“Love Lies Bleeding”: l’upside down tutto al femminile

“Love Lies Bleeding”: l’upside down tutto al femminile
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“Per capirmi, chiedimi da dove vengo”: “Love Lies Bleeding” è il frutto di un società dove la violenza domestica è all’ordine del giorno ed è parte dell’accordo prematrimoniale, famiglie sono disarmoniche e la criminalità è l’unica lingua parlata.

Love Lies Bleeding è il secondo lungometraggio della regista Rose Glass, che disegna la sua parte di New Mexico dove l’attenzione è rivolta alla donna. O per la precisione a due donne degli anni ’90 in ambiti diversi: l’amore, l’ambizione e la sopravvivenza all’interno della società.

La regista sceglie l’indie movie, ma non solo. Introduce generi curiosi – e talvolta inabbinabili, ma centrati in una visione d’insieme – per raccontare la storia d’amore di Lou e Jackie, una dei principali elementi di tossicità utilizzata per trattare la spirale di dipendenze e abusi al centro del film.

La trama

Lou (Kristen Stewart) è la manager di una palestra a cui l’incontro con Jackie ( Katy O’Brian) cambia la vita: la ragazza è infatti una bodybuilder con il sogno di vincere un concorso a Las Vegas. Le due si innamorano perdutamente, ma nulla è mai tutto rose e fiori: il loro amore deve infatti fare i conti con la violenta famiglia di Lou. Un cognato picchiatore, un padre criminale che detiene un poligono di tiro e una spirale di delitti che le coinvolgerà direttamente!

Primo piano sull’amore tossico

Quello che ferisce di più del vedere il volto gonfio di botte di Beth (Jena Malone) è la cura e la dedizione rivolta al suo aguzzino, il ritagliato posto nel mondo che si è scelta per non disturbare la vita di lui, e “l’amore” che la porta a non voler in nessun modo nient’altro, se non questo.

Una trappola ancora attuale, che diventa troppe volte una sentenza di morte per la persona sbagliata. Osserviamo impotenti la sorella Lou rinunciare alla sua vita per accertarsi di essere lì a raccogliere quanti più pezzi può e a sperare che lui sparisca per sempre. Il tourning point del film è proprio questa storia, che è tutto tranne che secondaria.

L’amore di Jackie nei confronti di Lou – e l’ennesima chiamata dall’ospedale – la trasformano in un giustiziere anabolizzato. Mossa, sì, dalla sete di giustizia, ma nel modo più splatter possibile. Inizia così una spirale di omicidi e goffi tentativi di depistaggio (ed instradaggio) da parte delle due donne, che rimaranno a loro volta intrappolate in una vita limitata dove l’unica cosa sensata da fare è sopravvivere.

La dipendenza

Il potere che deriva dal possedere delle armi è celebrato da un brillante e ben pettinato Ed Harris, il padre di Lou e Beth. Un ricchissimo uomo d’affari nel commercio balistico, nonché elegantissimo pluriomicida, che diventa lo ying (o lo yang) di Jackie, una culturista ambiziosa senza un piano b che pretende dal suo corpo tutta la potenza e la protezione necessaria.

La dipendenza dalla forza (e quindi dal potere) la rende vulnerabile a sostanze anabolizzanti, per ottenere obiettivi che naturalmente sarebbe impossibile raggiungere. Inizia dunque un loop di scelte sbagliate che la cambieranno nel profondo, rendendola la versione peggiore di se stessa e la allontanandola dalla retta via.

Siamo noi che diciamo no, è vero, ma Lou gioca un ruolo fondamentale nell’inizio della dipendenza di Jackie, che si affida totalmente alla sua coscienza e alle sue possibilità economiche: la ragazza incomincia ad assumere steroidi, mentre (pur amandola) usa Lou, trasferendosi a casa sua.

Quest’ultima diventa a sua volta dipendente da Jackie, dalla sua vitalità e dal suo progetto di esistenza. Scambiato per amore, questa sorta di accudimento le fa dedicare la sua vita ed il suo tempo ad innalzare l’oggetto della sua ossessione: la ragazza farebbe di tutto per lei, anche diventare complice di un omicidio.

Tutto questo “bisogno” sfocia inevitabilmente in situazioni spiacevoli e sbagliate, ma soprattutto senza possibilità alcuna di invertire il senso di marcia. L’obiettivo è uno per tutti i personaggi: ottenere tutto ciò che si sono prefissati. Questo progetto non può subire battute d’arresto o inconvenienti, a costo di doversi pestare i piedi a vicenda.

Rose Glass

Dopo un esordio promettente in Saint Maude, la regista riscrive in Love Lies Bleeding una potenza interamente al femminile. Il film sa decisamente dove sta andando, ha una personalità ben formata e un intreccio di generi importante, che inizia con una storia che ha senso e che porta l’immaginario collettivo a tifare per le protagoniste. Terminando con dei riferimenti fantasy che evitano decisamente la banalità e che risvegliano dal torpore con trovate XXXL.

Love Lies Bleeding sarà in programmazione al cinema da domani, giovedì 12 settembre, in un roller coaster di emozioni (e di generi) che terranno incollato lo spettatore allo schermo.
Buona visione!

a cura di
Staff

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Michela Besacchi

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