La Triestina, Tesser e l’importanza di saper fare un passo indietro
Talvolta vediamo le squadre di calcio prendere scelte difficili, spesso coraggiose, ma raramente le si vedono tornare sui propri passi, ammettendo di fatto di aver commesso un errore. La Triestina, in Serie C, con il rapporto con Attilio Tesser è un unicum che potrebbe fungere da esempio a club di Serie A ben più blasonati.
Errare è umano, perdonare è divino, ma perseverare è diabolico. Non tutti sanno che a Trieste c’è una squadra di calcio, la Triestina, che l’anno scorso viaggiava ad un ritmo importante, ha esonerato a inizio febbraio 2024 e senza motivo apparente il proprio allenatore, Attilio Tesser quando era terzo in classifica, dietro al Padova e al Mantova capolista che poi ha vinto il campionato. Uno shock per la piazza, soprattutto perché giustificato da una motivazione priva di logica: a detta del club ci si trovava più avanti del previsto e si doveva entrare nella famigerata “fase 2”. La tifoseria si è inferocita, le si è vista togliere il giochino che funzionava e che aveva regalato entusiasmo e i rapporti col club si sono deteriorati ai limiti dell’insofferenza.
I successori di Tesser sulla panchina della Triestina sono stati progressivamente sempre peggio: Roberto Bordin, subentrato al tecnico di Montebelluna, ha ereditato una squadra 3ª in classifica e dopo 4 sconfitte nelle prime 4 partite (probabilmente anche lo spogliatoio aveva mal digerito la situazione), ha proseguito con un trend che ha fatto concludere il campionato al 5º posto. Per intenderci, il Vicenza di Stefano Vecchi ha rimontato alla Triestina 19 punti da febbraio a maggio. Risultato: eliminati al secondo turno dei playoff e il club si separa da Bordin.
COSA È SUCCESSO QUEST’ANNO
Inizia la stagione corrente decidendo di scommettere su Michele Santoni, un allenatore in rampa di lancio che molto bene aveva fatto nella Eerste Divisie, la Serie B olandese. Parla di voler vincere il campionato, ma nelle prime 7 partite stagionali ne vince una e ne perde 6. Viene quindi esonerato e, in attesa di nominare un nuovo allenatore, la squadra viene temporaneamente affidata a Marino, l’allenatore della Primavera. Dopo un mese, la fumata bianca: Pep Clotet, allenatore catalano che ha nella grinta la caratteristica madre delle sue qualità. Ma la storia non cambia, anzi: peggiora. A fine novembre la Triestina si ritrova ultimissima, a 6 punti in classifica e l’ultima – l’unica – vittoria risale alla 1ª giornata di campionato, sotto mister Santoni. La squadra non segna, fa fatica a tirare verso la porta e prende gol da qualsiasi avversaria, incapace di reagire.
Ecco che, quindi, il direttore generale Alex Menta (fortemente contestato dalla tifoseria), nomina un nuovo direttore tecnico, Daniele Delli Carri, vecchia conoscenza della Serie A e dirigente di rilievo nella categoria. Il direttore, come qualsiasi dirigente, vuole incentrare il proprio progetto sportivo su un allenatore ed un allenatore soltanto: Attilio Tesser, che già voleva a Pescara e che ha la possibilità di averlo alla Triestina in quanto ancora sotto contratto col club. Al via la rappacificazione tra l’allenatore veneto e la dirigenza rossoalabardata e il subentro in panchina ha subito portato gli effetti desiderati.
NEL CALCIO ESISTONO LE CATEGORIE, MA NON SOLO
Non avrebbe potuto trovare esordio più difficile: dopo 3 giorni, la partita a casa del Padova capolista e successivamente il Vicenza (2º) tra le mura amiche. La Triestina, fanalino di coda, ferma sull’1-1 il Padova e vince 2-0 un derby coi vicentini che i rossoalabardati non vincevano dal 2008. Fa seguito la vittoria per 3-2 sul campo del Novara, ma ad Arzignano la squadra inciampa e perde 3-0: il segnale che, nonostante tutto, questa squadra avesse dei limiti. Limiti ai quali il mercato di gennaio sta cercando di porre rimedio, ma nel frattempo, con l’anno nuovo, sono arrivate altre due vittorie: 3-0 alla Clodiense e 0-2 sul campo del Caldiero Terme.
UN ALTRO PASSO
La Triestina è passata da un ruolino da 7 punti in 16 partite (poi diventati 6 a causa di problemi amministrativi) a 13 punti in 6 partite. Una media di 0,44 punti a partita prima di Tesser, mentre col tecnico di Montebelluna i rossoalabardati viaggiano al ritmo di 2,17 punti a partita. Da quando è tornato Tesser la squadra ha segnato 13 gol, ne ha subiti 6, ha vinto 4 partite, ne ha pareggiata 1 e ne ha persa 1. Un ritmo superiore alla 3ª in classifica, la Feralpisalò, a testimoniare due cose: la prima è che nel calcio esistano le categorie – e Tesser non ha perso tempo nel ricordarlo a tutti.
La seconda è che non è mai troppo tardi per fare un passo indietro, magari per farne poi due in avanti. La Triestina (in mano ad una proprietà americana, il fondo LBK Capital facente capo a Ben Rosenzweig) e i suoi dirigenti hanno indubbiamente commesso degli errori, primo fra tutti l’esonero di Tesser la stagione passata. Ma non è scontato vedere una società tornare sui propri passi, ammettendo di fatto di aver sbagliato, pur di correggere sé stessa nell’ottica di voler fare il bene del club. Non si pretende la perfezione assoluta, perché tutti possono sbagliare, anche se ci è voluto un po’ di tempo perché lo si capisse. Tuttavia, il fatto che la Triestina abbia fatto dietrofront significa essersi fatti un bagno d’umiltà, sintomo di un’intelligenza che, nonostante tutto, andrebbe apprezzata.
UN ESEMPIO VALIDO ANCHE PER ROMA E MILAN
Perché di esempi di proprietà americane a livelli ben più alti ne abbiamo e non è che siano esaltanti. A Milano, con RedBird che ha fatto fuori un’istituzione rossonera come Paolo Maldini, eliminando dal proprio organigramma il Milan stesso. Ma anche a Roma, con i Friedkin (per mano della greca Lina Souloukou) che dapprima rinnovano Daniele De Rossi con un contratto triennale, per poi esonerarlo dopo una manciata di giornate non entusiasmanti, ma nemmeno disastrose.
Entrambe le tifoserie sono ai ferri corti con le rispettive società, si sentono tradite e ferite nel profondo. Per il futuro, però, imparare dal passato può essere quantomai utile e necessario, anche se il passato è recentissimo. Perché l’ambiente della Triestina sta facendo pace con la proprietà e la dirigenza, ritenendo comunque inconcepibile come si sia perso un anno nel quale si sono rovinate due stagioni, ma apprezzando come ci si sia mossi a risolvere la cosa.
Alle volte non serve cercare di scervellarsi più del dovuto, perché spesso le soluzioni ai problemi le si hanno già in casa e questo sia da monito a chi prende le decisioni a Milano e a Roma: col dovuto rispetto per figure come Ibrahimovic o Juric (poi sostituito da Ranieri che a fine stagione tornerà in pensione), l’importanza di saper fare un passo indietro dice molto più di una dirigenza di quanto non lo farebbe incaponirsi in una direzione soltanto per partito preso. E alla fine ne giovano tutti.
A cura di
Luca Vendrame
Seguici anche su Instagram!