano adattati ai requisiti imposti dalle logiche televisive. Ecco dunque che le tematiche politiche vengono proposte attraverso dinamiche di confrontainment, ovvero di coinvolgimento del pubblico grazie al conflitto fra attori. Da tale dinamica deriva oggi una più generale drammatizzazione della politica.

In generale, si assiste alla presentazione di leader e programmi attraverso trame avvincenti e con un linguaggio politico adattato verso il basso. Lo scopo ultimo è quello di trasformare i politici in un prodotto di consumo, riconosciuti per la loro celebrità piuttosto che per la loro fama. Le azioni compiute nel corso della propria carriera acquisiscono perdono importanza rispetto alle capacità dimostrate di sfruttare i mezzi di comunicazione di massa.

Cos’è l’incivility?

E’ all’interno di questa cornice che nasce e prolifera il concetto di incivility (anche chiamata incivilità), elemento caratteristico del dibattito pubblico contemporaneo. Definito dagli esperti come un concetto ‘’scivoloso’’, l’incivility si caratterizza come un fenomeno ampio e multidimensionale. Esso comprende comportamenti che spaziano dalla semplice maleducazione fino alla dimostrazione di odio ed intolleranza verso specifici gruppi sociali.

Possiamo considerare come incivili tutte quelle espressioni che comprendono parole volgari, insulti, sarcasmo, l’accusa di mentire, attacco alla reputazione dell’interlocutore, il ricorso a stereotipi, il discorso d’odio ed il mancato riconoscimento dell’interlocutore. Quest’ultimo si realizza attraverso le interruzioni reciproche che due o più attori possono mettere in atto durante un dialogo.

L’uso strategico dell’inciviltà

L’utilizzo dell’inciviltà come arma strategica di comunicazione è oggi una pratica largamente diffusa fra i principali leader politici. Una prima funzione dai svolta è la costruzione di un vero e proprio brand intorno al politico che ne fa uso. Questo contribuisce a creare intorno a lui un’immagine ed un universo valoriale.

L’esempio più palese di questa dinamica è fornito dalla comunicazione adottata dall’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Egli le ha costruito intorno a sé il brand del politico estraneo all’establishment, il rappresentate che agisce in nome del popolo. Tale posizionamento è stato realizzato attraverso una retorica populista, caratterizzata da linguaggi volgari, fake news e attacchi diretti agli avversari.

E’ nuovamente Donald Trump ad utilizzare l’inciviltà in modo strategico. Questa può svolgere una funzione pervasiva e manipolatoria, capace di mobilitare i propri sostenitori verso un gruppo che viene stereotipato e dipinto come nemico. L’ex presidente, nel luglio del 2015, ha pubblicato alcuni tweet contenenti accuse razziste verso quattro deputate del partito democratico, fra cui la stessa Alexandria Ocasio-Cortez. Egli le ha accusate di provenire da paesi con governi ‘’inferiori’’, e per questo di non aver diritto di parola sulle scelte intraprese dal governo americano. Queste azioni sono state capaci di mobilitare la propria base elettorale. All’indomani della pubblicazione dei suddetti tweet, infatti, nel corso di un incontro pubblico in Carolina del nord gli elettori di Trump si sono esposti con cori contro le deputate democratiche. Ciò dimostra come l’utilizzo di espressioni incivili sia uno strumento efficace per compattare la propria base e demonizzare l’avversario.

L’importanza di definire un discorso come ”incivile”

Infine, è necessario citare come la capacità di bollare un discorso come ”incivile” sia un’azione che riflette una certa posizione di privilegio nel mondo politico. Coloro vo che si dimostrano propensi a richiedere un discorso più civile, infatti, si posizionano indirettamente al di sopra della massa e acquisiscono un ruolo di super partes incluso nel gioco di potere ma di cui non ne condivide le modalità di svolgimento. La capacità di accusare la controparte di utilizzare forme espressive incivili è maggiormente riconducibile a politici dalle posizioni centriste e che godono di una grande notorietà, che possono dunque permettersi di rivestire un ruolo di superiorità emotiva ed intellettuale in quanto non hanno necessità di ottenere attenzione e spazio nei media.

Le conseguenze nel dibattito pubblico moderno

Con l’arrivo del nuovo millennio sono emerse le prime prese di coscienza riguardo alle conseguenze che l’inciviltà politica può portare sul funzionamento democratico. L’avvento delle piattaforme e di processi di disintermediazione hanno favorito l’irruzione dell’emotività nel dibattito sociale, riducendo le possibilità di confronto razionale e costruttivo in favore di una maggiore polarizzazione.

Questo comporta un’esposizione degli utenti a forme di inciviltà costante e continua, promossa da parte di leader ed esponenti pubblici e che può portare con sé alcune conseguenze. Se da un lato le espressioni incivili vengono viste come strumento per rafforzare la relazione fra rappresentanti e sfera pubblica, dall’altro è stato dimostrato come parte della popolazione tenda a sottrarsi alla discussione non sentendosi a proprio agio con il conflitto.

Insomma, l’inciviltà attira l’attenzione e favorisce la memorizzazione, ma al contempo produce effetti negativi nella partecipazione pubblica, allontanando i cittadini da un sistema politico che viene confuso e percepito come un gioco di intrattenimento.

Ciò che preoccupa maggiormente gli esperti è come la diffusione dell’incivility abbia favorito l’aumento della polarizzazione comportamentale, caratterizzata dalla diffusione di pregiudizi e rabbia. In sostanza, i cittadini non si scontrano più per una divergenza di opinioni ed ideologie, ma piuttosto perché guidati da ira e preconcetti riconducibili ad una vera e propria identità sociale.

Il funzionamento democratico viene quindi messo a rischio da un dibattito pubblico sempre più barbaro, ove la diffusione di un’informazione omogenea e razionale è in calo. Tutto viene guidato dalla legge dei numeri, degli ascolti e del guadagno, minando il livello il sistema democratico occidentale.

A cura di
Giulia Sala

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