West Side Story: il tributo di Spielberg

West Side Story: il tributo di Spielberg
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West Side Story 60 anni dopo

West Side Story un musical amato da più generazioni. Era il 26 settembre 1957 quando debuttò per la prima volta a Broadway. Da lì a poco sarebbe diventato uno dei capisaldi del musical di Broadway.
Nel 1961 Jerome Robbins e Robert Wise portarono sul grande schermo questo musical che ha conquistato tantissimi fan e ben dieci oscar.

Nel 2021, esattamente sessant’anni dopo, Steven Spielberg con l’aiuto di Tony Kushner, con il quale aveva già lavorato in passato per Munich (2005) e Lincoln (2012), torna nelle sale cinematografiche con un nuovo adattamento.
Vincitore ai Golden Globe nel 2022 come miglior film commedia o musicale.

Come qualsiasi musical che si rispetti, fondamentali i costumi, le musiche e le coreografie. Paul Gregory Tazewell con i suoi costumi ha ricreato perfettamente l’atmosfera dell’opera teatrale del 1957. A dare vita a questi costumi sono la colonna sonora di David Newman e le coreografie di Justin Pech, che propongono nuove composizioni visive per i vari numeri canori.

Spielberg ha un forte legame affettivo con West Side Story, aveva solo dieci anni quando lo vide per la prima volta in teatro con i genitori. Nei titoli di coda non manca, infatti, la dedica al padre (“to dad”).


Il film ha come protagonisti Rachel Zegler, che vanta il Golden Globe come migliore attrice in un film commedia o musicale, Ansel Elgort, che ricordiamo nei panni di Baby in Baby Driver- il genio della fuga, affiancati da Ariana DeBose, David Alvarez e l’attesissimo ritorno di Rita Moreno interprete di Anita nella riproduzione del 1961, che la portò a vincere un Oscar e un Golden Globe per la migliore attrice non protagonista.

Anita (Ariana DeBose) (Fonte: Pinterest)
La trama

Ci troviamo a new York, anni 1950, anni in cui c’è in atto un programma di riqualificazione del territorio. È il west side, il quartiere conteso tra le due bande protagoniste rivali: i Jets (immigrati europei di quarta generazione) con a capo Riff e gli Sharks (immigrati portoricani) con a capo Bernardo.

Entrambe le bande sono mosse da sentimenti comuni, quali rivendicare il possesso del territorio e voglia di avere un posto da considerare proprio. In questo contesto di lotta, precisamente durante un ballo, Maria, la sorella di Bernardo, incontra Tony, il co-fondatore degli Jets nonché migliore amico di Riff. Tra Tony e Maria è subito amore!

Da questo momento entrambi gli innamorati faranno di tutto per salvaguardare e portare avanti il loro amore. L’attrazione tra i due diventa l’ennesimo pretesto per un nuovo scontro, quello decisivo che assicurerà al vincitore il controllo del territorio.

Conclusioni

Già dall’inizio il regista ha voluto mostrare quello che era il degrado dell’epoca, una New York vista dall’alto, che cade a pezzi. Quartieri popolari distrutti e famiglie che vengono trascinate via dalle loro case, da quello che credevano un posto sicuro. Sicuramente West Side Story, in tutte le sue rappresentazioni, mette in luce tematiche crude con il quale siamo costretti a fare i conti ancora oggi. Ogni personaggio infatti rappresenta un’importante problema sociale.

“Volevamo riprendere tutti i costumi sociali di oggi, come il fatto che non tutti si svegliano alla stessa ora degli altri. Alcune persone carburano più lentamente, altre sono completamente sveglie. E sentivamo il bisogno di abbracciare l’autenticità di come vediamo veramente i nostri vicini e i nostri amici nelle nostre comunità, anche con persone con cui non siamo ideologicamente e politicamente d’accordo. Era molto importante aggiornare la storia.”

Steven Spielberg

West Side Story è un concentrato di emozioni. La contrapposizione tra odio e amore, la miseria e la speranza di un nuovo amore, il dolore e la gioia. Spielberg è riuscito, come sempre, ad omogeneizzare tutto questo in modo impeccabile.

a cura di
Desirèe Cicero

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Desirée Cicero

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