“Gli eroi non escono il sabato”, la riedizione dell’esplosivo disco d’esordio di Nicolò Carnesi
“Gli eroi non escono il sabato” lanciò un giovane Nicolò Carnesi nel panorama del cantautorato pop italiano. Dopo 10 anni dalla pubblicazione torna in una veste musicale più matura, arricchita da diverse collaborazioni con amici e colleghi. Cambia la forma, ma non il contenuto
“Faccio uscire un nuovo album che altro non è che un vecchio album reinterpretato da artisti e amici che ammiro” è una mossa ormai comune (e forse un po’ abusata) nel panorama musicale italiano e non solo. Una pericolosa arma a doppio taglio, che può dare ulteriore valore o passare assolutamente inosservata.
Se in moltissimi casi questo tipo di operazione risulta poco rilevante e non aggiunge chissà che ricchezza all’album in questione, nel caso di Nicolò Carnesi ha portato invece sulla tavola una rinnovata maturità artistica. I brani assumono una nuova vitalità, ma senza snaturare l’essenza originaria del disco, leggero e godibile.
Per spegnere le dieci candeline Carnesi ha deciso di festeggiare insieme a colleghi e amici di vecchia data, tra cui La Rappresentante di Lista, Lo Stato Sociale, Brunori Sas, Fast Animals and Slow Kids e tanti altri, chiamati a reinterpretare insieme a lui i brani del disco. Il risultato è un lavoro sempre eclettico e attualissimo nei contenuti, ora come allora, ma rivisto con sonorità cucite su misura e interpretazioni diverse.
La celebrazione di 10 anni di disincanto
Nicolò Carnesi, Palermo, classe 1987, cantautore, quattro album all’attivo. A “Gli eroi non escono il sabato” hanno fatto seguito “Ho una galassia nell’armadio” (2014), “Bellissima noia” (2016) e “Ho bisogno di dirti domani” (2019).
Tutti gli album sono intrecciati tra loro dalla fine penna del songwriter palermitano, che accoglie il vecchio cantautorato e lo trasforma in chiave più contemporanea. Il tutto in equilibrio tra la leggerezza, il disincanto e la spontaneità. Le sonorità sono pop-ma-non-troppo, una ricetta che prevede un pizzico di new wave, una goccia di brit-rock anni ‘80 e una spolverata di electro-pop. Infatti, sono evidenti le influenze di cantautori del passato e del presente tra cui Battiato, Rino Gaetano e Brunori Sas. Ma anche, sorprendentemente, di gruppi come The Smiths e The Cure.
Se negli album più recenti è evidente il tentativo di reinventarsi sempre e sperimentare nuove sonorità, non sempre riuscito fino a fondo, in quest’ultima edizione rivisitata spicca la differenza della maturità artistica rispetto al disco d’esordio, che solo dieci anni di esperienza e di crescita personale possono dare.
Alternando l’ascolto della versione originale del 2012 e del decennale resta chiaro quanto i testi di Nicolò Carnesi siano estremamente freschi e attuali. Sempre conditi da metafore complesse e immagini estremamente personali, eppure così comprensibili e facili da memorizzare e canticchiare.
Agenti psicopatici del sabato mattina
metti in quarantena la razionalità
Politici psicotici, dentisti spaventati
Arrivederci amore alla prossima realtàForma Mentis, Nicolò Carnesi e Oratio
Che dire di quel “metti in quarantena la razionalità”? Nicolò, forse avevi previsto una pandemia mondiale che ci avrebbe fatto perdere il senno?
Ma torniamo in carreggiata: in poche parole, cambia la forma, ma non il contenuto. La differenza con la prima edizione sta proprio nel risultato finale della produzione, coerente e coesa senza essere stata stravolta dalle collaborazioni disparate, che hanno semplicemente saputo dare nuova vitalità ai brani.
Non solo frasi scritte sulle Moleskine
Tra le collaborazioni, spiccano i singoli usciti in precedenza: Levati con Dente, Kinder cereali all’amianto con i Fast Animals and Slow Kids e l’unica ballata dell’album Penelope, Spara! con Dimartino. Rivisitata in una chiave più personale da parte dell’artista che ha collaborato è Il Colpo, interpretata da La Rappresentante di Lista, perfetta per Lo Stato Sociale invece Medusa.
Tanti altri brani del disco (come Divento Ingegnere con Cimini, Ho poca fantasia con Appino o Moleskine con Gregorio Sanchez) non ne sono usciti realmente stravolti, quanto più arricchiti negli arrangiamenti. Chiude l’album una versione di Mr. Robinson con Max Collini degli Offlaga Disco Pax e Donato di Trapani, forse la più scompaginata narrativamente di questo decennale. Quest’ultima è preceduta dall’unico brano che già ai tempi era nato come un feat e tale è rimasto: Mi sono perso a Zanzibar con il solo e unico Darione nazionale (Brunori Sas).
Mi sono perso a Zanzibar è l’unica canzone in cui era già presente un feat, quello di Brunori SAS. La collaborazione nacque agli esordi della nostra amicizia: avevo perso le chiavi della macchina dopo un concerto in Sicilia e Dario simpaticamente si offrì di aiutarmi a cercarle. Alla fine ci scambiammo dei dischi ed io gli proposi di affiancarmi nel cantare Zanzibar perché mi occorreva una voce matura per questo viaggio che si dislocava in un arco temporale di 10 anni. Ora che il decennio è trascorso sul serio, mi sono ritrovato ad invertire le parti: io sono pronto per la voce “matura” mentre Dario, si sa, mentre invecchia, ringiovanisce!
Nicolò Carnesi
Ma chi sono gli eroi che non escono il sabato?
E così come Nicolò Carnesi si libera delle incertezze della sua gioventù, anche la copertina dell’album si spoglia. La foto di Nicolò e dell’eroe mascherato si trasforma in una semplice illustrazione della folta chioma del cantautore e dei suoi occhiali da vista. Le cover dei singoli presentano anche gli artisti collaboratori, che prendono virtualmente il posto dell’uomo in maschera. Forse questi dieci anni hanno svelato che gli eroi che non escono il sabato non sono da cercare in chissà chi o chissà dove, ma in sé stessi e nelle persone che scegliamo di tenerci affianco?
Per quanto riguarda la riuscita o meno di questa riedizione, ricordiamo che parliamo della versione reinterpretata di un bell’album e non di una vera e propria novità. Insomma, laddove la base è buona, è difficile sbagliare. Senza dubbio è una degna celebrazione dell’album stesso e un umile riconoscimento di ammirazione e gratitudine nei confronti dei colleghi che hanno partecipato.
Quello che ora è più chiaro però è che il ragazzo ventiquatrenne agli esordi, sospeso tra sogni e paure così come tanti di noi alla stessa età si sono sentiti, ha seguito la strada giusta e trovato i compagni migliori per percorrerla.
a cura di
Chiara Serri
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