Sceglietevi innanzitutto da soli #parliamone

Sceglietevi innanzitutto da soli #parliamone
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Oggi ho scelto di condividere una storia che potrebbe servire un po’ a tutti, in primis a me. Simona che mi ha scritto per due volte a distanza di un mese. Nessun consiglio da chiedere, solo più di uno sfogo e delle riflessioni con l’aggiunta di qualche domanda, perché spesso facciamo domande agli altri solo per avere delle conferme o semplicemente perché abbiamo bisogno che qualcuno ci dica :

Sì, hai fatto bene, hai ragione, non stai sbagliando nulla, è proprio così.”

Quella piccola spinta, quella piccola forza in più che potrebbe farci sentire meglio anche quando crediamo di non aver bisogno di niente e nessuno. Qualcuno che ci faccia da spalla insomma.

Simona attualmente sta bene da sola, racconta di sé stessa, di quanto sia stato duro il lavoro di accettarsi così com’è e di quanto sia stato fondamentale DARSI DEL TEMPO dopo la fine di una storia e un periodo in cui si è sentita smarrita e con addosso la paura di non ritrovarsi più, ma soprattutto con la paura della solitudine, quel senso di vuoto che si avverte quando non siamo abituati a stare soli ed automaticamente cerchiamo continuamente di arredare i nostri spazi pur di non fare l’enorme sforzo di procurarci un mega scatolone immaginario dove posizionare tutto ciò che non serve più.

A trent’anni siamo tutti un po’ vittime di quelle crisi di “panico” sia sul presente che sul futuro, è uno dei primi momenti in cui il tempo sembra davvero scorrere troppo velocemente, in cui sembra che ce ne sia sempre meno per realizzare qualcosa ma soprattutto spesso siamo noi a non sentirci realizzati come persone quindi iniziamo a tirare le somme, a farci milleottocento domande, a mettere in dubbio tutto o quasi.

(Questo discorso ovviamente vale per quelli come me, quelli per cui compiere trent’anni somiglia o ha somigliato ad un giro di boa al quale non ci si può sottrarre, men che meno nel caso in cui tu faccia parte di quella schiera di “sfigati” come la sottoscritta che quando si tratta di mettersi in discussione va lì in prima linea a sventolare la bandiera dei dilemmi della vita.)

Ad ogni modo a trent’anni lo scenario è lo stesso un po’ per tutti…

Da un lato magari abbiamo amici laureati, sposati con dei figli, con un posto di lavoro decente o con un contratto a tempo indeterminato. Dall’altro lato ci sono quelli che stanno ancora cercando di capire cosa vorrebbero fare da grandi, altri che trascinano storie d’amore finite, altri che invece con coraggio hanno abbandonato tutto dando un taglio netto col passato, altri che rincorrono i propri sogni, poi c’è chi ha abbandonato gli studi, chi forse non immagina neanche la propria vita con una persona accanto e poi c’è il lato di chi si accontenta, di chi conduce una vita che non ha scelto, amando la monotonia per paura di qualche botta di vita e chi subisce in maniera passiva praticamente tutto.

Una cosa è certa:

NON TUTTI HANNO GLI STESSI TEMPI E NON TUTTI HANNO GLI STESSI BISOGNI E LE STESSE ESIGENZE.

Simona ad un certo punto scrive:

Ho corso dietro ai sogni, ai treni, agli orologi, ai caffè e ai lavori degli altri per troppo. Adesso sorrido e penso : Mi basto.”

Ecco secondo me imparare a bastarsi è una delle prime regole per la nostra serenità, il primo vero passo nella direzione della felicità, quella felicità che non può dipendere dai tempi, dalle esigenze e dai bisogni di qualcun altro. Spesso rimaniamo fermi ad aspettare, dimenticando di guardare il nostro orologio, di pensare ai nostri sogni e di prendere i nostri treni. Rimaniamo fermi ad aspettare che qualcuno decida di guardare nella nostra direzione e sceglierci. Simona ad un certo punto si è scelta, ha fatto un’inversione di marcia e ha cambiato le sue priorità, mettendosi al primo posto, che non vuol dire essere egoisti, vuol dire imparare ad amarsi o almeno iniziare.

” Perché quando scegli te stesso significa che saprai scegliere anche tutto quello che arriverà e che dovrai tenere accanto a te, tutto quello che dovrai mettere dopo di te e tutto quello che invece non fa per te.” (Io ti voglio felice – Capitolo 7)

E Simona ne è la prova perché ad un certo scrive:

“Scegliermi ogni giorno, amarmi come nessuno avrebbe fatto mai, accettarmi non è stato sicuramente un lavoro facile ma la gratitudine di essere una donna felice ancor prima di incrociare i suoi occhi questo si, mi ha ripagata subito.

Ecco il mio consiglio musicale per Simona e per tutte quelle donne che hanno imparato ad amare le loro fragilità con una forza incredibile, fino ad incontrare occhi che scelgono di guardarci proprio così come siamo, che SCELGONO di guardare nella nostra direzione.

Ma ricordate che l’amor proprio viene prima di qualunque altro amore. E forse è l’unico in grado di portarci verso l’amore vero e concreto con un’altra persona, perché ad essere e sentirci complete siamo innanzitutto noi.

Qualche sera fa ho letto una frase “Attiriamo ciò che siamo” ed è vero, anche se arrivare al punto di sapere ciò che siamo costa caro, cazzo se costa caro! La felicità è coraggio e coraggio è anche questo.

A cura di

Claudia Venuti

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Claudia Venuti

Claudia Venuti nasce ad Avellino nel 1987, a 14 anni si trasferisce a Rimini, dove attualmente vive e lavora. Oltre ad essere il responsabile editoriale della sezione musica di TheSoundcheck, è responsabile dell’area letteratura dell’ufficio stampa Sound Communication. Studia presso la Scuola Superiore Europea di Counseling professionale. Inguaribile romantica e sognatrice cronica, ama la musica, i viaggi senza meta, scovare nuovi talenti e sottolineare frasi nei libri. Sempre alla ricerca di nuovi stimoli, la sua più grande passione è la scrittura. Dopo il successo della trilogia #passidimia, ha pubblicato il suo quarto romanzo: “Ho trovato un cuore a terra ma non era il mio” con la casa editrice Sperling & Kupfen del Gruppo Mondadori.

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