Davide Marchese ci racconta la Fabbrica di Cioccolato

Davide Marchese ci racconta la Fabbrica di Cioccolato
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Intervista all’interprete di Augustus Gloop

Il primo pensiero che attraversa la mente del pubblico, una volta entrato dentro la Fabbrica del Vapore di Milano, è per tutti lo stesso: questa location sembra costruita apposta per un musical come Charlie e la Fabbrica di Cioccolato.

L’atmosfera è perfetta, Rohal Dahl sarebbe davvero soddisfatto.

Diretto da Federico Bellone, questa versione italiana dello spettacolo non ha nulla da invidiare alle sue gemelline londinesi e statunitensi. In scena fino all’8 Marzo, a grande richiesta, La Fabbrica di Cioccolato sta riscuotendo un successo colossale, regalando emozioni a grandi e piccini.

All’interno della Fabbrica tutti noi, seduti in platea, ci sentiamo i fortunati vincitori del Biglietto d’oro, nascosto sapientemente dal signor Willy Wonka nelle sue squisite barrette di cioccolato.

Sappiamo benissimo, però, che ad entrare nella fabbrica saranno solo cinque fortunatissimi bambini. Charlie Bucket, Veruca Salt, Violetta Beauregarde, Mike Tv e Augustus Gloop.
Quest’ultimo peculiare personaggio è interpretato da un artista alla sua prima esperienza, se ci riferiamo al panorama del teatro musicale professionistico.

In realtà, Davide Marchese è tutt’altro che un qualsiasi sconosciuto, perchè sul web è una vera e propria star delloYouTube World.

Uno dei successi più acclamati di Davide Marchese, “Tranquilla” dal film d’animazione Disney “Oceania”

Eccezionale cantante, talentuoso doppiatore, Davide ha conquistato i suoi numerosi fan non solo grazie alle sue spiccate qualità artistiche, ma anche alla sua personalità gentile, solare e molto carismatica.
Abbiamo avuto la fortuna di incontrarlo alla fine dello spettacolo pomeridiano e l’abbiamo intervistato per voi.

La Fabbrica di Cioccolato, quindi, deve decisamente aver rappresentato una rivoluzione per la tua vita.

Una gran bella rivoluzione! Sì, perché ho sempre desiderato di entrare a far parte del mondo del musical. Già da molto piccolo facevo teatro musicale amatoriale, più precisamente dalla seconda media almeno fino a dopo il liceo. Ma esperienza professionale è tutto un’altra cosa, quindi è stata una rivoluzione sì, ma per certi aspetti anche un piccolo salto indietro nel tempo, come se questi 20 anni non fossero mai passati.

All’improvviso, come per magia, mi sono ritrovato catapultato dentro questo enorme progetto ed è stato assurdo, incredibile. Sono molto grato per questo.

Davide ma, parlando chiaro, tu vivi a Roma, no? Come hai gestito questo stravolgimento geografico?

Ah, sicuramente la mia vita è stata stravolta soprattutto dal punto di vista geografico, sì, perché io mi sono trasferito a Roma nell’ottobre del 2017 per inseguire il mio più grande sogno, quello del doppiaggio. Entrare a far parte del cast della Fabbrica per me ha significato trasferirmi a Milano, città che io non ho mai amato moltissimo, in tutta franchezza.

Ma devo dire che, sia a livello professionale sia emotivo, farlo per questo progetto ne è valsa la pena.

Performer, Youtuber, collezionista, pendolare. Come riesci a gestire tutto quello che sei e che fai?

Ecco, hai descritto alla perfezione la mia condizione. Una trottola! In effetti, sopravvivo grazie ad un’indole un po’ pazzerella. Non riesco a fare per tanto tempo la stessa cosa.

Ho sempre avuto bisogno di tenere impegnata la mia creatività, infatti non è che io abbia mai brillato negli studi, per quanto riguarda le scuole dell’obbligo almeno. Insomma, ho questo problema qua, devo riempire le mie giornate di tante cose diverse, per potermi sentire vivo e tu mi chiedi “come riesci a gestire tutto”?

Mi sa che a volte proprio non ci riesco. Ad un certo punto devi rassegnarti al fatto che tutto non si può fare, soprattutto se sei un artista. Prima si arriva a questa consapevolezza, prima si potranno affrontare tutte le sfide che la vita ci presenta giorno per giorno.

