“Il Grande Lebowski” – Quando una vestaglia diventa cult
Un film può segnare un’epoca, può diventare il punto di partenza a Hollywood e accostare in maniera indelebile un personaggio ad un attore: negli anni abbiamo avuto attori che a causa del legame troppo stretto col proprio personaggio si sono bruciati una carriera, altre volte invece hanno esaltato l’attore stesso che grazie a quel personaggio ha elevato il proprio status a mito. Questo è quello che è successo a Jeff Bridges con uno dei personaggi più iconici degli anni ’90, il Drugo, in uno di quei film che quella decade l’ha segnata: Il Grande Lebowski.
Spesso si usa in maniera errata il termine cult, ma in questo caso siamo di fronte a quella che, nelle vecchie enciclopedie, sarebbe a tutti gli effetti l’immagine accanto alla spiegazione del termine. Il Grande Lebowski è uno dei film simbolo degli anni ’90 e della filmografia dei Fratelli Coen.
Correva l’anno 1998, il 6 marzo uscì nelle sale americane (noi italiani abbiamo dovuto aspettare fino a novembre) Il Grande Lebowski, il film che, dopo due anni di assenza riporta il duo di registi del Minnesota sul grande schermo dopo un capolavoro assoluto capace di vincere due premi Oscar: Fargo.
Come spesso è accaduto, all’inizio il film fu accolto tiepidamente sia dalla critica che dai fan, forse a causa di un distacco fin troppo marcato rispetto a quanto era stata la regia dei fratelli Coen fino a quel momento, ma a distanza di tempo è diventato un vero e proprio Cult.
Come già accaduto per un altro grande classico di cui abbiamo parlato, il Rocky Horror Picture Show, il punto di svolta del film avvenne qualche anno più tardi la sua uscita e grazie a quella controcultura cinematografica che sono stati i Midnight movies (prometto che ne parleremo approfonditamente un giorno o l’altro), ad inizio anni 2000 ormai Il Grande Lebowski, almeno in patria, era un film rivalutato ed iniziava ad avere un seguito sempre più vasto.
È importante da capire come, a differenza di adesso, i film avessero una vita nei cinema decisamente più longeva di ora quando i film rimangono in sala per poche settimane; a quei tempi, soprattutto nei cinema più piccoli degli USA, un film poteva rimanere in programmazione per anni anche a causa della assoluta mancanza di fruibilità delle pellicole se non con i VHS.
Io sono il Drugo
Los Angeles, anno di grazia 1991. Jeffrey “il Drugo” Lebowsky è un hippie inoccupato propenso alle droghe leggere, al bowling e ai white russian; passa le sue giornate tra il suo appartamente dai contorni decadenti e la pista da bowling con i suoi amici Walter e Donny.
In una di queste sue giornate casalinghe, si scontra con due tipi loschi che, entrati in casa, lo intimano di pagare debiti di una moglie che non ha rendendosi conto di aver fatto un errore a causa di un bizzarro caso per cui esiste un altro Lebowski, ma miliardario e dalla moglie giovane e libertina.
A causa di questo malinteso i due scagnozzi urinano sul tappeto del Drugo dando finalmente il via ad una serie di peripezie che porteranno il nostro protagonista nell’esperienza più assurda della sua vita.
Io non sono il Signor Lebowski lei è il Signor Lebowski…Io sono Drugo!!! Ha capito è cosi che deve chiamarmi, altrimenti puo chiamarmi drughetto drugantibus oppure drughino se è di quelli che mette i diminutivi in ogni cosa…..
Jeffrey “il Drugo” Lebowski
Parzialmente ispirato al libro Il Grande Sonno di Raymond Chandler, la pellicola subisce le influenze delle conoscenze dei due registi: il personaggio del Drugo è liberamente ispirato a Jeff Dowd, produttore cinematografico indipendente e convinto pacifista, membro del collettivo di attivisti Seattle Seven che i Cohen hanno conosciuto nel 1984 mentre cercavano di distribuire il loro primo film Blood Simple (Sangue Facile) e Peter Exline, un veterano del Vietnam che viveva in un appartamento disordinato a Los Angeles.
Il primo ha ispirato lo spirito Hippie e la passione per i White Russian, il secondo l’amore per il tappeto del salotto perchè come dice Jeffrey Lebowski “dava un tono all’ambiente”.
Un Cast stellare
Leggere oggi il cast de Il Grande Lebowski fa impallidire, ai giorni nostri verrebbe considerato un cast stellare.
Il protagonista assoluto della pellicola è senza dubbio Jeff Bridges che, pur avendo indossato i panni di alcuni personaggi intramontabili come Kevin Flynn in Tron o Jack Lucas ne La Leggenda del Re Pescatore, ha legato a doppio filo la sua esistenza a quella del Drugo.
Tornando indietro nel tempo sembra assurdo pensare a questo parallelismo, l’attorno inizialmente nemmeno voleva interpretare la parte per paura di dare un esempio sbagliato alle figlie, vista la passiano per la droga di Lebowski.
Come assolute spalle del protagonista troviamo un John Goodman nei panni di Walter Sobchak e Steve Bushemi in quelli del veterano Donny; questo triangolo che potremmo definire equilatero riesce a sorreggere l’intero film grazie a battute sagaci, caratterizzazione dei personaggi uniche che portano lo spettatore a spostare lo sguardo del personaggio piuttosto che sulla storia.
A corollario una serie di attori che sono rimasti nella memoria colettiva non solo per questo film, ma grazie alla loro intera carriera tra cui Julianne Moore, John Turturro, Philip Seymour Hoffman, Tara Reid, Sam Elliot e Peter Stormare.
