“Corpo Minore”, Cappadonia e il “suo” Rock: recensione e intervista

“Corpo Minore”, Cappadonia e il “suo” Rock: recensione e intervista
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Un album di quelli che ormai sono sempre più rari. Corpo Minore, il nuovo lavoro di Ugo Cappadonia, pubblicato da Brutture Moderne, se ne frega delle tendenze musicali degli ultimi anni e cerca di arrivare diretto, come solo il rock sa fare.

Interamente scritto, prodotto ed arrangiato dallo stesso Cappadonia, l’album contiene anche diverse collaborazioni come quelle con Alosi e Federico Poggipollini, la cui chitarra impreziosisce la seconda canzone della tracklist Sotto tutto questo trucco.

Le chitarre, spesso graffianti e vera colonna portante del disco, in Cometa senza coda lasciano spazio al violino per quella che è la canzone meno rock, ma non per questo meno di qualità.

Un corpo minore è considerato un corpo celeste di secondaria importanza rispetto agli altri pianeti del sistema solare. Si tende a sottovalutarlo così come sottovalutiamo tante altre piccole cose che si insinuano silenziosamente nelle nostre esistenze ma che piano piano finiscono per capovolgerle del tutto o farle crollare.

Questo concetto viene ribadito anche nella title-track: “lo sapevi che un corpo minore fa crollare un sistema solare quando non si riesce a capire quanto grande diventa un errore”.

9 brani

Le nove canzoni che vanno a comporre l’album ci invitano ad analizzare i corpi minori presenti nelle nostre vite e a non sottovalutarli. Perché è proprio lì che potrebbero nascondersi le cose che ci fanno stare bene e quelle che invece potrebbero farci del male.

Un lavoro, quello di Cappadonia, che merita ben più di un ascolto distratto, a differenza di quanto molta musica moderna ci ha abituato a fare.

Due chiacchiere con l’artista

Un album come Corpo Minore mi ha invogliato a scambiare qualche parola con Ugo, così ho avuto modo di fargli qualche domanda sul suo passato e sui suoi progetti futuri.

Ciao Ugo! È appena uscito Corpo Minore, il tuo secondo lavoro da solista, in cui hai collaborato anche con vari esponenti del panorama indipendente italiano. Ci parli del tuo percorso musicale fino a questo momento?

Negli anni ho conosciuto e ho lavorato con parecchi musicisti e l’amore per la musica mi ha sempre portato a imbarcarmi in avventure diverse ritagliandomi sempre un ruolo diverso. Ogni singola esperienza ti lascia sempre qualcosa e c’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire, per fortuna. Quindi è inevitabile che anche nel mio lavoro solista abbia coinvolto le persone con cui ho lavorato bene e che stimo.

Con la tua band, Stella Maris, nel 2018 hai suonato sul palco del Milano Rocks in apertura ai Franz Ferdinand. Che esperienza è stata?

Lo considero il grande  traguardo raggiunto dalla band dopo la pubblicazione del disco. Credo abbiamo dimostrato che se c’è qualità un buon artista italiano non sfigura assolutamente in mezzo a star internazionali, anzi. Sarebbe bello avere maggiori occasioni con una tale visibilità.

Corpo Minore è un album che va controcorrente rispetto alle esigenze di mercato della musica attuale; da cosa dipende questa scelta?

Volevo fare un disco che innanzitutto piacesse a me. Sentivo la mancanza di un album come il mio, quindi ho deciso di farlo. Un buon disco rock, se scritto, prodotto e registrato come si deve, suonerà bene per sempre. Se ci si attacca troppo a quello che va al momento si rischia di fare qualcosa che invecchia subito o che resta ancorato eccessivamente al momento storico che tra l’altro, secondo me, non è dei migliori.

Sono fortemente convinto che se una cosa deve andare bene o funzionare tra la gente, sicuramente, non è una produzione ruffiana a deciderlo. Può funzionare sul breve periodo. Ma poi come dicevo prima, un disco fatto bene e che suona bene sarà sempre attuale.

Quindi ho deciso di fare come mi pareva su tutto. Sulla scrittura, sui suoni, sulla durata dei pezzi, sulle foto promozionali e sono contento di questo. Così se il disco dovesse andare male, avrei comunque fatto qualcosa che ritengo pienamente degno di essere pubblicato a mio nome, invece di un disco che non avrebbe convinto neanche me.

Nel disco, in Sotto tutto questo trucco, c’è anche la collaborazione con Federico Poggipollini. Come è nata e cosa pensi che abbia portato in più al brano e all’album?

Avevo questo brano in cui ero certo che avrebbe potuto realizzare una grande parte di chitarra. Amo le chitarre. Potrebbe non esserci altro in un disco. Quindi chi meglio di lui poteva rendere ancora più rock’n’roll il brano. Conosco bene la sua discografia da solista, oltre alle grandi parti di chitarra che ha realizzato per i grandi del rock italiano che tutti conosciamo. Sapevo che era la persona giusta. Gliel’ho chiesto e lui è stato così gentile  da regalarmi questa perla di solo rock’n’roll. Meglio di così….

Hai dichiarato che Corpo Minore è un album totalmente libero e che hai un’idea chiara di ciò che ti interessa fare. Quali sono i tuoi prossimi progetti?

Continuare a fare musica che mi piaccia e che possa forse ispirare nuove generazioni a scoprire il rock’n’roll, che al giorno d’oggi è nuovamente qualcosa di trasgressivo e peccaminoso.
Sto già scrivendo un nuovo Ep che spero di pubblicare nel 2020 ma soprattutto porterò Corpo Minore live in tutta Italia.

a cura di
Mirko Fava

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Mirko Fava

Mirko Fava nasce a Parma il 23/04/1991. Ha un diploma da geometra che ha usato per poco tempo, prima di diventare impiegato. Ha cominciato ad appassionarsi di musica negli anni delle superiori ed è andato alsuo primo concerto nel 2007, portandosi dietro una delle prime digitali compatte di suo padre, ottenendo scarsissimi risultati. La passione per la fotografia è cominciata parallelamente a quella per i concerti, anche se a tutti gli effetti si è sviluppata definitivamente dopo qualche anno. La macchina fotografica lo accompagna anche in viaggio, alla costante esplorazione del mondo. Tutte passioni economiche, in pratica.

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