Agua y Agio intervista

Agua y Agio intervista
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Agua y Agio è un duo musicale indipendente. Un’esperienza che unisce emozioni e creatività in una fusione esplosiva di stili, linguaggi e mondi musicali. Il loro personale approccio sonoro, che tocca il pop urbano, il latin, il jazz e l’elettronica, rende le loro produzioni uniche e avvolgenti.


Abbiamo avuto la fortuna di incontrare Agua y Agio, ancora prima del live, per chiacchiere un po’ sul loro percorso, ed ecco com’è andata.

Com’è avvenuto il vostro primo incontro? E come avete deciso di mettere insieme un progetto ambizione come quello dei Agua Y Agio?

Il nostro primo incontro è avvenuto fortuitamente in un periodo dove entrambi vivevamo a Maiorca. Ci siamo conosciuti durante un trekking organizzato per expat e abbiamo iniziato a chiacchierare di musica, poi in maniera molto spontanea abbiamo provato a creare qualcosa insieme. Il risultato ci è piaciuto a tal punto di decidere di imbarcarci in questo progetto ambizioso con tutte le nostre energie.

Siete un duo o una band? Chi sono i musicisti che vi accompagnano? Avete mai subito dei cambi formazione?

Diciamo che siamo un “duo espandibile”. In due abbiamo fondato il progetto e siamo il numero minimo per portarlo avanti se dovessimo trovarci senza aiuti esterni. Fortunatamente però i ragazzi che abbiamo coinvolto nella registrazione di “Milalma” sono stati risucchiati in Agua Y Agio e quindi siamo praticamente diventati una band. In particolare il bassista Sebastian Martini (che ci ha aiutato tantissimo anche nella parte di mixing) e il batterista Mauro Carafa sono il cuore pulsante del gruppo, ma il bello è che la band è in continua espansione: recentemente abbiamo aggiunto una voce femminile (Marta Brandolini) e siamo sempre alla ricerca di nuovi elementi. Ad oggi suoniamo live in sette e oltre a quelli già citati abbiamo alla chitarra Matteo Addante (o Stefano Della Grotta) e alla tromba Giuseppe Bonifacio. In questo senso abbiamo già avuto qualche cambio di formazione, ma direi che potremmo forse definirci come un collettivo. Penso che renda meglio la nostra idea, ovvero la malleabilità della formazione e dei suoi componenti.

Milano è ancora una città accogliente dal punto di vista musicale? Come ve la vivete a riguardo? Quali sono i luoghi che favoriscono l’interazione tra artisti?

Diciamo che la musica che facciamo non è esattamente in target con quello che si sente maggiormente a Milano. L’utilizzo di lingue diverse, lo spagnolo e il francese, crea una barriera ulteriore in relazione alla scena musicale. Quindi la risposta è si e no allo stesso tempo. Ce la viviamo serenamente, pur sapendo che forse ci sono delle città in Europa dove sarebbe più facile arrivare al pubblico. Detto ciò Milano è ricca di artisti validissimi e i luoghi che per noi sono tra i più importanti catalizzatori (attraverso jam session o altri eventi di condivisione) sono il Biko, il Rogo Studio e la Cascina Nascosta.

Sentite mai la mancanza di un’etichetta?

Sicuramente la scelta di autoprodurci completamente è stata faticosa. Però pensiamo che in un primo momento valga la pena poter fare un progetto “tutto da soli”, per poi apprezzare le “comodità” di un’etichetta eventualmente in un secondo momento.

Come mai avete scelto il nome “Agua Y Agio”?

Il nome è originato dall’abbreviazione dei nostri due nomi d’arte, Akonkagua e Adagio. Ci piaceva il suono e anche l’assonanza con il detto in spagnolo “Ajo y Agua” che significa in qualche modo di adattarsi alle situazioni anche quando non vanno come desideriamo.

a cura di
Staff

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Cristina Cerioni

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