“Alice in Borderland”: recensione dell’avvincente serie giapponese

“Alice in Borderland”: recensione dell’avvincente serie giapponese
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La serie disponile su Netflix, carica di suspense e emozioni, pronta a trasportarvi in una Tokyo distopica piena di sfide da affrontare.

Alice in Borderland è una serie giapponese di genere fantastico e distopico composta da due stagioni, basata sul manga dal medesimo nome, scritto e disegnato da Haro Aso.

Plot

Durante le prime scene della serie ci viene presentata una situazione ordinaria: un ragazzo disoccupato, Arisu, che passa la vita a giocare ai videogames, litiga con suo papà e suo fratello ed esce per incontrare i suoi due migliori amici Chōta e Karube. I tre, mentre scherzano spensierati per le strade di Tokyo, provocano un incidente. Notati dalla Polizia, iniziano a correre finché non si nascondono in un bagno pubblico.

Uscendo dal bagno percepiscono un silenzio insolito nella grande città, e tutte le persone, eccetto loro tre, sembrano essersi volatilizzate. Auto e moto sono ferme parcheggiate in mezzo alla strada; Arisu, Chōta e Karube si trovano soli in una Tokyo che sembra la stessa solo per i grandi edifici.
Un punto di svolta si ha nel momento in cui una scritta compare: “Benvenuti giocatori, il game inizierà tra poco”. Gli amici sono quindi costretti a prendere parte a giochi mortali, sfidando altre persone.

I giochi sono suddivisi in varie categorie: cuori, quadri, picche e fiori. Ogni seme rappresenta una tipologia di gioco differente. Nei giochi di fiori occorre essere dei buoni strateghi e persone leali, in quanto si tratta di giochi di squadra. Il seme di picche è relativo invece alla forza fisica. I quadri sono sfide principalmente di logica e intelligenza. Infine, i cuori sono giochi che coinvolgono le persone a livello emotivo, portando i giocatori a compiere scelte più che difficili. Alla fine di ogni gioco superato si ottiene una carta. Lo scopo è quello di collezionarle tutte.

I giocatori non sanno però cosa attenderà loro se vinceranno: riusciranno a tornare alle loro vite precedenti nella “vera” Tokyo? Esiste ancora il mondo popolato di persone, dove partecipare ai games non è necessario per sopravvivere?

Arisu e Karube, sullo sfondo Chota (fonte: Pinterest)
La distopia

Nel mondo in cui si trova il protagonista, Arisu, si ha spesso uno sconvolgimento dei ruoli. Considerato dal padre e il fratello una nullità, un ragazzo pigro che non ha voglia di lavorare, Arisu è invece un ottimo giocatore, poiché passava le giornate incolato ai videogiochi.

Ogni personaggio che si trova a giocare ha una storia non esattamente piacevole alle spalle. Molti vizi della società vengono messi in risalto, ad esempio la corruzione in ambito lavorativo. Tutto verte fondamentalmente attorno all’egoismo.

Gli ambienti rappresentati sono spesso cupi, come fabbriche abbandonate. Ci sono però eccezioni, come l’esistenza di una spiaggia dove i giocatori fanno festa, anche qui eccedendo però in vizi. La violenza è all’ordine del giorno, in un mondo dove i principi morali vengono messi in discussione. Nel corso delle sfide i più fortunati conoscono l’amore, mentre altri lo perdono.

Cast

La serie di Shinsuke Sato vede protagonisti Kento Yamazaki nei panni di Arisu: l’attore aveva già recitato in una nota serie, consigliatissima anche per i non amanti dei manga, chiamata “Death note”. Anche in quest’ultima è il protagonista, di nome Elle. Riisa Naka è invece la regina di cuori. A interpretare Saori, ragazza a cui Arisu si lega particolarmente, troviamo Ayame Misaki. A interpretare Chota e Karube rispettivamente Yuki Morinaga e Keita Machida.

Se molti vedono in Alice in Borderland una copia di Squid game, poiché in entrambe le serie i personaggi partecipano a giochi mortali, in realtà si differenziano sotto molti aspetti. Inoltre, se tanti utenti stanno scoprendo adesso dell’esistenza di “Alice in Borderland”, poiché la seconda stagione è uscita due mesi fa, la prima risale al 2020. Il manga, come accennato all’inizio della recensione, addirittura iniziò a uscire in una rivista nel 2010.

La regina di cuori (fonte: Pinterest)
Una serie mozzafiato

Di quasi tutti i personaggi viene spiegata la storia e cosa li ha resi quello che sono diventati. Questo rende la serie travolgente, poiché permette allo spettatore di affezionarsi ai personaggi e talvolta di rispecchiarsi in loro. Inoltre, anche personaggi che compaiono in un solo episodio, come il re di fiori, sono di forte impatto e non si dimenticano facilmente.

La suspense non manca mai, e la voglia di guardare immediatamente l’episodio successivo è alta.
I temi trattati sono molti: il senso di inettitudine del protagonista, il rapporto difficile con i genitori, l’abuso psicologico nella scena con la regina di cuori, il bullismo che porta le persone a cambiare, l’illusione e l’amore, trasmettono allo spettatore un costante mix di emozioni.

Il finale, inaspettato, lascia senza parole.

Serie super approvata!

a cura di
Eleonora Maria Cavazzana

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Eleonora Maria Cavazzana

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