Uno degli argomenti che ci sta più a cuore, parlando del musical, è sicuramente il suo difficile rapporto con la cultura italiana. Soprattutto dopo il caso Mary Poppins, ci stiamo chiedendo come sarà possibile anche solo sperare in un successo. La Fabbrica di Cioccolato è un dolce sollievo per i nostri cuori.

Ahia! Argomento spinoso…Mettiamola così: secondo me, in Italia c’è questa necessità assurda del voler per forza spostare i musical in tour controproducenti, mentre la soluzione più ovvia è quella del teatro stabile.

Mary Poppins è il caso perfetto, nato a Milano al Teatro Nazionale, i problemi sono nati dopo le date a Roma. Forse sarebbe stato più giusto che restasse al Nazionale, come succede nelle altre parti del mondo?

Che peccato! E pensare che dal punto di vista artistico c’è tantissima carne al fuoco. Nel tempo sono nate anche accademie musical di altissimo livello, che formano artisti a tutto tondo, gente davvero valida. A monte c’è sicuramente qualche problema di natura imprenditoriale che noi comuni mortali, poveri artisti non possiamo comprendere.

Concludo con un pensiero: dove non c’è cultura del teatro, non ci può essere teatro e dove non c’è teatro non ci può essere lavoro per gli artisti. Quindi poi non ci si deve chiedere perchè i nostri performer si formano in Italia e poi “scappano” all’estero!

Storie di speranza come Charlie e la Fabbrica di Cioccolato sono sempre, spaventosamente attuali. Cosa rende così eterno e special il racconto di Rohan Dahl?

Ho conosciuto tardissimo La fabbrica di Cioccolato, da ragazzino, è l’ho fatto grazie al brano Pure Immagination cantato dal mitico Gene Wilder, l’eccelso Willy Wonka del primo film. Ma non ha importanza conoscerla presto o tardi, certe cose ti fanno tornare bambino, sempre.

Cosa rende speciale un musical come La Fabbrica di Cioccolato? Una cosa l’ho pensata subito, durante la lettura del copione: è tutto fuorché politically correct. Cioè non c’è un vero e proprio lieto fine e ci sono tante illusioni, come nella vita reale. Insomma, è tanto magico quanto crudo, vero.

La storia è incredibilmente cinica, se dentro di te c’è del buono, allora meriterai la felicità. Se invece sarai cattivo, immeritevole, allora farai una fine atroce. Una sorta di punizione divina, una legge del contrappasso.

Incredibile come il musical affronti la morte di 4 dei 5 ragazzini vincitori del biglietto d’oro. Il mio personaggio, Augustus Gloop, un ragazzino corroso dai peccati di gola, probabilmente verrà caramellato a morte, senza che però nessuno ne sia davvero consapevole. Si tratta di un viaggio incantato, ma comunque specchio della realtà.

Il trailer del musical “Charlie e la Fabbrica di Cioccolato”
Nonostante la fatica, l’impegno e l’emozione, avrai vissuto sicuramente momenti da ricordare durante il “dietro le quinte”!

Sai, tutti lo pensano ma in effetti mica tanto! Questo spettacolo è nato ed è stato montato in pochissimo tempo. Abbiamo avuto tre settimane programmate di prove due settimane per montare il copione e l’ultima per provare i filati. Di tempo per distrarsi ne abbiamo avuto poco!

Lavoravamo più o meno dalle 10 del mattino fino alle 7 di sera. Arrivato a casa avevi soltanto voglia barcollare sul letto e riposarti. Invece, dovevi tornare a lavorare sul copione, ripassare quello che avevi fatto il giorno stesso per poi preparare quello che avresti fatto l’indomani.
Sicuramente non sono state tante le occasioni di festa e baldoria nel dietro le quinte, ma una volta che ti trovi a lavorare con tante nuove meravigliose persone, tutte legate dalla stessa passione, quello è già un regalo. In fondo, uno spettacolo è fatto soprattutto di materiale umano.

Quello che ti posso dire, però, è che nella nostra Fabbrica di Cioccolato è nata una grande, affiatatissima famiglia, su questo non c’è dubbio.

a cura di
Valentina Gessaroli
foto di
Giulia Marangoni

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