“Diamanti” di Ferzan Ozpetek: la recensione in anteprima del gioiello della sua carriera
La recensione in anteprima di “Diamanti”, l’ultima opera del pluripremiato regista Ferzan Ozpetek, che assiste al coronamento del suo ambizioso progetto: parlare delle donne tramite le sue punte di diamante, le attrici che hanno segnato la sua carriera. Un film che diviene una vera e propria celebrazione della figura femminile, in un racconto corale in cui quest’ultima si fa portavoce di solidarietà, unione e sorellanza
Disponibile al cinema a partire da oggi, giovedì 19 dicembre, Diamanti, il quindicesimo lungometraggio di Ferzan Ozpetek, che qui esce allo scoperto in tutti i sensi, raccontando direttamente e di persona il “dietro le quinte” di chi il cinema lo fa.
Già dalle prime riprese si poteva notare un insolito realismo, al cui centro vi sono le vere storie delle attrici che hanno accompagnato il regista lungo il suo percorso lavorativo: ed è qui che vengono celebrate nella loro verità, intente a ridere, scherzare, (mangiare) e lavorare con passione durante la lettura del copione insieme a Ferzan, che diventa attore.
Trama
Fine Anni ’70. Le sorelle Canova, Alberta (Luisa Ranieri) e Gabriella (Jasmine Trinca), gestiscono un’importantissima sartoria specializzata in costumi per cinema e teatro. Proprio qui viene presentato un microcosmo tutto al femminile, con donne appassionate al proprio lavoro che lasciano fuori dalla porta della sartoria (quasi tutte) i loro problemi e le loro difficoltà per diventare la migliore versione di loro stesse, ogni giorno.
Quando la costumista premio Oscar Bianca Vega commissiona al negozio i costumi per il suo prossimo film, le costumiste si buttano a capofitto nell’impresa, mettendo anima e cuore nella realizzazione dei capi in un racconto che intreccia tante storie ricche di passione, ma anche di ansie, di assenze stanzianti e legami indissolubili. Realtà e finzione si mescolano, così come le vite delle attrici e quelle dei loro personaggi.
La figura della donna
“Era nei miei progetti più ambiziosi realizzare un film atto ad omaggiare le donne, le loro vittorie e le loro conquiste quotidiane.”
Ferzan Ozpetek
E con Diamanti il regista vi riesce perfettamente, fungendo da esempio di come la figura maschile dovrebbe apparire accanto ad una donna: non come una minaccia, un carceriere o un problema, ma il suo più grande sostenitore.
Ferzan compie un salto in avanti proprio grazie alla maturità di quest’opera, una storia a lieto fine non per il percorso ma per l’arrivo. Un mondo a cui aspirare e da cui prendere esempio per positività e solidarietà.
Il tema della violenza domestica
All’interno della pellicola ritroviamo anche la storia di Nicoletta (Milena Mancini), che ci racconta la violenza domestica subita.
La donna si trova infatti costretta in un matrimonio dove la sua persona è ridotta all’osso, nella totale impossibilità di esistere come essere umano e come donna per compiacere i bisogni del marito violento che pretende un rapporto capo-domestica.
La drammaticità della situazione di Nicoletta raggiunge il culmine quando, dopo continue percosse, l’uomo (Vinicio Marchioni) minaccia di gettarla nel pozzo di casa (molto profondo e collegato al Tevere) nel caso non decida di licenziarsi dall’unico luogo che la fa sentire al sicuro per dedicarsi totalmente a lui.
L’impotenza che Nicoletta prova le impedisce di parlarne con le sue amiche, che fortunatamente avvertono la sua difficoltà e si offrono di aiutarla nello “spingere il marito ad uscire per comprare le sigarette e non tornare più”.
“Siamo come delle formiche noi, sembra che non contiamo niente, ma tutte insieme…, tutte insieme… .”
Piccole gocce che fanno la differenza all’interno di un vasto oceano, con esempi appartenenti alla vita di tutti i giorni. Appassionata della vita e del suo lavoro, ogni donna all’interno del film vive la propria esistenza e la mischia a quella di tutte le altre nella sartoria Canova, trovando un posto sicuro l’una nell’altra: nessuna è sola e non esistono problemi che insieme non si possano risolvere.
Il tema della morte
Torna il tenero tema della morte tanto caro a Ferzan, qui espresso in chiave luminosa, come qualcosa di inevitabile che va accolto come parte integrante della vita. Un evento che non cancella, ma trasforma e arricchisce.
Ozpetek utilizza il personaggio di Elena Sofia Ricci, che durante una delle scene che riportano lo spettatore alla realtà dei giorni nostri decide di non fare il film per rimanere accanto ad un’amica molto malata. Piena di paure e di insicurezze, la donna trova una forza titanica per proteggere chi ha bisogno di essere fragile.
Ferzan la osserva, sostituendosi di persona alla cinepresa e collocandola nel film accogliente in un complesso di stanze vuote in cui entrano i raggi del sole, intrisi di ricordi come durante un trasloco, dopo aver portato via tutti gli oggetti. Quando rimane solo la luce a riempire quel vuoto pieno di ciò che è stato.
La sua figura si fa quasi metafisica, come se stesse dialogando non con se stessa ma con la morte, non con paura ma con curiosità e accettazione.
Diamanti è l’opera decisamente più riuscita di Ferzan Ozpetek, uno spartiacque tra i lavori passati e futuri: un film arrivato al momento opportuno, in un periodo storico come il nostro dove abbiamo bisogno di sentire storie a lieto fine. Dove le persone possono ricordarsi di non essere sole e di essere amate, che non c’è niente di insormontabile e che alcune volte è proprio una fortuna che il proprio marito/ compagno/ fidanzato violento “esca a comprare le sigarette e non torni più”.
Il sentimento di speranza, unione e solidarietà presente nel capolavoro di Ozpetek – in tutte le sale da oggi, giovedì 19 dicembre! – renderà Diamanti un perfetto film di Natale.
a cura di
Michela Besacchi
foto di
Stefania Casellato
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