Bryan Adams fuori col nuovo “So Happy It Hurts”
Una collezione di brani pop-rock dal ritmo coinvolgente, una ritrovata miscela di canzoni accattivanti e cori da stadio permeate dall’inconfondibile stile del rocker canadese
“La pandemia e il lockdown ci hanno mostrato come la libertà di essere spontanei può essere negata. All’improvviso tutti i tour si sono dovuti fermare, nessuno poteva salire in macchina e partire. ‘So Happy It Hurts’ parla di libertà, autonomia, spontaneità e del brivido di correre su una strada senza barriere. L’album affronta molte parti effimere della vita, che però sono davvero il segreto della felicità, soprattutto la connessione umana”
Bryan Adams
Dopo il successo di Shine a Light del 2019 torna Bryan Adams col nuovo disco So Happy it Hurts. Una collezione di brani pop-rock dal ritmo coinvolgente, una ritrovata miscela di canzoni accattivanti e cori da stadio. Una linfa vitale per chi considera intramontabile questo genere.
Rocker instancabile
Il nome Bryan Adams è sinonimo di garanzia. Sono passati 40 anni dal suo album di debutto e in mezzo sono passati 100 milioni di dischi venduti fra album e singoli, un Grammy Award, un American Music Awards, 3 Ivor Novello Awards e una stella sulla Walk of Fame di Hollywood. Un curriculum di tutto rispetto per il quale il rocker canadese avrebbe potuto sollazzarsi in vacanza ai Tropici.
Invece malgrado Bryan Adams sia risutato positivo per ben due volte al Covid 19, è stato l’autore del Calendario Pirelli 2022 e nel periodo di isolamento ha messo insieme 12 nuovi brani che compongono l’album So Happy It Hurts. Come se non bastasse, è attualmente impegnato in un lungo tour europeo che si concluderà a fine anno. In italia le date inzialmente previste per febbraio, sono state posticipate al 5 dicembre 2022 presso lo Zoppas Arena di Conegliano Veneto, 6 dicembre al Palazzo dello Sport di Roma e 8 dicembre al Mandela Forum di Firenze.
Il rock’n’roll ritrovato
Spontaneità e recupero dei sentimenti e degli aspetti positivi della vita sono il succo dei testi e delle musiche contenute nell’album. Strumenti “suonati” dal vivo e lo stesso Bryan Adams che passa dalla batteria al basso con la curiosità di un teenager alle prese con la materia rock’n’roll. In definitiva So Happy it Hurts vuole essere un recupero di sonorità e di un’attitudine che il pop-rock sembrava aver perso da ormai troppo tempo.
La sua stessa vitalità, a 63 anni, sta a testimoniare una capacità invidiabile di rimettersi in gioco non solo sul palco ma anche nella vita. Una coerenza nello stile e nel personaggio che sembra roba da boomer e invece si conferma linfa vitale per le orecchie e per il cuore.
Il disco
Si parte con un vero e prorio inno da stadio: So happy It Hurts. Un brano trascinante, rock-pop senza fronzoli. il testo rimanda a viaggi on the road, a sensazioni di libertà e felicità che fa quasi male. Il video è stato prodotto e diretto dallo stesso Bryan Adams.
Never gonna rain è classic rock nella piena accezione del termine con un’accativante riff di chitarra-basso. Un ritornello che rimanda agli Eagles e le tante cazzute band AOR americane.
You Left Me Up è la perfetta ballata acustica mid-tempo. Il testo è una dedica a tutte le donne, perchè nessun uomo è un isola. La donna rappresentata come conforto e sostegno nei momenti più bui della vita
I’ve been lookin for you invece ha un’attitudine rockabilly che sembra uscita dritta dritta dal bar Arnold’s della serie Happy Days con il suo jukebox, il lungo bancone, le poltrone di pelle rossa, le pareti rivestite in legno e i grandi hamburger.
Con Always Have, Always Will saltiamo insieme su una DeLorean de Ritorno al Futuro per tornare nelle sonorità classiche anni 80. Chitarre in evidenza coi bei riverberi lunghi e i cori d’ordinanza, un accattivante ritmo in levare per dare un sapore più fresco a un cocktail ben servito.
On the Road è la canzone che ha dato il titolo all’edizione 2022 del Calendario Pirelli realizzato dallo stesso Bryan Adams. Il rocker, nonché prestigioso fotografo a livello mondiale, ha voluto spiegare il significato di questo titolo e del progetto fotografo che ne è scaturito.
Sono ‘On the Road’ da quarantacinque anni. Fare tour è la mia vita. Noi musicisti in genere dei posti dove stiamo vediamo solo il retro, non la facciata principale: passiamo dall’ingresso riservato agli artisti a quella del van, poi a quella dell’hotel, del treno o del tour bus. Passiamo attraverso un sacco di porte, pur essendo sempre in viaggio: benché sia un concetto molto difficile da rendere, ho cercato di rappresentare una parte degli aspetti di ciò che accade on the road”.
Bryan Adams
L’apertura di Kick Ass è affidata a John Cleese (unico sopravvissuto dei Monthy Python) in un sermone in cui recita la carenza di rock’n’roll nel mondo. In perfetto accento British. Cleese racconta della venuta di un angelo con stivali, blue jeans e cappellino da baseball che risveglia il mondo al grido di “Let there be guitar!”. Parte così un energico brano rock senza fronzoli che va dritto al bersaglio.
Ma non scherza neanche I Ain’t Worth Shit Without You con un classico killer-riff e grassi bicordi. Vengono in mente ragazze agitate davanti al palco che agitano reggiseni e ragazzi che le sostengono sulle spalle (che rimarrebbero volentieri così per tutto il concerto).
Ok, adesso battete tutti insieme le mani perché è il turno di Let’s Do This, chitarre acustiche in bella mostra e ritornello cantato anche dai fanciulli (imberbi e non).
Just Like Me, Just Like rimanda a echi dei Beatles (sembra quasi vedere Macca che agita la testa come è solito fare).
Just About Gone è energia pura. Sembra di sfrecciare con una moto per la Route 66.
La chiusura è affidata a These Are The Moments That Make Up My Life sull’importanza dei momenti famigliari e degli affetti come perno centrale della propria esistenza.
Considerazioni finali
Non c’è tanto da filosofeggiare riguardo ad un nuovo album di Bryan Adams semplicemente perché rimane, a distanza di 40 anni di attività, uno dei rocker più genuini. Colpisce la sua vitalità e la voglia di mettersi in gioco puntando su se stesso, con la sua voce roca e trascinante. L’effetto di chitarra che non va oltre un crunch da blues rock, poca ruvidezza, suoni chiari e puliti (più da chitarra Fender che non da cupa Gibson). Bryan Adams è sempre una garanzia, un ottimo compagno di viaggio magari se siete in macchina e accendete lo stereo. E allora, fatemi un cazzo di favore: mettetelo col volume al massimo e dimenticatevi di tutto il resto.
a cura di
Beppe Ardito
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