Con “Nel Buio”, gli Origami ci portano nei meandri della nostra coscienza

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Il nuovo pezzo della band toscana è una scarica elettrica travestita da confessione, sospesa tra psicanalisi e fede, satura di riff stoner che graffiano l’anima

Chitarre ruvide, il peso che scelte che compiamo hanno sulla nostra vita e ambigui riferimenti a religione e spiritualità. C’è tutto questo in “Nel Buio“, il nuovo singolo degli Origami, band alternative rock nata nel 2015 a Lucca.

Pubblicato dall’etichetta milanese GARBO Dischi su distribuzione Sony Music Italy, l’ultimo pezzo del quintetto toscano offre una cavalcata elettrica di tre minuti abbondanti, marchiata a fuoco da chitarre stoner che intrecciano i loro riff semi-sludge su una granitica base granitica, costruita su un dinamico tandem basso-batteria.

Panorami sonori che sembrano strappati da un deserto in fiamme fanno da sfondo alla voce di Marco De Pasquale, cantante degli Origami, che si inarca tra strofe e ritornelli in un vero e proprio dialogo interiore.

Una sorta di autoanalisi, a metà tra una seduta psicanalitica e una confessione in chiesa, in cui il protagonista del brano si confronta con il peso della propria coscienza, il senso di inadeguatezza e il desiderio di riscatto. Un percorso emotivo che trasforma le insicurezze in forza, per affrontare con lucidità le sfide della quotidianità.

Raccontiamo le tentazioni e gli impulsi che nascono da ciò che è proibito. “Nel Buio” è scritta come se fossimo inginocchiati in un confessionale, prima ancora di aver compiuto qualsiasi peccato, quasi a cercare il perdono in via precauzionale. Esploriamo il tema della solitudine e il peso delle scelte, riflettendo su ciò che si rischia ogni volta che ci si trova di fronte a un bivio, tra azioni e conseguenze”

Gli Origami su “Nel Buio”

Una serie di tematiche, in bilico tra critica sociale e spiritualità, messi a terra dagli Origami in maniera estremamente energica anche grazie all’aiuto di Davide “Divi” Autelitano, bassista e cantante de I Ministri, che ha prodotto il pezzo tra le mura insonorizzate degli House of Glass di Viareggio e gli Studio MEDA Sound di Lucca.

Ciao ragazzi è un piacere avervi qui con noi a The Soundcheck. In questo vostro ultimo singolo c’è una profonda riflessione ed esplorazione dei lati più oscuri che si celano nell’animo umano. Per voi, che cos’è davvero il Buio?

Il buio è da sempre associato all’ignoto, anche perché non si ha mai paura di ciò che non si vede ma di ciò che accade e che potrebbe celarsi all’interno. In questo caso per noi il buio è l’eterno conflitto fra cuore e cervello, ad ogni scelta corrisponde sempre una conseguenza. 

C’è un episodio personale o un fatto di cronaca che ha acceso la scintilla creativa dietro questo brano?

In realtà la necessità di partorire questo brano non nasce da un episodio in particolare, piuttosto è un’ammissione di colpa pur non avendo ancora fatto nessun tipo di torto, una confessione in via preventiva.

All’interno di Nel Buio si percepisce anche il desiderio di trasformare il caos e le insicurezze interiore in armi per affrontare la realtà di tutti i giorni. Come riuscite a tradurre questo messaggio nella vostra esperienza personale e artistica?

Arrivi ad un punto dove senti la necessità di essere più diretto possibile, tenendo conto anche di quello che sta succedendo nel mondo ogni giorno. Tutto è estremamente effimero e poco duraturo, di conseguenza troviamo che abbia molto poco senso vivere nella paura. Ecco perché abbiamo deciso di abbracciare l’ignoto del buio senza freni.

Al di là delle evidenti influenze di gruppi come Queens of the Stone Age e Ministri, c’è qualche artista inaspettato che guida la scrittura dei vostri brani?

In realtà c’è molto altro nel calderone, ci sono tanti riff dei Biffy Clyro, dei Foo Fighters e di tante altre band che hanno sicuramente lasciato il segno nel nostro cuore, gli incastri di Salmo, il groove di Anderson Paak e il tiro della rock opera American Idiot ci hanno influenzati parecchio. Non c’è un vero e proprio manuale sulla scrittura e spesso e volentieri ci lasciamo trasportare “di pancia”.

Tornando agli appena citati Ministri, com’è stato lavorare al fianco di Davide “Divi” Autelitano?

È stato incredibile, non succede spesso di trovare qualcuno con la sua energia in questo mondo. È stato estremamente stimolante poiché il lavoro svolto insieme è stato molto interattivo: abbiamo collaborato tutti insieme non per poter realizzare un prodotto snaturato ma per valorizzare i nostri punti di forza. Per questo lo ringraziamo, perché ha sempre dimostrato di apprezzare ciò che siamo senza mai cambiare rotta.

Sappiamo che il singolo è ancora “fresco”, ma dobbiamo aspettarci altre sorprese marchiate Origami nei prossimi mesi?

Abbiamo deciso di far uscire un secondo singolo per i primi di giugno, siamo molto contenti del lavoro svolto perché abbiamo sicuramente esplorato altre sonorità e siamo molto curiosi di sapere cosa ne pensate.

a cura di
Luca Barenghi

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