Italian Spirit: la musica come linguaggio universale

Italian Spirit: la musica come linguaggio universale
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Metti due musicisti jazz, il trombettista Marco Vezzoso e il pianista Alessandro Collina. Si sono ritrovati da cinque anni a collaborare insieme incidendo quattro dischi in un viaggio che li ha portati nei più prestigiosi palchi orientali e europei. Il risultato di questo sodalizio artistico prende viva espressione nel nuovo disco Italian Spirit (Egea Music – Art in Live).

Il disco raccoglie 11 fra le più belle canzoni degli ultimi quarant’anni impreziosite da arrangiamenti di jazz raffinato per tromba e pianoforte. Canzoni che hanno attraversato la storia e la vita di noi tutti come di Vezzoso e Collina. Già il duo si era cimentato con un album omaggio alla musica italiana nel 2018 “Guarda che luna… again“. Questo disco va al di là perchè non è un esercizio di stile ma una reinterpretazione in equilibrio fra ricordi, tenerezza e piena espressività musicale.

Italian Spirit vuole esaltare le potenzialità dei nostri autori, della musica che appartiene alla nostra cultura e che suscita un forte interesse specie in Paesi come Giappone, Cambogia, Cina che il duo ha avuto modo di visitare durante i loro numerosi concerti.

Il disco vede, tra gli altri, la scelta di brani come Balla balla ballerino di Lucio Dalla, un brano che rimanda alla memoria della strage di Bologna e di quel treno che si chiamava appunto Ballerino, o A me me piace o’blues, la scoperta in gioventù di Pino Daniele, uno dei musicisti che è riuscito a unire le sonorità del jazz con la musica mediterranea e la tradizione partenopea.

Con la versione di Sally di Vasco Rossi il duo ha realizzato un video che ripercorre un viaggio ideale della canzone dall’Italia fino alla megalopoli di Guangzhou (Canton), dove hanno suonato il pezzo per la prima volta, durante il loro tour nel 2019 davanti a un pubblico che l’ha accolta con un fragoroso applauso. Vasco Rossi in persona ha voluto ringraziare Vezzoso & Collina pubblicando la versione sul suo sito ufficiale e sul proprio canale Instngram.

Lasciamo che siano loro stessi a illustrarci questo pregevole lavoro con la nostra intervista.

Siete entrambi dei professionisti del jazz e della musica in generale con progetti importanti per la vostra carriera. Come è nata la vostra collaborazione?

Marco – La nostra collaborazione nasce nel 2014 quando ho incontrato Alessandro durante un concerto in Francia e dopo poco abbiamo registrato il mio primo album composto da tutti brani originali che avevo scritto per l’occasione. Da quel momento in poi è iniziata la nostra avventura che ci ha portato nel 2015 in Giappone, nel 2017 in Cambogia, Indonesia e nuovamante Giappone, nel 2018 in Malesia e nuovamanete in Indonesia e nel 2019 per ben due volte in Cina.

Alessandro – La nostra collaborazione artistica nasce in primo luogo da una forte amicizia e una stima professionale reciproca. Siamo due musicisti che viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda e un sodalizio artistico ci è sembrato subito evidente e necessario.

Questo disco vuole essere una continuazione ideale del vostro precedente ‘’Guarda che luna… again’’?

Marco – La logica direbbe di sì, ma in realtà il cammino artistico intrapreso in Italian Spirit è tutt’altro. Infatti, mentre in Guarda che Luna… Again l’esecuzione e gli arrangiamenti erano molto vicini alla tradizione jazz e più istintivi, mentre in Italian Spirit abbiamo voluto tracciare un nuovo sentiero che apre le porte ad un nuovo filone dell’interpretazione
strumentale, con arrangiamenti originali e una cura dei dettagli quasi chirurgica. In poche parole in Italian Spirit siamo noi stessi.

Alessandro – Oltre agli arrangiamenti abbiamo curato molto nel particolare il nostro suono di insieme, che dopo anni si è modellato e trasformato uno in confronto dell’altro. Grazie agli innumerevoli concerti ormai con Marco ci conosciamo a memoria e questo credo che ascoltando il disco si percepisce subito.

In quel disco c’era già la produzione della DaVinci editions e Egea label di Osaka che vi ha fatto espressa richiesta di sviluppare quel progetto. Ne era seguita una trionfale tournée in Oriente e in Europa. Come è nata la collaborazione con la label?

Marco – Italian Spirit è edito dalla label francese Art in Live con distribuzione italiana di Egea Music. Da alcuni anni la società Art in Live ci rappresenta sia a livello editoriale che manageriale ed ha creduto nei nostri progetti fin dall’inizio mettendoci a disposizione i mezzi per realizzarli, tanto che le due tournee in Cina, quella in Turchia e quella Norvegese
sono state da essa organizzate.

