“Ginseng roots- Libro primo”: l’ultima fatica di Craig Thompson

“Ginseng roots- Libro primo”: l’ultima fatica di Craig Thompson
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Craig Thompson, autore già noto per aver ideato l’autobiografico Blankets, ha ridisegnato un altro pezzo della sua vita in Ginseng Roots, uscito nel 2020. La sua prima opera è stata pubblicata in Italia nel 2004 e conta più 600 pagine. Ha ottenuto un successo clamoroso tanto da essere tradotta in oltre 20 lingue.

Blankets racconta l’infanzia e l’adolescenza di Thompson, cresciuto in una famiglia molto religiosa, in un paesino dell’America rurale. L’opera rappresenta un ottimo esempio di fumetto autobiografico, talmente curato nei minimi dettagli da potersi equiparare ad un libro illustrato. Inoltre, data la sua mole, rappresenta anche un’innovazione per il mondo del fumetto, poiché lo identifica come prodotto “serio” alla pari del “cugino”, il libro. In poche parole l’opera illustrata diventa interessante anche per chi, in genere, tende a snobbarla.

Ginseng e fumetti

In Ginseng Roots l’autore ripercorre la sua infanzia attraverso le tavole, raccontando il lavoro nei campi di ginseng assieme alla madre e al fratellino.

Pochi infatti sanno che, negli anni ’80, i principali produttori di ginseng al mondo erano proprio gli Stati Uniti. In particolare la città natale dell’autore: l’anonima Marathon, nel Wisconsin. Il piccolo Thompson durante le vacanze estive, invece di andare a giocare come gli altri suoi coetanei, si svegliava all’alba, assieme a suo fratello, per aiutare la mamma nei campi di ginseng. Il loro compito era principalmente quello di estirpare le erbacce e raccogliere bacche, poi divenne quello di raccattare le pietre dal terreno. Tutto ciò che guadagnavano veniva speso in fumetti, e da qui l’origine della grande passione dell’autore per il mondo illustrato.

L’esca che ci spinse a lavorare furono i fumetti. Quegli zuccherini in quadricromia danzavano nelle nostre menti otto ore al giorno, cinque giorni a settimana, per tutta l’estate. La nostra ricompensa dopo una dura giornata di lavoro, era strofinarci le mani sudice con il sapone alla pietra pomice e sfogliare con estrema attenzione le pagine ancora rigide di un altro fumetto.

Come viene spiegato nelle tavole, il ginseng, oggi molto famoso, nasce molto tempo fa nella Cina Nord orientale. Solo in un secondo momento viene esportato all’estero per essere consumato come alimento o usato come medicinale.

Il suo nome deriva dalla parola cinese “Ren Shen“, che significa radice umana perché, appunto, ricorda una figura antropomorfa.

Un esempio di graphic journalism

L’opera non ripercorre solo la gioventù dell’autore, ma spiega anche le origini di questa famosa radice e le leggende che stanno dietro alla sua figura. Inoltre il fumetto descrive la storia della produzione di ginseng negli Stati Uniti, il suo sviluppo e il suo declino, assumendo la forma di vero e proprio graphic journalism. Oltre a ciò illustra come si coltiva questa radice, le sue proprietà, la cura e i suoi differenti usi.

Ginseng roots, anche se non equipara il precedente Blankets, rimane comunque un’opera validissima: un racconto vero e originale di una vita e di come nasce una passione. Ma soprattutto è la testimonianza di come il duro lavoro svolto per perseguire un sogno, in questo caso diventare un fumettista, possa, alla fine, dare i suoi frutti.

Craig Thompson nasce nel 1975 nello Stato del Michigan, ma poi si trasferisce con la sua famiglia nella contea di Marathon, nel Wisconsin.

Da giovane rimane affascinato dagli artisti Mike Allred e Jeff Smith, da cui prende ispirazione per realizzare la sua prima opera, Addio, Chucky Rice (1999). Mentre i fumettisti francesi gli insegnano ad uscire dagli schemi del fumetto classico per affrontare temi più seri: uno di questi autori è Edmond Baudoin, che collaborerà con lui diverse volte e a cui si ispirerà per realizzare i disegni di Blankets. La rivista Time ha nominato quest’ultimo come “migliore fumetto dell’anno”. Inoltre, si è aggiudicato due prestigiosi riconoscimenti: due premi Eisner Award e due Ignatz Award.

Un’altra opera molto famosa è Habibi (2011), una storia ambientata in un paese arabo fittizio, che racconta l’educazione sentimentale di due ragazzini. Il fumetto ha riscosso successo ma ha anche sollevato delle critiche, a causa della rappresentazione, secondo alcuni negativa, della religione islamica.

A cura di
Silvia Ruffaldi

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Silvia Ruffaldi

Silvia ha studiato Scienze della Comunicazione a Reggio Emilia con il preciso scopo di seguire la strada del giornalismo, passione che l’ha “contagiata” alle superiori, quando, adolescente e ancora insicura non aveva idea di cosa avrebbe voluto fare nella vita. Il primo impatto con questo mondo l’ha avuto leggendo per caso i racconti/reportage di guerra di Oriana Fallaci e Tiziano Terzani. Da lì in poi è stato amore vero, e ha capito che se c’era una cosa che voleva fare nella vita (e che le veniva anche discretamente bene), questa doveva avere a che fare in qualche modo con la scrittura. La penna le permette di esprimere se stessa, molto più di mille parole. Ma dato che il mestiere dell’inviato di guerra può risultare un tantino pericoloso, ha deciso di perseguire il suo sogno, rimanendo coi piedi ben piantati a terra e nel 2019 ha preso la laurea Magistrale in Giornalismo e cultura editoriale all’Università di Parma. Delle sue letture adolescenziali le è rimasto un profondo senso di giustizia, e il desiderio utopico di salvare il mondo ( progetto poco ambizioso, voi che dite ?).

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