Flavio Zen ci racconta “Kotodama”

Flavio Zen ci racconta “Kotodama”
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Flavio Zen è tornato con un nuovo brano “Kotodama”. Il singolo, rispetto ai precedenti, gioca molto di più con i suoni. Non siamo di fronte al classico brano trap/rap, ma a un mix di diversi sound. Il risultato è un pezzo con un più old-school/lo-fi/pop.

Flavio Zen racconta “Kotodama”

Benvenuto su The Soundcheck. Abbiamo ascoltato il tuo ultimo brano e dato un’occhiata anche ai precedenti. Sembra che l’oriente sia filo conduttore della tua musica, dall’altra parte ti chiami ZEN. Quindi raccontaci, come è nata questa tua passione? Sei mai stato in Giappone?

Purtroppo non sono mai stato in Giappone, ma solo perché ho paura dell’aereo. La mia passione per l’oriente arriva da varie fonti, prima fra tutte mio padre che da giovane praticava il karate e che da piccolo mi ha insegnato qualche tecnica. Crescendo mi sono avvicinato al Buddhismo principalmente alla pratica della meditazione della scuola zen soto.

Lo zen mi ha aiutato ad uscire da un brutto perido di depressione durato più di dieci anni, per cui sono davvero legato a questo nome e a ciò che rappresenta per me.

“Kotodama” è il tuo nuovo singolo. Puoi raccontarci qualche curiosità sulla creazione del brano?

A proposito di “filo conduttore” c’è una cosa che ultimamente faccio durante la fase di scrittura dei miei lavori, ossia “citare” i brani precedenti in modo da dargli un’accezione diversa e variegata e dare l’opportunità a chi ascolta di avere un quadro completo del percorso che sto facendo. La prima strofa di Kotodama apre con “e mi nascondo nell’ombra, Shinobu”, Shinobu (verbo giappenese che significa “nascondersi”, da cui derivano i cosiddetti “shinobi” ossia i ninja addestrati a muoversi nell’ombra) è il brano con il quale mi sono aperto a nuovi miscugli musicali, è l’inizio di un nuovo percorso, di un nuovo album (?)…

Kotodama nasce dalla mia necessità di rendere omaggio al dono della parola, al “Kotodama” stesso (una sorta di divinità della parola, uno spirito). Nel brano si parla di come, a volte, rendersi conto di trovarsi in un posto molto affollato (metafora del panorama rap attuale) ci spinga all’isolamento, l’unica via d’uscita per comunicare davvero con sé stessi e capire la vera direzione che si vuol prendere.

Un’altra cosa che ci piace molto è la copertina. In realtà tutte le tue copertine sono di grande impatto. Con chi collabori per la loro realizzazione? Come nasce l’idea?

Per la copertina mi sono addentrato nell’arte dello shodo (l’arte giapponese della calligrafia) realizzando a mano l’ideogramma di Kotodama (言霊) con un pennello per calligrafia. Per lo sfondo, invece, ho utilizzato una foto scattata dal mio caro amico Tiziano (“big boi meme lord”, secondo urban dictionary) fusa con un’altra foto di lanterne giapponesi.

Ho usato la tecnica del deep dream, un software che si avvale di reti neurali per riconoscere dei pattern di un’immagine, o di un database di immagini, all’interno di un’altra figura creando un’immagine distorta simile a un’illusione subcosciente.

Esce fuori un’immagine come da un sogno poco chiaro dove le trame scanalate delle lanterne giapponesi vanno a formare le ombreggiature del volto mentre nello sfondo si vedono dei simboli che ricordano vagamente i caratteri giapponesi come se fossero direttamente presi da un sogno.

Il tuo brano è giunto a noi tramite il tuo ufficio stampa. Quanto pensi sia importante per un musicista emergente affidarsi a un ufficio stampa?

Moltissimo, per anni ho fatto tutto (TUTTO) da solo, con un discreto successo devo ammettere, ma ritengo che per lavorare in maniera più efficace bigna concentrarsi solo su una cosa e farla per bene.

Per anni mi sono occupato di produzione, scrittura, grafica, mix/master e promozione, ora fortunatamente mi occupo solo di produzione, scrittura e grafica delegando le altre due a gente fidata e concentrarmi meglio sul mio lavoro.

Allora Flavio Zen, vieni definito musicista emergente, ma ci sembra di vedere che hai già un bel seguito. Come sei riuscito a crearti una fan base?

Ho iniziato nel 2008, da allora ho rilasciato 14 album, alcuni sono su tutti i digital stores mentre altri restano sparsi tra soundcloud e bandcamp in attesa di essere scoperti da qualche forum redivivo, cosa che quando accade mi riempie di gioia.

Riguardo la fanbase ho attraversato varie fasi, all’inizio rispettavo molto chi lo faceva da più tempo di me e sono entrato nel “giro” in punta di piedi, chiedendo consigli e critiche costruttive, regalavo beat, creavo connessioni, ciò mi ha portato ad avere una valanga di amici in giro per tutta l’Italia e un letto in ogni posto volessi per ogni viaggio.

La seconda fase riguarda il tipo di scrittura e le scelte stilistiche (mischiare il cantato per i nuovi fan con il rap per i fan più storici), nonostante faccia musica da tanti anni faccio ancora fatica ad emergere per cui ho deciso di concentrarmi su un tipo di scrittura di nicchia, spesso incomprensibile per chi non mastica gli argomenti che tratto o le citazioni che uso, una lama a doppio taglio che però mi aiuta a consolidare chi mi segue dall’inizio, rispettando il fatto che sono rimasti lì per tutti questi anni.

Ultima domanda: dicci una canzone improbabile che si trova nel tuo ipod/playlist Spotify. Una di quelle che non vorresti rivelare a nessuno!

Ahia. A bruciapelo? Sembro Francesco Totti, di Bello Figo, il più real di tutta la scena italiana.

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Redazione 1

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