Una diga contro la superficialità: Massimiliano D’Ambrosio
Classe 1972, Massimiliano D’Ambrosio nasce a Roma. Cresciuto tra monumenti, vecchie periferie ed eleganti quartieri, in questo vortice di vita tipicamente romano, D’Ambrosio comincia a suonare le sue canzoni nel ’94, all’interno del locale storico del Folkstudio di Roma, fondato nel 1960.
Nel 1962 si esibì in questo stesso locale anche uno sconosciuto Bob Dylan, di passaggio a Roma, nella sua prima esibizione italiana.
La musica di Massimiliano D’Ambrosio, come la vera musica d’autore, danza tra la poesia e la canzone; sono molti infatti i rimandi e i riferimenti culturali ad illustre poesie o a celebri artisti quali De Gregori.
Cogliendo l’occasione dell’uscita del suo nuovo singolo, Il giardiniere, abbiamo deciso di porre qualche domanda al nostro cantautore.
Buona lettura!
Cosa significa o rappresenta, durante i nostri giorni, essere un cantautore?
Credo che un cantautore sia un po’ un testimone della società, l’atto di scrivere canzoni, di cantare è antichissimo si perde davvero nella notte dei tempi. E’ un’attività che accompagna l’uomo da secoli e che serviva ad avvicinare l’uomo al divino ma anche a diffondere eventi e conoscenza.
Secondo Fabrizio De André un artista, in genere, doveva avere la funzione di anticorpo all’interno della società, ecco io la vedo un po’ come lui. Un cantautore dovrebbe essere un anticorpo, una diga contro la superficialità.
A suo parere oggi rispetto al passato è più facile o difficile raggiungere le persone con la musica?
E’ molto semplice oggi avere accesso alla musica, il web è il più grande negozio di dischi del mondo purtroppo però non è facile catturare l’attenzione delle persone per più di qualche secondo proprio perché il mezzo (il web) propone sempre contenuti nuovi.
Non sono ostile nei confronti della modernità, anzi, mi chiedo però se questo avere tutto a portata di mano non sia alla fine il modo più semplice per perdersi.
Cosa ti ha portato a scrivere la canzone “Il giardiniere”?
E’ una canzone sul desiderio, su quello che accade quando si desidera una persona, quando vorresti liberarti ma c’è una forza, una calamita che ti riporta ad essere una specie di custode di un qualcosa di prezioso e unico, perché è lì che immagini esista, o sia esistita, la felicità.
Come ti è venuta in mente l’idea di usare la piattaforma Pexels.com?
Conoscevo questa piattaforma perché spesso lì avevo trovato dei contenuti molto interessanti e con una qualità molto alta. Mentre pensavo ad un video da realizzare per la mia canzone mi è capitato di aprire il loro sito ed ho trovato immediatamente le immagini che avrei voluto per il mio video.
Visto che poi mi è sempre piaciuto il montaggio video e la post produzione ho deciso che avrei provato a costruire una storia con il materiale che potevo prelevare da Pexels ed il risultato è il video de “Il giardiniere”.
Qual è secondo te la più grande risorsa/potenzialità dello scrivere canzoni?
L’atto creativo è incredibile e misterioso. Io non seguo nessuna regola, le canzoni arrivano quando vogliono arrivare. So che questo tipo di approccio per molti può sembrare poco professionale ma per me è così.
Quindi la più grande risorsa è proprio quella di potersi connettere con le proprie emozioni e tradurle in musica e parole.
C’è una canzone, tra quelle che hai composto, che più ti descrive maggiormente?
Tra le più recenti “Il giardiniere” sicuramente descrive un tipo di approccio alla vita che mi appartiene.
Grazie a Massimiliano D’Ambrosio per queste parole, parole che ci lasciano in regalo diversi spunti di riflessione!
a cura di
Teodora Sava