Il tempo di Notre Dame de Paris
Era il 1831 quando un giovane Victor Hugo raggiunse il successo con un romanzo dal titolo Notre Dame de Paris.
Nel 1998 il musical tratto dalla storia dello scrittore francese debutta a Parigi. La musica è di Riccardo Cocciante e il libretto di Luc Plamondon. Il successo è strepitoso, tanto che ad oggi è il musical che ha avuto più successo in Francia e nel mondo.
Parma, 20 settembre 2019, il dramma, con i testi di Pasquale Panella, va in scena al Parco della Cittadella in occasione della rassegna Parma Città della Musica.
Questo è un anno particolare; il 15 aprile la Cattedrale viene lambita dalle fiamme e viene in parte distrutta. Credo che la rappresentazione della piece in quest’annata abbia un valore elevatissimo.
Vedere Esmeralda, Quasimodo, Frollo e gli altri personaggi che si muovo e inneggiano alla bellezza e alla maestosità della Signora di Parigi fa un po’ male ma ci fa sperare che presto anche noi potremmo tornare ad ammirarla in tutto il suo splendore.
Il musical di Notre Dame de Paris è una festa per gli occhi. Ovunque si guardi si rimane rapiti dalle acrobazie dei ballerini e degli acrobati: si arrampicano sui muri, volteggiano sulle campane e si lanciano in rovesciate e capriole.
Ma a farla da padroni sono i performer, i cantanti, che con le loro voci cariche e possenti riescono a riempire il parco e a scaldare i nostri cuori, resi freddi dal gelo improvviso.
Grazie alla loro bravura riescono a raccontarci una storia, una tragedia, che si consuma sotto lo sguardo della Cattedrale e delle sue statue di pietra.
“E questo è il tempo delle cattedrali/La pietra si fa/Statua, musica e poesia”
Così la meravigliosa voce di Matteo Setti, interprete del poeta e narratore Gringoire, ci catapulta a Parigi, nel 1482, ai piedi della Cattedrale.
Un racconto che snodandosi in due atti ci racconta di passioni, gelosie, intrighi, gentilezza, diversità e conflitti.
Notre Dame de Paris ci presenta diversi punti di lettura a seconda degli occhi con cui lo guardiamo.
Può essere visto come una grande storia d’amore.
La bella Esmeralda, interpretata da Tania Tuccinardi, è l’oggetto del desiderio di tutti gli uomini. Febo, Graziano Galatone, il capitano delle guardie senza scrupoli la desidera ed è disposto a tutto per averla, nonostante sia promesso a Fiordaliso. Il dolce Quasimodo, un’incredibile Gio di Tonno, la ama di un amore puro, pur essendo consapevole di non poterla avere a causa del suo aspetto. E poi Frollo, Vittorio Matteucci, il prelato che arde di desiderio nonostante il suo ruolo.
Ognuno cerca l’amore, senza mai trovarlo veramente.
Il personaggio di Frollo, uno dei più complessi dell’opera ci apre le porte ad un altro filone di lettura; quello dello scontro interiore e della lotta contro i propri demoni.
“ Oh! Sono un prete innamorato/ Di te/ La mia anima è il tuo fiato”
L’uomo viene logorato dalla battaglia tra il desiderio che prova per Esmeralda e il ruolo che la società gli impone. Un uomo senza scrupoli, disposto ad ogni cosa per ottenere quello che desidera ma che porterà soltanto infelicità e distruzione al prossimo e a se stesso.
Ma io voglio vedere questa storia come un racconto che pone l’accento sulla diversità. Un tema più che mai attuale.
I Gitani e Quasimodo vengono visti con sospetto perché ritenuti diversi a causa delle loro usanze e del loro aspetto.
“Noi siamo gli stranieri/I clandestini/Noi uomini e donne/Soltanto vivi”
Con queste parole il popolo della Corte dei Miracoli chiede asilo, che viene negato da Frollo a causa dei suoi pregiudizi e dell’odio che nutre verso il popolo gitano.
Ma anche gli zingari hanno i loro pregiudizi; Gringoire rischia l’impiccagione per essere entrato alla Corte dei Miracoli e soltanto il matrimonio con Esmeralda gli salverà la vita.
Ed è proprio dalle parole della bella gitana che dovremmo trarre ispirazione.
“I nostri mondi separati/Saranno un giorno uniti in noi/Ci voglio credere e vorrei/Dare la vita e la darei/La vita mia/Per cambiare la storia”
Credo che il successo di questa storia stia proprio in questo, nella sua capacità di parlare alle generazioni. Perché i valori, quelli veri, non passano mai di moda.
Non importa se siamo nel 1482, nel 1831, nel 1998 o nel 2019. L’amore, la solidarietà e la fratellanza sono come Notre Dame; possono bruciare e vacillare eppure rimangono in piedi.
Qui le foto della replica del 21 settembre 2019:
A cura di
Laura Losi
Foto di
Mirko Fava
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