“FUBAR”: il grande ritorno di Arnold Schwarzenegger

“FUBAR”: il grande ritorno di Arnold Schwarzenegger
Condividi su

“FUBAR”, serie interamente sviluppata da Skydance Television, dopo una guerra al rialzo nel mercato streaming, è stata in seguito acquistata da Netflix, dove è disponibile dal 25 maggio. Creata da Nick Santora – noto al mondo televisivo per aver scritto e/o prodotto episodi per varie serie, come “Law & Order”, “Prison Break”, “Lie to Me”, “Vegas” e “Scorpion” – vede Arnold Schwarzenegger anche nel ruolo di produttore esecutivo. Grazie all’unione di commedia e azione, propria del genere spy-comedy, nonché all’ovvio richiamo per il grande pubblico del protagonista, ha saputo in breve tempo scalare le classifiche della piattaforma streaming. Al momento è infatti in cima alla scala di visualizzazioni, al primo posto nella Top 10 del nostro Paese.

Tracciare la trama

La serie si dipana in otto episodi di circa cinquanta minuti ciascuno, e racconta di Luke Brunner (interpretato appunto da Schwarzenegger). Agente della CIA prossimo alla pensione, riceve un ultimo incarico: il recupero e salvataggio di un altro agente infiltrato nel territorio della Guyana. Solamente in seguito scoprirà che, in realtà, si tratta di sua figlia, Emma (Monica Barbaro).

Da questa missione, si snoderà dunque un intricato percorso di riavvicinamento familiare, verso sia la figlia, sia l’ex moglie, Tally (Fabiana Udenio).

La famiglia è sempre stata per Luke in secondo piano rispetto al lavoro, dato che, come spesso viene ripetuto, sulle relazioni la CIA non perdona. Dopo una vita di menzogne e sotterfugi, ora dovrà capire cosa conta davvero nella vita. Parallelamente, la figlia dovrà comprendere come poter salvaguardare la propria vita sentimentale.

Valori familiari e adrenalina

In unione con gli inevitabili ingredienti di una classica spy-story, condita di omicidi, missioni, sparatorie ed esplosioni, ciò che più risulterà in rilievo col proseguire degli episodi, è appunto la famiglia. Questa tematica verrà più volte messa in crisi, sotto diversi aspetti. L’uomo che la squadra guidata da Luke è incaricata di fermare ed uccidere è, ad esempio, quello che lo stesso Luke molti anni prima aveva cresciuto. Questo, dopo aver dovuto ucciderne il padre, criminale e mercenario.

Boro (Gabriel Luna), da bambino aveva frequentato, grazie a Luke, le scuole più prestigiose. Luke lo aveva seguito ad ogni passo ed allevato come figlio modello. Come lui, la stessa figlia naturale di Luke, col tempo, è diventata ribelle e fuori controllo. Seppur con modalità e in forme diverse, riflesso e specchio l’una dell’altro, sono accomunati dal senso di perdita per l’allontanamento del padre, e dal risentimento.

Volendo riversare su Luke ogni colpa per le loro scelte sbagliate e il proprio percorso di vita tutt’altro che perfetto, si rincorreranno per tutta la serie. Fino alla rivelazione finale che ne metterà a diretto confronto i reciproci sentimenti.

Umorismo e citazioni

A condire il tutto, non mancano momenti di gag e battute, specialmente scaturite dal personaggio comprimario di Ruth “Roo” (Fortune Feimster, nota attrice, scrittrice e comica americana), agente amica e collega di Luke.

Seppur non sempre tali momenti brillino di originalità, tuttavia rendono più scorrevole e piacevole la visione, e da essi si possono trarre anche insegnamenti.

Fra le gag degne di nota, vi è un interessante parallelismo nell’episodio 4, fra il lavoro di spionaggio e l’approccio di coppia. Si sostiene, infatti, che comprendono entrambi 5 fasi: individuare, valutare le vulnerabilità, sviluppare, reclutare e gestire.

In questo, si snoda anche una delle tematiche cardine della serie, appunto il complesso rapporto fra amore e lavoro.

Infine, tramite i personaggi, si presentano moltissime citazioni da svariati media: da Harry Potter, dal mondo Disney-Marvel, da film e fumetti di vario genere, ed anche dalla contemporaneità seriale. In rilievo vi è poi il motto ripetuto da Luke: “Così è e così resta” – “That’s it, That’s All” (dal film del 1987 “Getta la mamma dal treno” – diretto e interpretato da Danny DeVito).

In tale motto, la cui fonte rispecchia anche i toni del film, con la commistione di commedia e giallo/thriller, si evidenzia la personalità apparentemente rigida e severa di Luke, propria d’altro canto dell’icona cinematografica dello stesso Schwarzenegger.

Riflessioni finali

Come l’altra serie ideata da Nick Santora, “Reacher” (2022 – disponibile su Prime Video), candidata agli Emmy, “FUBAR” è dunque una serie d’azione emozionante e adrenalinica. Seppur non perfetta, riesce ad emozionare e ad intrattenere, grazie alle sue diverse sfumature e tonalità.

I fan di Arnold Schwarzenegger possono ritrovare nel personaggio di Luke altri ruoli da lui precedentemente interpretati, come quello di Harry Tasker in “True Lies” (film del 1994 diretto da James Cameron e disponibile su Disney+). Anche lì, l’apparentemente noioso e banale venditore di computer a cui presta corpo l’attore, in realtà si rivela essere un agente segreto.

Senza snaturare pertanto il classico ruolo di uomo tutto d’un pezzo di Schwarzenegger, visto e apprezzato nella sua lunga carriera d’attore, ne analizziamo meglio anche le sfumature più emotive, in altri ruoli magari meno evidenti.

Insieme a lui, anche il resto del cast riesce ad affascinare e a trainare lo spettatore fino alla fine.

Il significato del titolo

Solamente nell’ultima frase dell’ultimo episodio, appena prima dei titoli di coda, sentiamo pronunciare la parola che dà il nome alla serie: “FUBAR”.

In una scena che prelude a una possibile seconda stagione, ci troviamo appunto in una situazione che ben rappresenta tale termine.

Acronimo creato dai soldati americani, divenuto popolare e diffuso nel corso della Seconda Guerra Mondiale, sta ad indicare “Fucked Up Beyond All Repair/Recognition” (letteralmente “Fregati oltre ogni possibilità di recupero”). Utilizzato anche in altri film di guerra, come “Salvate il soldato Ryan” (Steven Spielberg – 1998), descrive una situazione su cui non si ha più il controllo.

Così restiamo noi, sospesi e in attesa di un prossimo annuncio da parte di Netflix, sperando non si riveli una delle ennesime serie tv stroncate sul nascere dopo una sola stagione.

a cura di
Matteo Sisti

Seguici anche su Instagram!
LEGGI ANCHE – Intervista con Andrea Dodero: un anno sui set di “The Equalizer 3” e “The Good Mothers”!
LEGGI ANCHE – La Regina Carlotta: la storia dietro la corona
Condividi su

Matteo Sisti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *