“Joker: Folie à Deux” – la recensione in anteprima (senza spoiler)
A distanza di 5 anni dal primo capitolo, Todd Philips torna a dirigere Joaquin Phoenix nel sequel di Joker dal titolo “Joker: Folie à Deux”, in uscita oggi, mercoledì 2 ottobre.
Risale ormai a qualche anno fa l’annuncio di Todd Philips sulla direzione di un secondo capitolo di Joker e sul fatto che quest’ultimo sarebbe stato un musical. La notizia venne accolta con un po’ di scetticismo dai fan, ma allo stesso tempo con grande curiosità e la speranza di vedere un sequel all’altezza del precedente.
Con questo progetto Philips ha dichiarato fin da subito di voler rischiare, sperimentando qualcosa di ancora più bizzarro rispetto a quanto visto nel primo film. In molti, però, si sono chiesti che tipo di musical sarebbe stato, se simile a La La Land, oppure più a Les Miserables, o addirittura a Rocky Horror Picture Show.
Altre domande riguardavano Phoenix e se sarebbe o meno riuscito a ripetere la performance del primo film. Ma anche Lady Gaga, e quanto fosse più o meno adatta al ruolo di Harley Quinn (precedentemente interpretato da Margot Robbie).
Nel mio piccolo proverò a rispondere a tutte queste domande e a darvi il mio punto di vista sulla pellicola, elencandone i pregi e i difetti, ovviamente senza fare spoiler!
La trama
In Joker: Folie à Deux, Arthur si trova a dover affrontare le conseguenze degli atroci atti commessi due anni prima del suo arresto. Accusato di 5 omicidi (di cui uno in diretta tv nazionale), dovrà cercare di difendersi per provare a ridurre la pena.
Mentre vive la sua nuova vita in prigione incontra però Lee, una ragazza che sembra comprendere il suo stato d’animo e che non lo farà più sentire solo.
Il bello
Ciò che sicuramente ha funzionato in questo secondo capitolo è lo stesso che aveva già funzionato per il primo, ovvero tutto il comparto tecnico e recitativo.
Quello che aveva sorpreso di Joker era stata infatti l’incredibile fotografia, che aveva contribuito a creare un’atmosfera disagiante e a valorizzare la fisicità del personaggio, la colonna sonora perfetta di Hildur Guðnadóttir – che ha infatti meritatamente portato a casa l’Oscar – e, ovviamente, la performance di Joaquin Phoenix, che ha lasciato tutti a bocca aperta.
Tutti questi elementi si ripetono in questo sequel con la stessa qualità, a tratti anche superiore.
La fotografia è godimento puro e continuo, con alcune inquadrature talmente belle da desiderare un poster di ogni scena per poterli appendere in camera. La colonna sonora, seppur meno presente, rimane un vestito cucito su misura per il film, e Phoenix si trasforma da Arthur Fleck a Joker con una facilità e un fascino tale da far attendere con ansia la scena successiva per vedere come apparirà e quello che farà.
In aggiunta a tutto ciò possiamo mettere anche Lady Gaga, che risulta piuttosto convincente e che porta su schermo una versione di Harley Quinn molto diversa da quella di Suicide Squad.
Il film è pieno di momenti molto intensi e di scene memorabili che arricchiscono il personaggio di Arthur, quello di Joker e ovviamente anche la trama del film.
Il brutto
Paradossalmente, il problema principale sono stati proprio i momenti musicali. Ho riflettuto a lungo sul perché per un amante di musical come me questi momenti siano stati così difficili da digerire. Ma dopo qualche ora sono arrivato a una risposta: le canzoni non erano dialoghi, spezzavano il ritmo del film, mi distoglievano dalle cose che mi interessavano di più e, soprattutto, non erano originali.
Infatti, quasi ogni canzone presente nella pellicola è una cover di brani preesistenti e, di conseguenza, questi ultimi risultavano spesso come spot di intermezzo tra una scena e l’altra. La scelta di mettere dei numeri musicali – seppur coerente con il personaggio – appare troppo ingombrante, sbilanciando l’equilibrio del film.
Inoltre la maggior parte dei numeri non ha particolari coreografie e risulta interessante principalmente per la messinscena che, come al solito, è impeccabile.
Per farla breve, la sensazione è stata quella di quando guardi un bellissimo film sui canali Rai o Mediaset e nei momenti migliori parte un carosello – uso questo termine perché più adatto di “pubblicità”.
Questo ha rallentato notevolmente il film, sottraendo tempo a dialoghi significativi e ingrigendo alcune sfumature dei personaggi. Specialmente Harley Quinn, che finisce per essere inghiottita da questi momenti musicali, faticando spesso a riemergere.
Non fraintendetemi, i dialoghi di spessore ci sono eccome e Harley è un personaggio molto interessante, però tutto questo poteva avere molto più spazio e, di conseguenza, mi ha lasciato quella sensazione di occasione persa.
Purtroppo anche il finale è destinato a far discutere molto.
Conclusioni
Ovviamente non si può definire questo come un brutto film, soprattutto considerando l’incredibile comparto tecnico e le performance attoriali.
Resta, tuttavia, un po’ di amaro in bocca per quello che avrebbe potuto essere, se Philips avesse seguito la falsa riga del primo capitolo.
Joker: Folie à Deux è, dunque, un film controverso, un progetto ambizioso che, forse, non ha raggiunto il suo massimo potenziale.
a cura di
Edoardo Iannantuoni
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