“I mille occhi” – Festival internazionale del cinema e delle arti
Dal 18 al 22 settembre 2024 avrà luogo la XXIII° edizione di “I mille occhi” – Festival internazionale del cinema e delle arti al Teatro Miela di Trieste.
E’ stato annunciato il programma de I mille occhi, il festival fondato da Sergio M. Grmek Germani e diretto per il quarto anno da Olaf Möller e Giulio Sangiorgio, con la direzione organizzativa di Simone Starace. Il festival ad ingresso gratuito si terrà al Teatro Miela di Trieste, dal 18 al 22 settembre.
Incentrato sulla cura (e quindi sulla curatela) oltre che sulla ricerca negli archivi della storia di quella materia vivissima che è il cinema, il festival inaugura da quest’anno il Concorso Internazionale I mille occhi (con premio del pubblico). Esso è dedicato ad opere che si prendono cura di raccontare, ricostruire, aprire nuove prospettive sulla storia e le storie del cinema.
Il festival avrà in realtà una pre-apertura il giorno 17 settembre, con la proiezione di Henry Fonda for President di Alexander Horwath. L’evento si terrà al Cinema Sociale della Cineteca del Friuli di Gemona alla presenza del regista e della collaboratrice Regina Schlagnitweit.
Ma ora entriamo nel vivo del programma.
“Concorso Internazionale I mille occhi”
I mille occhi ha deciso di inaugurare un piccolo concorso dedicato a film sulla storia del cinema – una logica espansione dell’idea rosselliniana di cinema come ricerca continua. A competere sono otto film, capaci di coprire un’ampia gamma di generi ed estetiche.
Henry Fonda for President di Alexander Horwath è un saggio sulla leggenda di Hollywood Henry Fonda come prisma della storia americana degli Stati Uniti.
Pero di Danmjan Kozole è invece un esperimento di docufiction sulla tragica vita della star slovena Peter Musevski. In prima mondiale vi è poi Lo schermo negato. Gli effetti di Sirio Luginbühl sul cinema e sulle gente di Niccolò Orlando, un ritratto dell’avanguardia triveneta degli anni ’70 di Sirio Luginbühl.
Cālcitra Ēkhan di Añjan Datt è invece un lungometraggio di finzione sulla realizzazione di un classico indiano che avrebbe valso al suo protagonista il premio come miglior attore a Venezia. Enter the Clones of Bruce di David Gregory si pone come una gioiosa evocazione della mania di Bruce Lee ricordata dai suoi numerosi imitatori. Dorothy Arzner, une pionnière à Hollywood di Clara & Julia Kuperberg vuole omaggiare la pioniera del cinema statunitense Dorothy Arzner. E ancora, The Hidden Gesture. War and Melodrama in Hollywood’s 30s and 40s di Dana Najlis si propone come un piccolo film sul cinema hollywoodiano degli anni 30 e 40. Infine, Ode to R.G. Springsteen di John Winn è un’ode al regista di B movies R.G. Springsteen, attivo tra gli anni ’40 e ’70.
Fuori concorso, in anteprima mondiale, ci sarà anche l’installazione di un colossale collage di 13,5 ore (!): Non c’è Nessuna Dark Side (atto uno, parte due) _ L’Orizzonte degli Eventi di Erik Negro Esso trasforma la storia del cinema in un unico, spettacolare, viaggio, un condensato di quello che, nella sua essenza, è I mille occhi.
Il Premio Anno Uno
Il tradizionale Premio Anno Uno è quest’anno assegnato a Yervant Gianikian e alla scomparsa Angela Ricci Lucchi, due cineasti fuori dall’ordinario, celebrati in tutto il mondo. Sono artisti che, partendo da percorsi legati all’avanguardia, si sono inventati un modo unico, la camera analitica, per reinquadrare in senso critico e umanista la storia del Novecento e gli archivi delle sue immagini. Il premio verrà consegnato a Yervant Gianikian il 22 settembre, in chiusura di festival, con la proiezione di Frente a Guernica, e i due cineasti verranno omaggiati anche da una notte di Fuori Orario, su Rai 3, con la trasmissione dei due capitoli di I diari di Angela.
