Michele Fazio ci porta verso l’infinito della sua musica
Il Michele Fazio World Trio è un progetto unico nel suo genere.
La formazione, composta da Michele Fazio, Aska Kaneko e Carlos Buschini, incarna perfettamente lo spirito de nostri tempi, sempre più predisposto all’inclusività culturale. L’incredibile talento dei tre musicisti fa il resto.
Ne parliamo con Michele Fazio in persona.
Ciao Michele! Benvenuto su The Soundcheck! Hai pubblicato il tuo nuovo disco “Infinity”. Com’è nata l’idea del World Trio? Che rapporto hai con Aska e Carlos?
Questo progetto nasce da un idea di Mario Caccia il mio discografico di Abeat Records che due anni fa organizzò due concerti per questo trio. Furono dei concerti speciali per il successo di pubblico e soprattutto perché per noi fu come se suonassimo insieme da tanto tempo. Insieme decidemmo che si poteva fare un album insieme. Il mio rapporto con Aska e Carlos e’ di una grande stima reciproca. Quando si fondono tre culture diverse l’amicizia e la condivisione e’ alla base di tutto e l’interplay e la passione sono necessari perché la creatività si possa elevare più in alto possibile.
Sappiamo che avete già portato questi nuovi brani sul palco. Come è stato suonare insieme e come sono andati i live?
Come dicevo precedentemente questa idea di “infinity” nasce proprio da una prima esperienza live. Portare in giro la musica del disco è stato bellissimo perché concerto dopo concerto, come spesso accade quando si è più affiatati, sono successe cose su quei palchi che poi non si sono ripetute. Ci siamo divertiti molto e ogni sera siamo riusciti a stabilire un rapporto di passione e simbiosi con il pubblico.
Come è nata la tua passione per il pianoforte e come sei riuscito a diventare il “supermelodista”?
Ho cominciato a suonare il piano a 8 anni ma volevo fare il calciatore. Ma come succede a quell’età poi può cambiare tutto e a 16 anni ho cominciato a capire che quello sarebbe diventato il mio mestiere. Nella mia carriera ho suonato davvero di tutto e ogni volta che l’ho fatto mi sono sempre divertito. Ma la mia natura e il mio desiderio di comporre nel tempo si è delineata e forse ho trovato una mia identità proprio attraverso quelle esperienze variegate. L’ obbiettivo è di fare una musica che nasca direttamente da me. Le melodie e i temi sono stati sempre alla base della mia ricerca musicale.
In che direzione sta andando secondo te il jazz? In Italia ma anche all’estero?
Io ho sempre ascoltato il jazz europeo ma ovviamente anche quello che americano che resta la matrice. Dico questo perché il jazz dell’ECM è sempre stato innovativo e d’avanguardia. Questa è la direzione più attuale, la contaminazione la sperimentazione sono la base del futuro del jazz che non deve essere legato necessariamente a quello del passato ma deve guardare al futuro mantenendo la prerogativa del jazz, l’improvvisazione.
Quali sono gli artisti che secondo te è bene tenere d’occhio per il futuro del genere?
Ribadisco con convinzione che bisogna cercare tra i talenti che propone L’etichetta dell’ECM e cercare e scoprire. Ma se devo fare un nome direi Jacob Collier questo artista con una creatività al di sopra della norma.
Dove suonerai prossimamente e quando pensi di tornare con una nuova pubblicazione ?
Dopo aver fatto questi 7 concerti di presentazione di “infinity” questa estate torno a suonare invece “free” il mio precedente album in trio e spero questo inverno di tornare a suonare con Aska Carlos e Beccalossi e a riproporre in giro il mio ultimo album. Il futuro? Il 2024 per me sarà dedicato sicuramente alla scrittura e portare in giro questi progetti perché sono un musicista che ha ama suonare dal vivo. Del resto dal 2020 al 2023 sono usciti tre dischi e potrei anche un attimo fermarmi.
a cura di
Redazione