C’è posta per…vol. 1
Tarararararara tun tun tun…
Insomma ci abbiamo provato a replicare a parole l’inconfondibile “Love’s Theme” di Barry White, nonché la famosissima colonna sonora del programma che ha fatto della De Filippi l’eroina di tutti i sabato sera (passati a casa) della maggior parte degli italiani.
Da Postaindipendente ci siamo spostati su The Soundcheck, ma continuiamo a non avere la velleità di paragonarci al tv show dalla magica busta, eppure il nome della rubrica richiama l’idea di accogliere nella nostra (mail di) posta tutte le nuove proposte del mercato musicale emergente.
È stato impossibile così non dedicare, proprio ai protagonisti del nostro giornale, un format in cui, questa volta, a dover aprire la busta sono proprio gli artisti. Nasce dunque “C’è posta per…”: lo spazio in cui mensilmente accogliamo sui nostri divani virtuali le band o i singoli cantanti che hanno deciso di prendere in consegna una domanda dal pubblico.
La domanda del mese è: “Quanto ritieni importante trovare un equilibrio tra la ricerca di una propria identità musicale e il desiderio di rispondere alle aspettative del pubblico e del mercato? Quali sono le sfide nel mantenere l’autenticità mentre ci si affaccia a un’industria sempre più competitiva?”
Manifesto
È un tema decisamente complesso, che ha a che fare con il benessere dell’artista e del suo progetto. È fondamentale trovare un equilibrio giusto fra tutte le parti in gioco, equilibrio che può avere termini diversi a seconda delle scelte di ogni singolo artista. Rimane sicuramente chiave del successo (non solo economico o di pubblico) di ogni singolo progetto musicale il benessere dell’artista, che deve sentirsi entusiasta e, se non soddisfatto, perlomeno sereno nel “portare in giro” la propria musica. L’aspetto più importante e primario è quindi, per noi, la cura della propria ricerca artistica e della propria soddisfazione personale. Detto ciò è ovvio che nel momento in cui ci si affaccia all’esigenza di doversi (e volersi) mantenere con il proprio progetto ci si confronterà con la necessità di dover rientrare anche economicamente di quello che si suona e si scrive. Ma parlando e ascoltando le esperienze di artisti più navigati con cui abbiamo avuto a che fare, abbiamo sempre riscontrato che il fulcro del loro successo (psicologico e di pubblico) fosse la loro stessa coerenza. Ovvero il fatto di essersi sempre mantenuti sinceri in tutto ciò che hanno scritto e suonato.
Camera a sud
Noi come band siamo abbastanza self-made e non rincorriamo nessun mercato, ci piace fare musica, sperimentare e portare il nostro modo di suonare e di essere, in giro sia attraverso i live che con i lavori in studio. Oggi in un mercato aperto crediamo che gli equilibri di un tempo siano saltati, si parla di musica “democratica” che permette a tutti di avere una chance e proprio quella chance va giocata con coraggio e personalità per non diventare l’ennesima fotocopia di qualcuno.
DALE
Ho sempre fatto musica per passione e per istinto e non per contratto.Non scrivo per piacere a qualcuno, scrivo perché è un’esigenza primaria, di vita quotidiana. E’ istinto e non qualcosa di studiato a tavolino. Se poi incidentalmente i miei lavori piacciono a qualcuno o a molti, se qualcuno ci si rivede dentro, se qualcuno si pone le stesse domande che mi pongo io, posso solo che esserne contento. Dal punto di vista dell’industria… I social e Spotify hanno reso molto “democratico” il processo… c’è posto per tutti.
AlberiNoi
Per noi fare musica è un’esigenza, è un canale tramite il quale esprimiamo la nostra visione e i nostri vissuti. Nonostante il mercato spinga per una musica preconfezionata e plasticosa, siamo convinti che il vero equilibrio per un artista sia scrivere musica in cui lui stesso è il primo a ritrovarcisi.
La vera sfida è la perseveranza, continuare a pedale a testa bassa, portando la tua visione del mondo e mostrando all’industria che, in un mondo sempre più caotico e popolato di musica “mordi e fuggi”, è ancora possibile, anzi necessario, fare una musica vera, pensata, vissuta, dove ogni boccone può essere assaporato, goduto, capito o sputato.
Nancy Tungsten
I miei brani nascono sempre da un’urgenza di scrittura e non da un calcolo di mercato. Nella fase di composizione dello scheletro di una canzone, come nella parte della vestizione, dell’arrangiamento, non penso mai al “mercato”. Per me, l’identità musicale si sviluppa nel tempo e caratterizza i diversi periodi della nostra esistenza sonora. Preferisco concentrarmi su questa ricerca piuttosto che sulle aspettative del pubblico. Certo è che nella fase finale della consegna, devo fare i conti con gli aspetti legati alla diffusione: immaginare in quale scatola incasellare il genere, che mezzi utilizzare per pubblicizzare l’uscita, etc…Però proprio per via della “competitività dell’industria”, l’unico modo per stare nella tempesta – e rimanerci – è aggrapparsi alla propria autenticità, che vada di moda oppure no.
a cura di
Redazione
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