“Non guardare la strega”, il nuovo romanzo di Cristina Vichi
Raccontare un libro è raccontare anche di sé stessi: l’autrice di Non guardare la strega ci svela i desideri, le ambizioni e i sogni nel cassetto che hanno portato alla nascita della sua recente composizione.
Non Guardare la strega è il nuovo romanzo di Cristina Vichi. L’autrice è nata a Rimini, sulla riviera romagnola, e ha studiato al liceo pedagogico. Attualmente vive a Coriano, un paese vicino al mare ma nella tranquillità della campagna, con suo marito Emanuele, i 3 figli Alice, Nicola e Leonardo e una cagnolina meticcia di nome Fiamma.
Nonostante negli anni sia stata scoraggiata dall’intraprendere la carriera di scrittrice non si è mai data per vinta. Quando le storie e i personaggi, che immaginava nella sua mente, pretesero di trovare il loro spazio e una loro personalità definita iniziò finalmente a scrivere senza più remore, componendo le sue pagine a matita. In Non guardare la strega ha potuto sbizzarrirsi e giocare con il personaggio di Katherine, che si presenta molto particolare.
Non guardare la strega: trama e stile
Katherine e Kassy sono due ragazze che appartengono a due epoche diverse. Fisicamente si assomigliano molto, ma ciò non si può dire dei loro caratteri. La prima, etichettata come strega e soprannominata Regina Rossa è stata arsa sul rogo nel diciottesimo secolo, la seconda, appartenente al mondo contemporaneo, attraverso un viaggio irrazionale avrà il duro compito di scegliere quale idea di futuro prediligere e quale abbandonare per sempre.
Il romanzo si presenta scorrevole: la trama articolata e l’evolversi delle situazioni non lasciano nulla al caso e niente risulta scontato o prevedibile. L’intera composizione è ricca di quella suspense che permette che la lettura non sia abbandonata. Un libro da leggere tutto d’un fiato.
Ciao Cristina, benvenuta su The Soundcheck! Ho letto Non guardare la strega e avrei delle domande da porti. Innanzitutto qual è stata l’idea che ti ha portato a far nascere questo libro?
L’idea nasce dalla mia fantasia e dalla curiosità di interagire con un’epoca passata (ho scelto il 1700) ma non con gli occhi di chi è nato e cresciuto là; io volevo guardare quest’epoca mantenendo la cultura, la mentalità e i pensieri tipici di una persona del nostro secolo. D’altra parte ero anche curiosa di vedere come avrebbe affrontato la nostra realtà moderna una ragazza del 1700. Come avrebbe reagito davanti alla tecnologia ma, soprattutto, difronte a una mentalità tanto diversa dalla propria? Questo mi ha dato la possibilità di mettere a confronto due epoche giocando anche sulle incongruenze a cui possono portare le convinzioni troppo radicate.
Qual è per te il punto più alto del romanzo? Quella che credi sia stata la migliore ispirazione che ti sia venuta in merito a quest’opera? E perché hai scelto proprio questo genere?
Bellissima domanda, ma per risponderti in modo esaustivo dovrei fare spoiler… Ti dico, in generale, che sono molto contenta degli intrecci: il romanzo, così com’è strutturato, mi ha dato infinite possibilità per rendere la “ragnatela” sempre più intricata. Alla fine, anche se non mi sono risparmiata in nulla, ogni evento trova il suo senso. Ho scelto il fantasy proprio perché, con un certo criterio, permette di creare una spiegazione razionale a ogni evento sovrannaturale: l’importante è che il cerchio si chiuda e il lettore abbia una risposta che, nel contesto, sia logica.
Kassy, che è sempre stata una ragazza adorabile, ad un certo punto sembra cambiare totalmente rotta. Questo atteggiamento la dice lunga su come un disagio prolungato e persistente possa farci cambiare idea e prospettiva nei più disparati ambiti. Secondo te è possibile mutare così tanto per le circostanze subite?
Fino a dove può spingersi l’uomo davanti alla paura di perdere tutto ciò che ama? Questa è una domanda che qualche lettore, come te, si pone durante la lettura del romanzo. Kassy cambia profondamente, da ragazzina buona e un po’ ingenua di diciassete anni, quale è a inizio romanzo, qualche mese dopo ragiona come una persona adulta e prende decisioni radicali. La sua vita cambia in un battito di ciglia, all’improvviso è costretta ad affrontare le sue paure più profonde e si rende conto che non è un incubo: può perdere tutto. Anche Katherine ha subito molte ingiustizie, ma il lettore la conosce quando ciò è già avvenuto. Io credo che davanti alla paura di perdere la propria vita e i propri affetti ognuno possa reagire nei modi più disparati e ho scritto di Kassy e Katherine.
Kassy e Katherine tengono molto alle loro rispettive sorelle. Secondo te questo è l’unico punto di incontro emotivo tra le due o ritieni ce ne siamo altri?
In apparenza sembra che Kassy e Katherine non abbiano nulla in comune se non l’aspetto fisico ma, scendendo più in profondità, si intuisce che le due ragazze condividono anche tratti emotivi. Oltre a quello che hai citato, l’amore per la propria sorella, direi anche la ricerca di una figura protettiva capace di concedere un amore che non vuole nulla in cambio. Ovviamente il modo in cui entrambe cercano di conquistare questo amore è molto diverso.
Kassy e Katherine sono due fanciulle che appartengo ad epoche sbagliate. Nel prototipo ideale la ragazza del diciottesimo secolo dovrebbe assomigliare a Kassy; Katherine è, invece, la classica adolescente dal comportamento sfacciato e ribelle del ventunesimo secolo. Questo è forse un modo per abbattere le convenzioni tra presente e passato?
Il romanzo è strutturato apposta per mischiare culture, superstizioni e convenzioni di epoche diverse. Ammetto di essermi divertita tanto nel mettere le protagoniste nell’epoca sbagliata e, come hai notato, non parlo solo di secoli. Katherine ha uno spirito ribelle e sfacciato che non passa inosservato, in contrasto con il prototipo di diciassettenne del 1700. Kassy è una diciassettenne considerata un po’ “strana” fra i compagni di classe: silenziosa, più incline a incassare il colpo piuttosto che difendersi. La storia procede per geometricità e speculari: Kassy e Katherine sono in un certo senso due “facce della stessa medaglia”.
Ovviamente, per non fare spoiler, non vi sveleremo come finirà questo romanzo ma è possibile che rincontreremo Kassy e Katherine in un sequel di Non guardare la strega?
Il romanzo è conclusivo. Decidere il finale è stato molto difficile, ci ho pensato tanto e ammetto di aver approfondito più varianti. Il ritmo è incalzante fin dall’inizio, ma negli ultimi capitoli mi sono ritrovata a gestire tante situazioni tutte insieme: tenere i fili in modo che tutto trovasse l’ingranaggio perfetto è stato entusiasmante. Per il momento penso ancora di aver scelto il finale più giusto per la natura della storia, se cambierò idea vi farò sapere!!!
a cura di
Erica Amato
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