Fabi, Silvestri e Gazzè – Circo Massimo, Roma – 6 luglio 2024

Fabi, Silvestri e Gazzè – Circo Massimo, Roma – 6 luglio 2024
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Una festa, tre festeggiati, 50 mila invitati, una location da sogno, ed un’unica «padrona della festa: la musica. Nicolò Fabi, Daniele Silvestri e Max Gazzè ieri sera al Circo Massimo hanno regalato uno spettacolo nel senso più puro del termine, una cosa talmente speciale da apparire incredibilmente normale.

Di feste obbligate e di gioie spontanee

Nella vita di ognuno di noi ci si trova ad organizzare due tipi di festa. La prima tipologia riguarda le tappe in qualche modo obbligate dall’età anagrafica o dalla società: un compleanno che non si ha troppa voglia di festeggiare, ad esempio, una laurea conseguita tra lacrime e sangue. La seconda riguarda la festa che sgorga spontanea: un abbraccio dal quale è impossibile staccarsi, le lacrime che scendono serene e sincere, la celebrazione della vita, dell’amore, dell’amicizia. «Una somma di piccole cose», direbbe uno dei festeggiati. Il concerto di ieri sera è certamente ascrivibile al secondo genere di festa: Fabi, Silvestri e Gazzè hanno celebrato sia i dieci anni da quel meraviglioso disco corale che era «Il padrone della festa», sia l’amicizia nel senso più puro del termine, sia la musica nel senso sublime e metafisico del termine.

Splendidamente anacronistici

Per le leggi del mercato discografico italiano, siamo tristemente abituati a vedere “reunion” di cantautori un tempo noti, messi insieme a tavolino per una tournée dal sapore vintage non autentico.

I tre cantautori, invece, sono insieme su quel palco perché le loro anime sono così meravigliosamente affini da risultare quasi un prolungamento l’una dell’altra, nonostante ognuno dei tre abbia avuto, nel corso della carriera, soluzioni musicali non per forza simili. A riprova di quanto detto, non seguirà un tour a questo concerto; le feste spontanee, si sa, non sono replicabili in maniera alcuna.

Il già citato “fil rouge” è l’amicizia, ma anche la musica italiana espressa nella sua accezione migliore, quella che di norma andrebbe scritta con la lettera maiuscola e rientra a pieno titolo nella definizione di arte. Non pensare male adesso, non è stato il solito concerto, insomma, parafrasando quel capolavoro di sensibilità che è “Il solito sesso”.

Eravamo tre amici al bar

Appena i tre arrivano sul palco è evidente che quel becero meccanismo della mente umana che tende a creare delle classifiche sulla base di “Chi è il tuo preferito?”, non avrebbe funzionato. I tre parlano, cantano, si muovono sul palco con una spontaneità a tratti disarmante, quella tipica di tre amici che hanno un bagaglio di vita vissuta immenso. Fabi, Silvestri e Gazzè saremmo potuti tranquillamente essere noi, al bar con i due amici con i quali abbiamo condiviso larga parte della vita, quelli che ci conoscono meglio di quanto conosciamo noi stessi.

Nella scaletta, a mio modesto modo di vedere perfetta, non esiste un singolo pezzo che non sembri scritto anche per gli altri due; la sensibilità incredibile di Fabi, la brillantezza di Silvestri, l’affaticata spensieratezza di Gazzè, tutto si confonde e si risolve in un tripudio di sentimenti autentici.

Lo show

Non temo smentite nel definire Fabi, Silvestri e Gazzè un miracolo nel panorama musicale del belpaese. Nell’immensa platea, circa 50 mila persone, non c’è modo di perdersi in maniera alcuna. Il concerto raggiunge chiunque e i tre festeggiati si preoccupano di tutti i loro invitati, anche di quelli dell’ultima fila, perennemente chiamati in causa dai tre. Il concetto stesso di festa viene trasfigurato e, con il passare del concerto (tre ore senza pausa), gli invitati diventano festeggiati a loro volta, testimoni di rara bellezza e di sincero divertimento.

Una carriera così longeva come quella di Fabi, Silvestri e Gazzè, impone delle scelte, a mio parere tutte azzeccate nella costruzione di una vera e propria scaletta perfetta. Dalla romanticissima “Mentre Dormi” all’energia sovversiva di “Cohiba”, passando per la meravigliose e sofferte “Il negozio di antiquariato” e “Costruire”, per arrivare all’istrionica “Testardo” e alla più recente “A bocca chiusa”, il pubblico sperimenta tutti i sentimenti umanamente percepibili, anzi ne scopre di nuovi.

Mi si conceda una piccola digressione su quell’esempio di poesia contemporanea che è “Facciamo finta”; Fabi suonava i primi accordi e tra me e me pensavo “Siamo in 50mila al Circo Massimo, Nicolò è armato solo della sua chitarra, non potrà farmi male come in passato in un contesto più introspettivo”. Che errore da principiante. Il brivido è collettivo e credo non serva aggiungere altro.

La resistenza

I bis sono all’insegna dell’energia e delle gambe che, nonostante siano un po’ provate, saltano in un tripudio di gioia con “Sotto Casa” e “Salirò” che lasciano poi il posto all’iconica “Lasciarsi un giorno a Roma” che ci ricorda che la strada verso la libertà, può essere dolorosa, ma necessaria.

Come tutte le feste che si rispettino, torni a casa pieno di gioia per tutto quello che hai vissuto e, nel mio caso, anche con una dose di speranza senza precedenti. Non mi è dato sapere se l’amore esista o meno, quello che so, però, è che Fabi, Silvestri e Gazzè sono dei veri e propri Partigiani della musica italiana e, sono certo, saranno un esempio da seguire, una sorta di faro anche in tempi bui come quelli che stiamo vivendo.
Lunga vita alla Resistenza.

a cura di
Donato Carmine Gioiosa

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