“Suzume no Tojimari”: finalmente sui grandi schermi italiani

“Suzume no Tojimari”: finalmente sui grandi schermi italiani
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La nuova uscita di Makoto Shinkai, Suzume no Tojimari, ha visto la sua distribuzione nelle sale giapponesi l’11 novembre 2022 da Toho, casa produttrice giapponese. Le sale italiane vedono proprio oggi, 27 Aprile, l’uscita del film del registra di Your Name e Weathering with You

L’anticipato film Suzume no Tojimari ha finalmente fatto il suo debutto in Italia. Makoto Shinkai è riuscito, ancora una volta, a creare un’avvicente storia d’animazione, grazie ai temi intrisi di simbolismo e, come fulcro, la ricerca della speranza. Con questa rappresentazione cinematografica il regista ci mostra il potere dell’animazione. Vengono riportate la complessità e la bellezza del mondo in maniera suggestiva ed emozionante. Risulta quasi impossibile non prestare attenzione allo schermo. Nonostante i tipici tropes presenti nel film di Shinkai, la storia dal primo momento presenta visuali da togliere il fiato. 

Una delle porte misteriose
(fonte: Pinterest)
La trama relativamente semplice 

La studentessa diciassettenne Suzume Iwato vive una vita per lo più tranquilla nella regione di Kyushu, finché non si imbatte in Souta. Il giovane è alla ricerca di una misteriosa porta che, se lasciata aperta, può causare calamità naturali. Suzume si trova a dover portare sulle spalle il compito di salvare il suo paese, seguendo Shouta nella quest per chiudere le cosiddette porte.

Normalmente è Daijin, creatura con sembianze feline, colui che ha il compito di tenere sotto controllo questi passaggi. Inconsapevolmente, Suzume stessa libera questa creatura, lasciando uno degli accessi aperto. Il problema principale si pone nel momento in cui Daijin maledice Souta, trasformandolo in una sedia e obbligando Suzume a diventare la closer, ossia colei che avrà il compito di chiudere queste porte.

Daijin
(fonte: Pinterest)
I personaggi e i visual coinvolgenti

I personaggi risultano variegati e pieni di vita e lavorano assieme portando avanti la narrazione in maniera quasi spontanea. Persino l’interazione fra di loro produce un effetto piacevole e che affascina. La trama è incentrata attorno alle calamità naturali, più che sulla storia d’amore, a differenza delle sue precedenti creazioni. Ma è proprio grazie ai personaggi carismatici che l’aspetto romantico passa in secondo piano. Come inteso dal regista, questo film incanta e mostra il Giappone in tutta la sua bellezza.

Dopotutto, Shinkai può essere definito come un vero maestro quando si tratta di produrre visuali surreali. Suzume no Tojimari riesce ad evocare emozioni anche per chi non è appassionato al genere grazie all’ambiente pittoresco e, soprattutto, alle acque scintillanti presenti nei vari frames che rendono il film uno spettacolo visivo.

Suzume e Shouta trasformato in sedia
(fonte: Pinterest)
Un film ricco di contenuti

Secondo quanto riportato, gli incidenti reali relativi ai disastri del 2011 in Giappone e le persone coinvolte sono serviti da ispirazione per il film. Questo sembra essere un tema comune nei film di Shinkai, così come in Your Name e Weathering with You. Il registra sembra voler comunicare le ansie e le preoccupazioni della popolazione nei confronti di queste calamità. Tutto ciò ponendo come eroi della trama i giovani, capaci di capovolgere il destino del paese attraverso le loro azioni.

Non possono passare assolutamente inosservati anche i vari riferimenti a Hayao Miyazaki, notati dai fan di entrambi i registi. Daijin, il gatto che viaggia da solo su un treno, sembra un’allusione a Whisper of the Heart. Un altro riferimento molto più sottile lo abbiamo quando dal telefono di uno dei personaggi, Serizawa, risuona la melodia di Rouge no Dengon da Kiki’s Delivery Service. Ma il richiamo più evidente risultano le porte, dalla famosa creazione di Miyazaki: Howl’s moving Castle.

L’opera di Shinkai si è già fatta strada fra i cuori milioni di persone, anche grazie alla sua grande abilità narrative. Suzume, senza dubbio, incanterà anche il pubblico italiano grazie alla capacità del regista di mescolare diversi elementi della mitologia giapponese e riferimenti culturali.

A cura di
Valentina Zilio

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