L’underground romano dei Colle der Fomento

L’underground romano dei Colle der Fomento
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In Italia negli anni ’90 si è vissuta quella che è considerata la Golden Age dell’hip hop. Tra i pionieri ci sono  i Colle der Fomento, gruppo romano composto attualmente da Masito, Danno e dj Baro.

Danno (aka Jake la Motta), reduce da studi universitari, si avvicinò al mondo della musica mentre parallelamente svolgeva un ruolo alla Rai, lavoro che poi lasciò per dedicarsi interamente alla scena hip hop sia suonando sia organizzando eventi musicali. Si innamorò delle quattro discipline proprie della cultura ma si focalizzò sul rap dato che si definisce ancora oggi  “una pippa con lo spray in mano” a differenza di Masito, che invece continua a fare tag tutti i giorni.

me chiamo Danno
perchè rompo tutto ciò che tocco

Danno, Sopra ar Colle

Nascono con influenze hardcore, puntando su una musica incazzata, come nel loro primo disco, “Odio pieno”, arrivando ad “Adversus”, l’ultimo, che vuole essere un album di buona musica più che un cd arrabbiato.

Tra il ’90  e il ’91 Danno incontra Masito, conosciuto anche come la Beffa,  e insieme rappresentano le due costanti dei Colle der Fomento, trovando in lui uno dei pochi con cui poter condividere questo interesse dato che il rap era ancora un genere di nicchia.  In quegli anni con Grandi Numeri e Primo Brown formano gli FDC (faccia da culi), progetto che però non decolla.

Un cd incazzatissimo

L’incontro con Ice One invece avviene nel ’92 ad Ostia, il quale trasmette l’interesse per i suoni più cupi e cattivi ai due romani. Il produttore sottolinea da subito che lui non crea pezzi, ma armi. Così nel ’96, con questa prima formazione,  i Colle pubblicano “Odio pieno”, asrtiglieria pesante,  il cui nome fa riferimento alla pellicola francese “La Haine” di M. Kassovitz. Il film tratta di tematiche sociali come la violenza urbana e soprattutto quella da parte delle divise.

Ecco, i CDF si trovano sulla stessa linea poiché affrontano principalmente tematiche sociali e politiche, ma prestando attenzione al fatto che queste ultime non scavalchino le prime. Non si schierano con nessun partito politico, però di certo non si può dire che siano di destra.

Nazi alla larga fasci fuori dalle palle
Non canto Forza Italia non mi associo a certa gente

Danno, Sopra ar Colle

In questo album lo fanno su basi crude e malate, riprendendo lo stile dei Cypress Hill e del newyorkese Pete Rock, su un genere che viene definito Hip hop Hardcore, per l’aggressività delle liriche. Danno, infatti, sulla falsa riga di Method Man, cerca di avere una voce un po’ più profonda e rauca. Nel disco ci sono dei pezzi classificati con un genere particolare, che loro considerano Funk romano che però è solo “roba loro”.

Funk romano con il copyright mai sentito

hai provato a farlo anche tu ma non ci sei riuscito

Masito, Funk Romano

Quando lo si ascolta sembra di essere catapultati automaticamente nella Roma underground degli anni ’90, forse per la forte cadenza romana dei due rapper, per le basi e per il gergo. Perciò è un cd da ascoltare solo con persone che avresti potuto trovare in quell’ambiente e che sono l’antitesi del mainstream.

Un brano di questo disco che vale la pena ascoltare è “Ciao ciao”, sia per i featuring con due Big della scena Hip Hop italiana come Kaos e Piotta, sia per quello che può sembrare una debolezza ma in realtà è proprio il punto di forza di questa canzone: l’assenza del ritornello. Questo per sottolineare il fatto che gli artisti presenti in questo brano non hanno bisogno di un ritornello (per farlo cantare alla gente) perché spaccano comunque.

Il primo album con Dj Baro

Passano gli anni e nel ’99 Ice One lascia i Colle facendo subentrare Dj Baro, che si è rivelato un degno sostituto.  Con lui, Masito e Danno incidono e pubblicano “Anima e Ghiaccio” nel 2007. In realtà la new entry non è l’unico produttore.

A lui si affiancano Don Joe, Lou Chano, Mr. Phil e Turi. Infatti non si nota una continuità nelle basi che tendenzialmente si alternano tra quelle più dure con quelle più leggere. Come ci suggerisce il titolo: l’anima per simboleggiare ciò che sentiamo, il ghiaccio invece è la tendenza a gelare queste emozioni.

Il cambiamento senza snaturarsi

Il gruppo è mutato e si percepisce. Dal primo disco a quello in questione sono maturati sia il livello musicale delle produzioni, visto lo sviluppo tecnologico delle strumentazioni, sia i testi.

D’altronde anche la scena hip hop era cambiata, raggiungendo il suo nadir nei primi anni del 2000, con lo scioglimento di gruppi importanti come i Sottotono, in un ambiente che era nato per unire ed era finito per far mettere tutti contro tutti. Alcuni pian piano si convertono al Pop commerciale. Possiamo dire che i Colle sono dei sopravvissuti, uno dei pochi gruppi rimasto fedele.

Rap hardcore punk rock o club shit commerciale

Io resto uguale per il poco che rimane

Se l’hip hop è morto

Rapperò al suo funerale

Danno, Benzina sul fuoco

Forse è anche quel clima di tensione che li porta a un cambiamento delle tematiche e dello stile, più morbido. Vengono comunque fatti riferimenti al rap e alla capitale, ma vengono aggiunti temi come l’amore (quasi assente in “Odio Pieno”) e la quotidianità, sfociando a volte nell’introspezione.

Pioggia sempre,
star da soli non conviene.

Masito, Pioggia sempre

I CDF però vogliono ribadire che loro sono ancora in gioco senza aver perso l’energia e senza essere scivolati nel banale. Perché loro, con il rap, sono “Più forti delle bombe”. Questo pezzo è la pietra miliare di questo album. In esso è racchiuso tutto ciò che serve a far capire che i Colle ci sono e fanno sul serio, che in realtà non se ne sono mai andati nonostante gli 8 anni di attesa per l’uscita del disco.

il colle non scherza e se scherza so uova e lamette
Il rap che non smette

Masito, Più forte delle bombe

Sicuramente in questi ultimi anni parlare di cultura hip hop è difficile. Già per l’uscita di “Adversus” si sono dovuti aspettare undici anni, chissà ora quanto ci toccherà aspettare per un nuovo album.

L’hip hop è morto, speriamo che i Colle lo resuscitino.

a cura di
Alice di Domenico

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Alice Di Domenico

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