“The Crow – Il Corvo” – la recensione in anteprima
Molte volte è difficile mettere mano ad un cult del cinema e farne un remake: il rischio di uno scivolone clamoroso è dietro l’angolo e per l’attore protagonista si potrebbe arrivare ad una croce rossa indelebile sulla sua carriera. A distanza di 30 anni dal primo “Il Corvo” il regista Rupert Sanders ha deciso di mettersi in gioco, provando a migliorare un film entrato nella leggenda.
Avevo 10 anni quando nel 1994 uscì al cinema Il Corvo. All’epoca il film era circondato da un’aura di mistero e l’attore protagonista era Brandon Lee, figlio di quel Bruce Lee diventato mito grazie al suo Kung-Fu sul grande schermo e alla sua misteriosa morte ad Hong Kong, durante le riprese di Game of Death.
Brandon Lee che, come il padre, morì sul set a causa di un tragico incidente.
Gran parte del successo della pellicola fu proprio grazie – o a causa di – quest’ultima, che creò un hype incredibile, tanto da lanciarlo al primo posto al botteghino a livello mondiale e da renderlo un vero e proprio cult, nonostante non fosse assolutamente un film epocale.
Un successo che si tradusse in 3 sequel e una serie tv assolutamente dimenticabili, che posero nel 2005 la parola fine alla saga tratta dal fumetto di James O’Barr.
Nel 2022 The Hollywood Reporter (una delle due riviste a tema cinematografico più importanti degli Stati Uniti) annunciò l’imminente realizzazione di un nuovo remake con la regia di Rupert Sanders, con Bill Skarsgard nel ruolo del protagonista e con la cantante FKA Twigs nel ruolo di Shelly Webster.
Nonostante la fine delle riprese nello stesso anno, la decisione della produzione è stata quella di distribuire la pellicola nel 2024, nel trentennale dell’uscita dell’originale con Brandon Lee come protagonista.
Un corvo, tante differenze
Se nella pellicola del 1994 la trama ricalcava abbastanza fedelmente il fumetto da cui è tratta (dove Eric, rocker classico dal cuore tormentato, e la fidanzata Shelly vengono brutalmente assassinati da una banda di criminali e, a causa di ciò, il protagonista resuscita per portar a termine la sua missione: la vendetta), nel remake troveremo un tormentato Eric rinchiuso in un centro di recupero. Qui conoscerà Shelly, ragazza dagli oscuri segreti che sta scappando da Vincent Roeg (Danny Huston), facoltoso uomo che ha fatto un patto col diavolo per la vita eterna in cambio di anime pure.
La loro fuga da quel centro porterà i due a vivere una storia d’amore tanto veloce quanto ardente, fino a quando gli scagnozzi di Roeg troveranno i due e li uccideranno. Ma dopo questo fatto Eric, coadiuvato da Kronos (Sami Bouajila), tornerà nel mondo dei vivi per vendicarsi di tutte le persone coinvolte nella loro morte, uccidere Vincent Roeg e far tornare in vita lui e Shelly.
I punti in comune tra le due pellicole sono molti, ma si è volutamente creata una certa distanza per dare una sua entità alla pellicola del 2024, cercando di non farla vivere del ricordo di Lee, ma provando a dare una nuova vita al protagonista e – magari – cercando di creare un nuovo franchise.
2 ore di dubbi
Forse più del predecessore, questo film ha grandi problemi tecnici: buchi di trama qua e là, che a volte ci fanno perdere il senso della storia, non facendoci capire il perché siamo giunti a quel punto. Un’esagerata necessità narrativa che porta a ¾ di film che potrebbero tranquillamente essere riassunti in poco più di mezz’ora e ad un nucleo d’azione che si racchiude nell’ultimo quarto, offrendoci un senso più di riempitivo che di core centrale del film.
Un problema non indifferente per una pellicola che fa della vendetta il suo stilema principale! E nemmeno un gigantesco Bill Skasgard riesce a salvare la situazione, poiché la lentezza che si percepisce per tutto il film porta ad un appesantimento dei personaggi, eliminando gran parte di quel pathos di cui il film necessita.
A salvarsi senza ombra di dubbio è la fotografia, che regala almeno tre scene che devono essere inserite a pieno titolo nel libro di “come realizzare la fotografia di un film”. Fotogrammi che ricordano da vicino grandi capolavori della storia del cinema e che da soli valgono il biglietto, appagando tutti gli amanti della Settima Arte. Vi invito ad individuarli e a goderne come ne ho fatto io!
Ali tarpate
Dare un giudizio ad un remake di un film cult è sempre molto difficile. Molti dei commenti sono necessariamente condizionati da quello che c’è stato prima, ma in questo caso senza ombra di dubbio le quasi due ore di film sembrano assolutamente non necessarie.
The Crow – Il Corvo poteva essere decisamente più corto, o comunque gestito in maniera molto diversa.
Questa sensazione di “allungamento del brodo” porta ad un certo disagio nello spettatore, che (com’è capitato spesso in sala) inizia a sbuffare, non vedendone la fine e chiedendosi se il regista avesse o meno presente il fumetto da cui deriva.
Una volta arrivati al vero nucleo di vendetta, la noia che aleggia nella sala sparisce alimentando un forte senso di disagio dovuto ad una domanda che si insinua nelle menti degli spettatori: “Perché il film non è stato per lo più così?”.
Le scene d’azione sono infatti esaltanti, a tal punto da far pensare al pubblico: “ È questo quello che volevo”.
Non tutto è dunque da buttare via. Bill Skarsgard si rivela ancora una volta un fantastico attore, grazie ad un’espressività fuori dal comune che però non è sufficiente per annoverare The Crow – Il Corvo tra i film indimenticabili di questo 2024.
Anche il confronto con il predecessore risulta a vantaggio di quest’ultimo, poiché la pellicola con Brandon Lee rimane un film cult da vedere, rispetto a questo che, pur meritando una possibilità, non vi lascerà di certo appagati, in un periodo caratterizzato da blockbuster di assoluto livello.
The Crow – Il Corvo vi aspetta in sala a partire da oggi, mercoledì 28 agosto.
Buona visione!
a cura di
Andrea Munaretto
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