“Il robot selvaggio” – la recensione in anteprima!
Presentato oggi, domenica 29 settembre, in anteprima nazionale, “Il robot selvaggio” uscirà nelle sale italiane il prossimo 10 ottobre. Noi di The Soundcheck abbiamo già visto il film e ve ne parliamo qui, in questo articolo!
Chris Sanders, regista di successi come Lilo & Stitch e Dragon Trainer – nonché autore di alcuni tra i più bei classici Disney degli anni ’90, come La Bella e la Bestia, Aladdin, Il Re Leone e Mulan – torna all’animazione con un nuovo film, dove dimostra ancora una volta tutto il suo talento. Con una scrittura brillante – e spesso spiazzante – Sanders è in grado di raccontare emozioni complesse bilanciando perfettamente senso dell’umorismo e del dramma, rendendo così il film adatto sia ai più piccoli che ai grandi. Il Robot Selvaggio è un’opera ricca di avventure e momenti commoventi, destinata a conquistare il pubblico di tutte le età.
La trama
Il robot femmina Rozzum 7134 si schianta su un’isola deserta a seguito di un naufragio. Accidentalmente riattivata dalla fauna locale, si sveglia in un mondo a lei del tutto sconosciuto. Roz cerca di adattarsi al nuovo ambiente ma la sua natura artificiale la rende un’estranea agli occhi di qualsiasi specie animale.
La robot è programmata per sopravvivere in ogni circostanza e per servire gli uomini nelle loro faccende domestiche. Cerca perciò di rendersi utile con i pelosi abitanti dell’isola, che però la temono e la isolano. Un evento inaspettato, tuttavia, cambia la sua vita!
Per liberarsi di lei, un orso la scaraventa giù da un alto burrone, facendola precipitare su un albero dove si trova un nido. La sua caduta causa la morte di mamma oca e la distruzione di tutte le uova, eccetto una. Schiusosi l’uovo, l’imprinting del pulcino con la robot lo porta subito a considerare Roz come sua madre naturale. Da quel momento non si vorrà più staccherà da lei.
Per crescere il piccolo Beccolustro, Roz si rivolge a Fink, una volpe astuta e golosa, che diventa il suo mentore. Insieme, affronteranno la sfida di insegnare all’oca a volare: un’impresa ardua, a causa delle sue piccole ali e del pregiudizio degli altri uccelli.
Una robot, una volpe ed un’ochetta cominciano così il loro viaggio insieme. Il resto lo scoprirete al cinema!
“The Wild Robot”: Un’anima di metallo in un mondo naturale
The Wild Robot è un film d’animazione che sorprende per la sua capacità di unire la freddezza della tecnologia al il calore dei sentimenti. In un’epoca dominata dall’intelligenza artificiale, questo lungometraggio ci racconta la storia di Roz, che si ritrova catapultata in un’isola disabitata dagli umani. Qui, tra animali selvatici e un ambiente ostile, Roz dovrà imparare a sopravvivere e a trovare il suo posto nel mondo.
Un’anima inattesa
Ciò che rende The Wild Robot particolarmente interessante è la rappresentazione dell’anima di Roz. Nonostante sia una macchina, il robot sviluppa sentimenti profondi, come l’amore materno per un’oca orfana e l’amicizia con gli altri animali. La pellicola, quindi, ci invita a riflettere sulla natura dell’intelligenza (non solo artificiale) e sull’idea che anche le macchine possano provare emozioni.
Un’avventura tra natura e tecnologia
L’isola disabitata diventa lo scenario perfetto per un’avventura che mescola elementi di sopravvivenza e di scoperta. Grazie alla sua intelligenza artificiale, la robot riesce a risolvere problemi complessi e ad interagire con gli animali in modo sorprendente. Allo stesso tempo, però, il robot si trova a confrontarsi con i limiti della sua natura meccanica e con la fragilità della vita.
Un messaggio di speranza
Il robot selvaggio è un film che trasmette un messaggio di speranza e di inclusione. Roz è inizialmente un semplice robot, ma si evolve nel corso del film, sviluppando empatia e compassione. Pur risultando diversa dagli altri abitanti dell’isola, dopo diverso tempo ed ardue prove viene accettata ed amata per quello che è.
La sua storia è un invito a guardare oltre le apparenze e a riconoscere la bellezza e la complessità della vita, sia essa naturale o artificiale. La pellicola ci insegna l’importanza di andare oltre e di valorizzare le diversità.
Un’animazione di qualità
Dal punto di vista tecnico, Il robot selvaggio è un film di grande qualità. Le animazioni sono fluide e realistiche, i paesaggi suggestivi e la colonna sonora emozionante. Ispirandosi all’impressionismo, il film presenta immagini morbide e sfumate, con colori vivaci e senza contorni definiti.
Questa scelta stilistica crea un’atmosfera affascinante, perfetta per raccontare una storia di amicizia e scoperta. In particolare, la rappresentazione della natura è estremamente curata, con scene che ci permettono di immergerci completamente nel mondo dell’isola.
Il complicato rapporto madre – figlio
Il rapporto madre-figlio è uno dei legami più intensi e complessi che un individuo possa sperimentare. È un rapporto che si costruisce nel tempo, influenzato da una miriade di fattori, e che può evolversi in modo molto diverso a seconda delle circostanze.
Roz deve affrontare la sfida di crescere un figlio senza avere alcuna esperienza in materia, imparando dai suoi errori, adattandosi e scoprendo un lato di sé che non conosceva. La coppia insolita Robot-oca deve affrontare il giudizio degli altri animali dell’isola, che inizialmente diffidano della robot.
Attraverso la sua esperienza, Roz scopre il significato dell’amore materno e la gioia di vedere crescere un altro essere vivente. Un’educazione inusuale, il problema dell’accettazione e la scoperta della maternità sono ingredienti preziosi che emergono dalla pellicola.
Il concetto cardine della pellicola è che l’amore va oltre le differenze. Il film dimostra che esso può fiorire tra esseri completamente diversi, superando ogni barriera. La famiglia si sceglie: non è solo quella di sangue, ma è composta dalle persone che amiamo e che ci amano.
A mio parere
In conclusione, Il robot selvaggio è un film che va oltre il genere dell’animazione per bambini, offrendo una riflessione profonda sull’identità personale, sull’importanza delle relazioni ed interazioni sociali e sul significato della vita stessa.
Durante la visione del film in anteprima, ho notato che man mano che la trama si intensificava, il silenzio in sala diventava sempre più profondo. Un silenzio interrotto solo da qualche sospiro o da una lacrima che scivolava inosservata. Il pubblico sembrava trattenere il fiato, impaziente di scoprire come si sarebbe conclusa questa toccante storia.
La scena finale ha lasciato tutti senza parole, con gli occhi lucidi ed il cuore pieno. Un lungo applauso ha sottolineato l’intensità emotiva vissuta durante la proiezione. Consiglio vivamente la visione di questo film a chiunque: essa è stata infatti un’esperienza catartica per molti spettatori, che hanno potuto liberare le proprie emozioni e connettersi con i personaggi in modo profondo.
Io, ero tra quelli.
a cura di
Tommy Ippolito
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