“Anni di Kafka” e “Il pianeta della stanchezza“
Gli abituali percorsi eccentrici del festival, tesi a scrivere delle possibili storie del cinema legando insieme titoli apparentemente lontani, sono due. Il primo è Anni di Kafka, dedicato al rapporto tra il cinema italiano degli anni di Piombo e gli influssi kafkiani. Il percorso parte da Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto di Elio Petri (a cui si ispira la locandina del festival firmata da Maurizio Lacavalla). Esso passa poi per opere di Marco Ferreri (L’udienza), Corrado Farina (… hanno cambiato faccia), Nanni Loy (Detenuto in attesa di giudizio) e Sergio Martino (La polizia accusa: il Servizio Segreto uccide).
Il secondo percorso, curato da Dario Stefanoni e intitolato Il pianeta della stanchezza, evolve dalla riscoperta del cinema animato di un grande scultore, Toni Fabris. Il recupero della sua opera – su tutti il pionieristico e ancora profondamente attuale Gli uomini sono stanchi, recentemente restaurato dalla Biennale di Venezia – viene accompagnato da film che la contestualizzano e ne risaltano le prospettive. Tra questi un omaggio al collezionista e studioso triestino Diego de Henriquez, nel cinquantenario della sua morte. Sei cortometraggi della sezione sono conservati e sono stati digitalizzati da Archivio Cinema Impresa, per gentile concessione di Videa; quattro dalla Cineteca di Bologna; uno da Cinecittà/Luce.
L’omaggio a Louis Skorecki e a Adriano Aprà
Due gli omaggi a figure di critici che – in conformità alla sensibilità del festival – sono anche
cineasti, sin dalla scrittura ma anche direttamente su pellicola. Ci sarà una retrospettiva dedicata al francese Louis Skorecki, premio Anno Uno 2023. Oltre al completamento del trittico di Les cinéphiles, saranno presentati i suoi primi rari e scandalosi film, inediti in Italia. Tra questi Eugénie de Franval, ispirato all’opera del marchese De Sade, che è per Georges Bataille uno dei testi più indispensabili della storia della letteratura.
Si celebra anche la figura di Adriano Aprà, maestro della critica italiana recentemente scomparso. Con la collaborazione della sua Associazione Fuorinorma, curata da Cristina Torelli, si presenteranno alcuni suoi videointerventi critici. In essi la passione per il cinema e le rievocazioni di amicizie e amori s’intrecciano. Si vedranno inoltre il critofilm Rosso cenere, firmato da Aprà insieme a Augusto Contento e dedicato allo Stromboli di Rossellini, e il film di fiction del critico, Olimpia agli amici.
Proiezioni speciali
Chiudono il programma due proiezioni speciali a parte, curate da Mila Lazic. Si tratta della prima italiana di El Shatt – Nacrt za utopiju (El Shatt – Progetto per un’utopia) di Ivan Ramljak, film che ricostruisce un fatto poco conosciuto e studiato della Seconda Guerra Mondiale sul territorio Dalmata. Fra il 1943 e il 1946, per proteggere la popolazione più vulnerabile dalla violenza nazista, Tito e le forze Alleate hanno organizzato dei campi per i rifugiati a El Shatt nella penisola del Sinai. Il film ricostruisce la storia grazie a un documentario britannico girato a El Shatt all’epoca, le fotografie d’archivio disponibili e le testimonianze dei superstiti. Il regista stesso ha scoperto tutto questo attraverso il diario egiziano di un suo prozio.
L’altra è la proiezione dell’incredibile Il volo di Silvano Agosti in occasione del centenario di Franco Basaglia. Nello stesso anno in cui Forman trionfa agli Oscar per il film culto, Qualcuno volò sul nido del cuculo, Basaglia invita i suoi ospiti a volare. Un progetto bizzarro e geniale che trasforma la metafora della libertà nell’atto concreto. Silvano Agosti, che conosce Basaglia dai tempi dell’Ospedale di Gorizia negli anni ’60, viene invitato a filmare l’organizzazione della gita nel cielo. La versione originale del 1975 è arricchita dalle testimonianze di Maria Grazia Giannichedda, una delle più strette collaboratrici di Franco Basaglia. Qui racconta il modo innovativo di affrontare il tema della follia e più generali i processi di esclusione sociale.
a cura di
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