“We are who we are”, manifesto di libertà
La miniserie di Luca Guadagnino “We are Who We are” è un manifesto sulla libertà degli esseri umani di essere e sperimentare ciò che vogliono, senza dover rendere conto a terze parti. La serie è un caldo invito allo spettatore di liberarsi dall’ossessione dell’approvazione altrui.
“We are who we are”, miniserie televisiva italo-statunitense di Luca Guadagnino, mette in scena la vita di due adolescenti americani che vivono in una base militare statunitense a Chioggia nel 2016.
Il prodotto seriale, creato per HBO e Sky Atlantic, indaga dei temi ad ampio spettro sotto il punto di vista di due adolescenti: la scoperta della propria identità, il proprio orientamento sessuale, ripercorrendo il tutto con sensazioni di malessere e confusione.
Ciò che si mette in risalto sono delle identità non definite, e più che attraverso una narrazione lucida, la serie indaga questa ricerca attraverso lo sguardo del sentimento.
Luca Guadagnino e la sua poetica
La personalità e la poetica del regista rende semplice la percezione dei sentimenti contrastanti dei personaggi. Stati d’animo, turbolenze e desideri sono ben visibili attraverso il suo sguardo.
Il suo cinema, libero da schemi commerciali, porta la macchina da presa ad una libertà di sguardo: dalle inquadrature alla recitazione dei personaggi, lo spettatore viene trascinato in un trip visivo affiancandosi non alla solita serialità televisiva, ma ad un prodotto che quasi non ne prende parte.
La parte tecnica e visibile dell’opera va soltanto a far da supporto a quella che è la grande sensibilità del regista, sia sul piano artistico sia sul piano personale, rendendo così la serie una ricerca su temi importanti come l’identità di genere, ma anche sul tema sessuale, intellettuale, familiare, religioso e sentimentale.
La serie si poggia su rapporti principali come base e slancio per l’evoluzione dei personaggi e quindi della trama. Si possono notare più linee narrative, tra cui il rapporto tra i due protagonisti, il rapporto tra figli e genitori e il rapporto con se stessi.
Il rapporto tra Freser e Caitlin
La storia mette in risalto la vita di Freser, interpretato da Jack Dylan Grazer, protagonista quattordicenne, il quale, trasferitosi da poco in una base militare in Veneto con la sua famiglia, conosce Caitlin, interpretata da Jordan Kristine Seamon, anch’essa residente nella base militare, e che rispetto a Freser mostra un‘apertura maggiore e una forte sicurezza.
L’apparenza dei personaggi differisce notevolmente da ciò che sono dentro. Difatti l’arrivo di Freser nella base cambierà le carte in tavola rispetto al mondo ordinario che viene mostrato inizialmente.
Trovarsi e riconoscersi
L’amicizia e il legame che si instaurerà tra i due mostra l’evoluzione dei personaggi e l’inizio di una consapevolezza propria. In rilievo è il tema dell’accettazione e dell’amicizia. Grazie a questo rapporto i due personaggi restituiscono l’un l’altro un appoggio emotivo nel loro conoscersi, riconoscersi ed accettarsi.
Nonostante Freser si mostri fin da subito come un personaggio del tutto eccentrico, dentro trascina con se un bagaglio emotivo molto grande. Freser infatti è un adolescente inquieto, nevrotico e pieno di ossessioni e caratterizzato da una forte sensibilità e timidezza, rappresenta la difficoltà di un ragazzo giovane nel comprendersi, nel sentirsi accettato dagli altri e da se stesso.
Sarà in Caitlin che troverà una solida spalla su cui poter poggiare parte delle proprie insicurezze, portandolo a sentirsi meno solo. Accanto a lei, Freser riuscirà ad esplorare se stesso e le proprie inclinazioni, senza sentire il peso del giudizio.
Caitlin, d’altro canto, riuscirà a sentirsi maggiormente a proprio agio con la sua identità grazie all’amicizia con Freser. Difatti lui riconosce in lei la sua originalità, e aiuta la protagonista a coltivare un lato nascosto, allontanando la paura del doversi nascondere dallo sguardo del mondo.
Alla ricerca della propria identità
Il rapporto dei due protagonisti è emblematico in quanto mette in scena una rincorsa alla ricerca della propria identità.
É attraverso la loro amicizia e la loro evoluzione che la serie porta allo sguardo un susseguirsi di emozioni, di certezze, incertezze e lati nascosti: la regia del film invita lo spettatore ad entrare a pieno in questo turbine di sentimenti attraverso sguardi, silenzi, sorrisi e tic nervosi, mostrando come ogni piccolo gesto faccia da trampolino per far si che il tema principale emerga: scoprirsi per riscoprirsi.
In questo sfondo, Caitlin è un adolescente confusa sulla propria identità. I suoi capelli diventano un simbolo della sua trasformazione ed evoluzione, in quanto creano una contrapposizione tra ciò che c’è di visibile e ciò che esiste di invisibile allo sguardo.
La presenza di Freser nella sua vita sarà fondamentale: la protagonista riuscirà a staccarsi da ciò che non le appartiene ricreando in modo passionale e sincero la propria identità.
La vicinanza dell’amico farà si che essi si seguano in tutte le fasi di riscoperta, esplorandosi e divertendosi.
Un finale di apertura
L’ultima puntata della serie porta allo scoperto una consapevolezza confortante: siamo di chi ci ama.
Nell’episodio finale i due protagonisti vivranno un’esperienza che chiuderà un cerchio e ne aprirà uno nuovo.
Rincorrendo per otto episodi la propria identità, nell’ultima ci si ferma per unirsi alla persona con cui poter essere sempre liberi di cambiare.
a cura di
Valentina Vitrani
Seguici anche su Instagram!