Vasco Brondi – Acieloaperto, Cesena – 12 agosto 2024

Vasco Brondi – Acieloaperto, Cesena – 12 agosto 2024
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Il cantautore ferrarese arriva sul palco di Acieloaperto, a Cesena, portando le canzoni del suo ultimo disco, Un segno di vita.

Strana parabola quella di Vasco Brondi. Quindici anni fa, quando esordì con lo pseudonimo Le luci della centrale elettrica, era un cantante con il nome da band. “Più per sfiga”, come disse lui in qualche vecchia intervista, perché in provincia facevano tutti nu metal. Oggi invece, che usa il suo nome, è accompagnato da una band.

Quando sale sul palco di Acieloaperto, alla Rocca di Cesena, a fargli compagnia ci sono infatti Andrea Faccioli e Riccardo Onori alle chitarre, Niccolò Fornabaio alla batteria, Carlo Maria Troller al basso e Clara Rigoletti alle tastiere e al violino.

Quella di Cesena è una delle ultime tappe del suo tour estivo, una cavalcata che l’ha portato ovunque in Italia. E, anche se le temperature qui in Romagna sono torride in questa serata di agosto, non hanno di certo impedito al pubblico di arrampicarsi numeroso fino alla rocca che domina la città. Il concerto è preceduto dalle esibizioni di Arianna Pasini e Laila Al Habash, entrambe sul Lunar stage. Alle 21.30, puntuali, Vasco Brondi e la band salgono sul palco. 

Il set inizia con Illumina tutto, uno dei brani dell’ultimo lavoro. Una preghiera dolce, che prende forza arrivata al ritornello “Ma Sara troverà un po’ di buona sorte/E la fame, la sete di vita, le chitarre distorte/Poi ritroverà l’amore e gli altri disastri/Qualcuno che grida: Arrivano i nostri”.

Quel “arrivano i nostri”, gridato dal pubblico, dà la dimensione del rituale collettivo che sono diventati negli anni i concerti di Vasco Brondi. Difficile immaginarlo solo qualche anno fa.

Si continua con Le ragazze stanno bene, uno dei brani scritti con lo pseudonimo de Le luci della centrale elettrica. Nonostante siano pensati per raccontare e suonare le canzoni dell’ultimo disco, i concerti di Brondi lasciano spazio anche ai lavori precedenti, quelli della sua prima fase. Sorprende quante canzoni abbia scritto in questi anni, e come siano cambiati i testi. La sensazione è che i suoi brani siano diventati qualcosa di diverso. C’è meno rabbia, forse. Meno dilemmi esistenziali. Oggi la visione è più ampia, della vita e di tutto quello che la riguarda. Prendiamo il buono che c’è, sembrano dirci.

Quest’ultimo disco è stato registrato in alta montagna” racconta, e colpisce come queste canzoni, scritte in solitudine, oggi vengano cantate da centinaia di persone insieme, come fossero un’unica voce.

Forse, proprio la presenza di un elemento eterno come la montagna, che era lì molto prima di noi e lì sarà molto dopo il nostro passaggio, contribuisce a dare la giusta proporzione alle cose.

Vasco Brondi racconta e si racconta molto tra una canzone e l’altra. “Una volta terminato il disco ho capito cosa avevo scritto” dice, quasi parafrasando l’altro Vasco emiliano. Le canzoni nascono da sole, i cantautori sono solo il tramite attraverso il quale si manifestano. Quelle di Un segno di vita sono piene di fuoco. E, come il fuoco, illuminano e ci permettono di vedere meglio quello che ci circonda. Anche se, come specifica Brondi, siamo spesso portati a concentrarci su quello che non va, perdendo di vista le benedizioni, come quella di vivere in questa parte del mondo.

E, sempre a proposito di fiamme, Fuoco dentro è uno dei brani più potenti di Un segno di vita, anche per la presenza di Nada nella versione in studio. ”E sei sopravvissuta perché Il fuoco dentro te bruciava di più del fuoco attorno a te”, fa da eco il pubblico.
Vasco grida, racconta e mette tutto sul tavolo. Viscere e cuore. Ed è allora che il “fuoco dentro”, che brucia e continua a bruciare, mi ricorda una sua intervista di qualche tempo fa. Le parole che usa nelle canzoni, l’impeto del crederci davvero, per anni lo hanno portato a essere sfottuto, proprio per quell’estetica del “carino”, diceva, del fare le cose senza crederci troppo. Ma oggi è proprio questo “crederci” a renderlo così amato. Vasco ha fatto la rivoluzione, la sua.

Tra un brano e l’altro, c’è spazio anche per la poesia. “Una cosa un po’ d’altri tempi”, dice. Ma d’altronde Brondi è un uomo di parole, i testi sono sempre stati l’aspetto più importante, e potente, delle sue canzoni, così intrise di letteratura.

Se la mia vita, o la tua o di altri, fosse tradotta in architetture chissà che costruzioni mirabili, mancanza di logica, spreco di materiali, equilibri per miracolo, terreni sbagliati”, recita. La condivisione è un atto d’amore verso il pubblico.

Durante l’esecuzione de La Terra, l’Emilia, la Luna vedo alcune persone del pubblico abbracciarsi, una ragazza piange. La grande forza di queste canzoni è quella di portarci in un posto lontano, in un tempo che non c’è più. La nostalgia è ovunque, in strofe e ritornelli, per una giovinezza che forse è durata troppo poco.

Nella scaletta della serata non mancano i classici, come Cara catastrofe, Quando tornerai dall’estero o Destini generali.

Alle undici passate il cantautore e i musicisti scendono dal palco tra gli applausi del pubblico. Il detto “si nasce incendiari e si finisce pompieri” non sembra valere per Vasco Brondi, che ancora oggi continua ad accendere fuochi e a fare la sua personale rivoluzione in musica.

Setlist

Illumina tutto
Le ragazze stanno bene
Meccanismi
Qui
Fuoco dentro
Incendio
La Terra, l’Emilia, la Luna
Ti vendi bene
Cara catastrofe
Quando tornerai dall’estero
I destini generali
Stelle Marine
Va dove ti esplode il cuore
Chakra
Piromani
Mistica
A forma di fulmine
Un segno di vita
Nel profondo Veneto

a cura di
Daniela Fabbri

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Daniela Fabbri

Sono nata nella ridente Rèmne, Riviera Romagnola, nel 1985. Copywriter. Leggo e scrivo da sempre. Ho divorato enormi quantità di libri, ma non solo: buona forchetta, amo i racconti brevi, i viaggi lunghi, le cartoline, gli ideali e chi ci crede. Nutro un amore, profondo e viscerale, per la musica, in tutte le sue forme. Sono fermamente convinta che ogni momento della vita debba avere una colonna sonora. Potendo scegliere, vorrei che la mia esistenza fosse vissuta lentamente, come un blues, e invece sono sempre di corsa. Mi piacciono gli animali. Cani, gatti, procioni. Tutti.

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