Hustle: il tributo d’amore di Adam Sandler al basket

Hustle: il tributo d’amore di Adam Sandler al basket
Condividi su

Disponibile in streaming il film originale Netflix Hustle (2022) con protagonista Adam Sandler nei panni di un talent scout di basket in cerca di riscatto che troverà in un campetto di periferia della Spagna un campione che vuole portare a tutti i costi con lui negli USA.

Sandelr, dopo Diamanti Grezzi, torna in un ruolo drammatico in una pellicola con una tematica che sente sua permettendogli di esprimersi al meglio delle proprie capacità attoriali, oltre che restituire allo spettatore il proprio sconfinato amore per la pallacanestro. Non a caso il film è stato prodotto sia da Sandler stesso che dal campione dei Los Angeles Lakers LeBron James.

Nulla di nuovo sul fronte dramma sportivo, ma…

Se vi siete messi davanti al televisore cercando in Hustle qualcosa di nuovo rimarrete piacevolmente delusi. La struttura è quella classica del dramma sportivo, molto simile ad una parabola ascendente idealmente divisa in tre atti.

Il protagonista è un giovane talentuoso quanto grezzo che dai campetti di periferia passa ad un palcoscenico più sfarzoso. L’iniziale cambio di ambiente gli darà le vertigini, salvo poi placarle grazie all’abilità del suo allenatore e estenuanti esercizi al limite dell’umano. Dopo una ricaduta psicologica tutto verrà salvato da una prestazione perfetta nell’ultima partita che sarà il trampolino per la propria carriera.

Nulla che il pubblico non abbia mai visto, anche solo avendo visto Rocky il film vi saprà di già visto.

La bellezza di Hustle non sta tanto nella storia quanto nel suo punto di vista (l’allenatore Stanley Sugarman interpretato da Sandler).

Stanley Sugarman e Bo: due perdenti per cui fare il tifo

Stanley Sugarman è la perfetta reincarnazione dell’underdog per eccellenza. Il perdente, colui che parte in svantaggio rispetto agli altri ma che alla fine riesce a ribaltare i pronostici di una gara sportiva.

Quella di Sugarman, contrariamente a quella di Bo, non è una gara sportiva, ma la vita stessa.

Stanley ha passato la vita intera a viaggiare per tutti i campetti di basket del mondo alla ricerca del talento puro, e per fare questo ha trascurato la famiglia e la sua vita privata, ritrovandosi spesso da solo in camere d’albergo di lusso a buttare giù hamburger ed ettolitri di bibite.

In Bo non vede solamente l’ultimo scouting della sua vita prima di un cambio radicale di professione, ma anche la possibilità di realizzare il suo più grande sogno attraverso il campione spagnolo.

I due, se non per il fisico e l’abilità cestistica, non sono molto diversi l’uno dall’altro.

Entrambi enormemente legati alla propria famiglia, affamati di vittoria e con un grandissimo rimpianto alle spalle. Stanley avrebbe voluto da sempre giocare in NBA, ma un incidente da lui stesso causato gli ha portato via la possibilità lasciandoli cicatrici e fantasmi che lo perseguiteranno per il resto della vita. Non vuole che lo stesso accada alla sua miglior scoperta su cui ha puntato tutto, anche il suo futuro come vice-allenatore.

S’instaura tra i due un rapporto padre-figlio che va oltre il gioco del basket, restituendoci due personaggi che, per quanto semplici, risultano piacevoli e veritieri. Capaci di far empatizzare lo spettatore con i loro stati d’animo.

Quando Stanley urla e guarda nervosamente Bo sbagliare ai provini, non potremmo che sentirci anche noi un po’ frustrati, timorosi che il talento del giocatore spagnolo rimanga inespresso, costretto a tornare a casa nella periferia ad affrontare da solo i propri demoni.

La regia di Jeremiah Zagar

Jeremiah Zagar utilizza principalmente camera a mano per immergerci totalmente nelle azioni dei giocatori sul parquet, riuscendo a restituire velocità e dinamismo del ritmo della partita senza trascurare mai il volto dei giocatori, spesso ripreso in primo o primissimo piano, e i dettagli delle loro azioni personali con o senza palla.

Una regia e un montaggio che sanno prendersi i propri tempi passando da scene adrenaliniche e concitate, come per le partite e gli allenamenti, a scene più classiche di placide vita famigliare che possono mutare improvvisamente in scene dal forte tono drammatico.

Azzeccatissima la scelta di inserire vere star dell’NBA che si mescolano perfettamente con il cast d’attori riuscendo a restituire un, seppur minimo, grado di veridicità alla vicenda. Lo stesso Bo è il giocatore degli Utah Jazz Juancho Hernangòmez .

Un film da vedere che vi garantisce due ore di puro intrattenimento scandite da un ritmo micidiale denso di emozioni, consigliato sia che siate amanti del dramma sportivo (come il sottoscritto) o , ovviamente, amanti della pallacanestro oltreoceano.

a cura di
Alessio Balbi

Seguici anche su Instagram !

LEGGI ANCHE – Sense 8: “Amor vicnit omnia”
LEGGI ANCHE – “Rise – la vera storia di Antetokounmpo”
Condividi su

Alessio Balbi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *