Rondò: il viaggio onirico di Stefanelli
Sembra sceso da una nuvola vapor wave, Stefanelli, autore partenopeo che si è lanciato in alto partendo dal lo-fi. Eppure non è davvero comparso dal cilindro Luca perché, per chi non lo sapesse, ha cavalcato già molti palchi insieme a due band campane.
Ci sono I Kafka sulla spiaggia, band in cui Stefanelli ha ben saputo sperimentare quel sound più alternativo che in Italia a sentirlo non fa mai male. C’è poi un altro progetto che viene prima di quello da solista, ovvero Blindur, insieme al polistrumentista Massimo De vita.
Insomma, non è per niente cascato dal pero
Anzi, più che da un albero, Stefanelli sembra essere sceso da un arcobaleno sonoro che si sostiene su distorsioni e sintetizzatori elettronici.
Abbiamo avuto modo di conoscerlo meglio con Controcorrente, il suo singolo di esordio, per poi spostarci su Rondò, in cui possiamo apprezzare sempre meglio la ricercatezza sonora, nonostante la bassa fedeltà che non riduce la qualità del prodotto musica, bensì la rende originale e per questo non uguale a nessun altro artista che non sia d’oltreoceano.
Non solo la musica, ma anche gli scenari
Meno male che c’è ancora qualcuno che non deve per forza parlare d’amore per scrivere una canzone. Rondò è infatti la ripresa descrittiva di un flusso di coscienza, che parte dalle sale da ballo di fine Settecento, fa un salto nei quadri di Magritte, per poi finire in una stanza, che poi è in realtà una scatola dei desideri.
Scatole cinesi con finale a sorpresa
La storia dentro la storia, dentro la storia. Un inception sonoro e narrativo, quello di Stefanelli che ha saputo in modo originale inscatolare, una dentro all’altra, le storie che si aprono, come scatole cinesi, nella sua testa.
Se i due protagonisti del quadro magrittiano Les Amantes sono interdetti dall’incomunicabilità del velo che gli cinge il volto, la musica di Stefanelli, invece, sa ben esprimere tutta la vitalità di un gesto, rimasto muto al cospetto di una società annichilita.
a cura di
Ilaria Rapa
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