Black Snake Moan e l’amore per la psichedelia

Black Snake Moan e l’amore per la psichedelia
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Potremmo definire Black Snake Moan un etrusco psichedelico. L’artista, che negli anni ha saputo costruire una solida nicchia d’appartenenza grazie ad un sound incredibilmente personale – mix tra blues e rock psichedelico – e ad un genuino talento, torna sulle scene con un doppio singolo stampato in vinile per Tufo Rock Records e Dead Music Roma dal titolo “Revelation & Vision”. E mai parole sarebbero più azzeccato per descrivere il lavoro di Marco Contestabile, persona che si cela dietro al progetto. Noi lo abbiamo intervistato.

In “Revelation & vision” non ti discosti dalla tua cifra stilistica, fatta di blues, rock psichedelico e atmosfere oniriche, di viaggio spirituale. Come è stato scrivere e produrre queste nuove canzoni?

Revelation & Vision sono la fotografia di un momento molto importante, una vera e propria urgenza creativa che ho voluto omaggiare con questa produzione in 7”. Scrivere e produrre questi due brani é stato molto istintivo e naturale, ho seguito il flusso ed è venuto fuori tutto spontaneamente, scritti lo stesso giorno durante una live session in studio. Volevo produrre qualcosa che rappresentasse il momento che stavo vivendo, l’atmosfera onirica, il viaggio, una nuova scoperta. Il lavoro svolto è stato molto significativo perché ho sperimentato con più strumentazioni, ho cercato di esprimermi in un nuovo modo e sono molto felice. 

Per la prima volta, invece, non sarai solo durante i live. Hai scelto infatti un compagno che ti affiancasse in questa nuova avventura. Di chi si tratta e cosa aggiungerà ai tuoi show?

Per la prima volta suonerò in duo, una scelta molto importante. Mi accompagnerà alle tastiere Gabriele Ripa, caro amico d’infanzia, polistrumentista che valorizzerà i brani della mia discografia ed appunto i nuovi singoli.  Le tastiere sicuramente aggiungono pasta sonora, volume e valorizzano l’arrangiamento e la struttura dei brani, sarà una rivalutazione della precedente discografia fino ad oggi. 

Sei indiscutibilmente un artista libero, che bada poco alle mode del momento a favore di una proposta vera, in linea con il tuo animo e le tue preferenze. Questa libertà ha un costo? Se sì, in termini di cosa?

Suono ciò che sono e sono ciò che suono.  Questa è la mia identità e non riuscirei ad essere altro in questa vita.  La mia musica è sempre stato il mezzo di evasione e di libertà, non ho mai pensato che potesse essere una tendenza o qualcosa su cui costruire artificialmente dei progetti che non fossero sinceri o puri.  Sinceramente questi due singoli li sento molto più pop e più vicini ad un ascolto più semplice rispetto alle mie precedenti produzioni, ho voluto sperimentare senza badare a nient’altro se non al mio auto-ascolto. 

La musica di BSM è una missione, è una ragione di vita, il prezzo da pagare è la propria vita, il sacrificio, le scelte di vita quotidiana; inseguire il miraggio all’orizzonte, un cammino molto lungo e faticoso;  so benissimo di aver scelto una strada molto difficile, soprattutto in questo presente storico e musicale. Questa è la mia energia, la vera bellezza di vivere le proprie sensazioni e inseguire il proprio sogno, tramutare in musica i propri sentimenti e vivere delle proprie sensazioni. 

L’aspetto visual, di immagine, è molto importante nel tuo progetto. In che modo sviluppi i concept da un punto di vista fotografico e video?

L’aspetto fotografico dell’immagine è stato sempre strettamente connesso all’idea di rappresentare la mia musica come un flusso di coscienza, fotografia e video evocano sentimenti profondi e intensi, percorsi onirici e riflessivi, ispirato alla psichedelia 60s, un modus operandi basato sulla sperimentazione, valorizzando i luoghi significativi della mia terra, grazie anche dell’aiuto di Fabrizio Farroni, autore della maggior parte dei video e foto che descrivono il progetto. Colgo l’occasione per ringraziare tutte le persone che hanno reso possibile tutto questo e valorizzato l’immagine del progetto: grazie a Ilaria Ceniti, Stefano Dili e Fabrizio Farroni che hanno messo a fuoco l’immagine di questa produzione valorizzandone dei dettagli determinanti. 

Pubblichi per la prima volta con Tufo Rock Records. Come ti trovi a collaborare con questa realtà? 

Pubblico per la prima volta con due etichette di cari amici : la Tufo Rock Records realtà indipendente di Viterbo capitanata da Maurice Flee (Gorilla Pulp), caro amico rock’n’roll e la Dead Music del fratello Guru Monobanda Freddie Koratella che ha sempre organizzato eventi su Roma in supporto della scena indipendente underground. Sicuramente mi trovo bene e mi sento compreso e supportato da realtà che conoscono la mia attitudine, vivendo questo sentimento come ragione di vita. È importante lavorare con persone e collaboratori connessi alle tue frequenze. 

Quali sono i tuoi ascolti in questo periodo? Quali artisti ci consigli di seguire?

Sinceramente in questo periodo non sto ascoltando musica poiché sono in un momento creativo molto importante e non voglio contaminare il mio flusso creativo. Ho ascoltato molto psych folk anni 60 in questo ultimo anno, soft pop e garage psych, jingle jangle west coast e British Psych fine 60. Posso consigliare le ultime produzioni di amici di stampo internazionale come New Candys, Mr.D , Elli De Mon e Bonny Jack

E cosa diresti, invece, della scena romana alla quale appartieni?

Credo di non appartenere a nessuna scena romana, mi reputo molto vicino alla scena blues e psichedelica, conoscendo organizzatori ed addetti ai lavori inerenti al mio genere ma non mi è mai piaciuto far parte di una scena, non condivido molto questo termine. Sicuramente la scena romana è stata principalmente descritta questi ultimi anni dal cantautorato indie e trap, che rispetto ma non condivido. Provengo dalla scena etrusca più mistica e psichedelica, poi per il resto c’è il rock’n’roll (ndr rido). 

a cura di
Redazione

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Ilaria Rapa

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