I personaggi del film sono entrati nell’immaginario collettivo, soprattutto nella figura di Jeffrey Lebowski, anche senza aver mai visto il film, nel caso del protagonista la fama del suo ruolo ha fatto si che al solo nominare il termine Drugo si riesce perfettamente ad immaginare le sue fattezze perchè diventato un’idea ben definita nelle menti di tutti.
Il segno indelebile su un decennio
Insieme a Pulp Fiction, Trainspotting e Strade Perdute di David Lynch, Il Grande Lebowski è uno dei film che in assoluto definisce gli anni Novanta sul grande schermo; la pellicola può essere considerata come la quint’essenza del cinema coeniano. Un perfetto contenitore per quello che è il loro essere registi, la loro scatola cinese in cui ognuno di noi prima o poi si imbatta e ne rimane intrappolato.
Un film che ad una visione superficiale appare sconclusionato, attingendo al genere noir in maniera originale e consapevole fondendo ad esso atmosfere e generi discordanti, il canovaccio di base è il film d’investigazione con lo scopo di riavere un oggetto, ma attraversando mondi magici nei trip del protagonista fino alla svolta finale che porta i protagonisti e lo spettatore alla profonda riflessione.
Tutti vorrebbero che la vita fosse così. Che tutti si trattassero in questo modo.
“Io tollererò te e tu tollererai me, e staremo bene”. C’è qualcosa di molto bello in questo.
Ed è il bello dei film dei fratelli Coen in generale.Philip Seymour Hoffman
I registi riescono a dare ordine ad un disordine incontrollato grazie alla maestria di Jeff Bridges che non solo attinge alle fonti di ispirazione del personaggio, ma lo fa suo in maniera unica, quasi come fosse da sempre stato il Drugo.
Il Grande Lebowski è forse il film che più di tutti ha delineato il cinema dei fratelli Coen facendo capire al mondo quanto poteva essere infinito il genio di due fratelli del Minnesota alla conquista di Hollywood.
Per Il grande Lebowski abbiamo scritto circa quaranta pagine, poi abbiamo lasciato riposare il film e lo abbiamo ripreso in un secondo momento. Questo è molto frequente nel nostro modo di lavorare. Non è che ci piaccia particolarmente, ma spesso succede così. A un certo punto incontriamo un problema, e allora passiamo ad altro e in seguito torniamo alla prima sceneggiatura. In questo modo abbiamo accumulato pezzi già scritti per molti film a venire.
Joel Coen, in Joel et Ethan Coen. Entretien, a cura di Michel Ciment e Hubert Niogret, “Positif”, n. 447, maggio 1998
Dallo schermo alla chiesa
Il fenomeno attorno al personaggio di Jeffrey Lebowski è stato talmente diametrale che negli anni ha portato alla creazione di un vero e proprio culto sul Drugo, sfociato poi in una vera e propria religione dal nome Dudeism (il soprannome originale del nostro protagonista è Dude), fondata nel 2005 e ha come giorno sacro il 6 marzo: The Day of The Dude.
Oltre a questo, dal 2002 a Louisville, si svolge il Lebowski Fest, una celebrazione che ospita visioni in plenaria del film, concerti e accoglie sosia dei protagonisti del film provenienti da ogni parte del mondo.
Nel 2008 Il Grande Lebowski si è accaparrato il quarantatreesimo posto tra i 500 migliori film della storia secondo Empire. Nello stesso anno, la stessa rivista ha inserito il Drugo al settimo posto nella lista dei 100 migliori personaggi cinematografici di tutti i tempi. Passando al decimo posto dopo che la lista subì un aggiornamento nel 2015. Nel 2014 entrò nell’elenco dei film da conservare all’interno del National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli USA.
FIno a qualche anno fa, a New York, era presente un piccolo negozio, The Little Lebowski, che negli anni di apertura riscosse parecchio successo grazie all’infinito merchandising a tema Drugo e al suo proprietario, una versione più imbolsita e paciosa di Jeffrey Lebowski che non si tirava mai indietro per una foto. Il sottoscritto ci fece più di un acquisto con parecchie magliette a tema, la crisi post-covid ha portato alla chiusura del negozio.
Altre curiosità
Nel film la parola Fuck viene ripetuta per 292 volte; sembrano molte, ma non rientra nemmeno nella top ten dei film con più parolacce della storia.
John Turturro quando seppe di avere una parte nel film non pensava fosse tanto piccola, ma ebbe totale libertà d’azione sulla caratterizzazione del personaggio. Questa libertà porto Jesus ad essere riconoscibile al punto che, ad anni di distante e grazie all’insistenza dello stesso Turturro, l’attore ebbe la possibilità di produrre uno spin off sul suo personaggio uscito nel 2019 col nome Jesus Rolls – Quintana è tornato.
Dopo l’uscita del film e la successiva fama, il cocktail preferito dal protagonista, il White Russian, divenne una delle bevande più amate e ambite dagli americani. Negli anni si sono susseguiti saggi e molti articoli sulla corretta preparazione del cocktail come omaggio al film dei fratelli Coen.
Nel 2023 in occasione del 25º anniversario del film, la Cineteca di Bologna ha distribuito nei cinema italiani una versione restaurata in 4K grazie al progetto Il cinema ritrovato.
Pur non essendo in programma nessun sequel del film e gli stessi registi abbiano detto a più riprese che non è loro intenzione, in momenti diversi gli attori protagonisti, a partire dallo stesso Jeff Bridges, hanno dichiarato la loro voglia di poter fare un secondo capitolo.
In occasione della cerimonia di assegnazione della stella sulla Hollywood Walk of Fame per John Goodman che si è tenutail 10 marzo 2017, Jeff Bridges si è calato nei panni del Drugo per omaggiare il traguardo raggiunto dall’amico e collega.
a cura di
Andrea Munaretto
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