Mentre in ‘’Guarda che luna again’’ rivisitate il repertorio classico in ‘’Italian spirit’’ scegliete dei brani di autori degli ultimi trent’anni. Come avete scelto il repertorio e perché proprio quei brani?

Alessandro – Visto che sono di una decina d’anni più vecchio di Marco sono stato io a proporre la più parte dei brani perché hanno segnato la mia generazione. Il processo di scelta è stato lungo e laborioso in quanto i brani erano migliaia. La cosa che cercavamo erano delle melodie che potessimo adattare al nostro modo di suonare. Marco poi si è appropriato delle melodie magistralmente e grazie ad alcuni arricchimenti armonici e ritmici
è nato il nostro nuovo repertorio.

Che effetto vi hanno fatto i complimenti di Vasco Rossi in persona per la vostra versione del suo brano ‘’Sally’’?

Marco – Vasco è risultato essere molto attento alla nostra rilettura di un suo grande classico, tanto che l’ha definita da brividi, e inoltre ci ha dato l’immenso privilegio di essere sul suo sito ufficiale. Questo ci rende fieri e da ancora più forza al nostro progetto

Alessandro – Diciamo che un sabato di luglio trovarsi una notifica Instagram con su scritto “Vasco Rossi ti ha menzionato” fa un certo effetto. Gliene siamo molto grati perché grazie al suo aiuto siamo riusciti ad arrivare ad un pubblico molto più ampio che ha cosi scoperto il nostro mondo musicale.

Quali sono secondo voi le differenze fra il pubblico orientale e quello europeo?

Marco – Al pubblico europeo in generale credo manchi la curiosità di voler scoprire cose nuove. Il pubblico d’oriente è molto attento alle nuove proposte e molto rispettoso degli artisti in generale, qualsiasi genere propongano, anche quelli cosi detti di nicchia come la musica strumentale.

Alessandro – Non dimentichiamoci inoltre che proprio ora in Cina il settore culturale è in piena espansione e una proposta culturale che mischia il jazz ad altri generi musicali come la musica classica è considerata cosa molto apprezzabile dai Cinesi, e non solo.

Cosa vi ha insegnato umanamente e artisticamente la collaborazione con realtà orientali?

Alessandro – I nostri viaggi in oriente ci hanno insegnato il rispetto per l’arte. In Asia c’è una considerazione reale e intrinseca per il lavoro degli artisti. Diciamo che in Oriente facciamo il nostro mestiere con molta più consapovolezza di fare qualcosa di importante e indispensabile per la società.

Marco – Sicuramente il rispetto per l’arte ma soprattutto per artisti “esotici” come possiamo risultare noi ai loro occhi. Personalmente sono rimasto colpito anche per l’immensa umiltà delle persone e la cura di ogni dettaglio prima durante e dopo le nostre performance.

Qual è, secondo voi, degli autori da voi affrontati, quello più vicino alle sonorità jazz? Qual è quello che è stato più laborioso da riarrangiare?

Alessandro – Nella concezione di Italian Spirit ci siamo concentrati principalmente sulla scelta di melodie che potessero adattarsi al nostro modo di suonare unite a delle scelte armoniche e ritmiche che corredassero il tutto. Ogni arrangiamento è stato pensato nei minimi dettagli e ha avuto un tempo di incubazione relativamente lungo, quindi direi che nessun brano è stato più laborioso che altri nel riarrangiamento, visto che abbiamo passato molto tempo su tutti.

Marco – Sicuramente l’impronta strutturale di Italian Spirit è jazz in quanto ci sono ampi momenti di improvvisazione, ma personalmente mi piace pensare alla musica come un linguaggio universale e ai vari stili come accenti diversi della stessa lingua. La nostra scommessa è soprattuto di cercare di creare un nuovo filone artistico che possa avvicinare il grande pubblico alla musica strumentale, in ogni parte del mondo mescolando pop, rock,world music e musica classica. Noi amiamo la musica fatta bene qualunque stile esso sia e credo che questo si percepisca in Italian Spirit che mi piace definirlo un disco strumentale
ma senza etichetta di stile.

a cura di
Beppe Ardito

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Beppe Ardito

Da sempre la musica è stata la mia "way of life". Cantata, suonata, scritta, elemento vitale per ridare lustro a una vita mediocre. Non solo. Anche il cinema accompagna la mia vita da quando, già da bambino, mi avventuravo nelle sale cinematografiche. Cerco di scrivere, con passione e trasporto, spinto dall'eternità illusione che un mondo di bellezza è possibile.

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