Hector Bellerin si racconta attravero Unseen Journey

Hector Bellerin si racconta attravero Unseen Journey
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Cosa faresti se all’improvviso venissi privato di quell’unica cosa attorno alla quale gira tutta la tua vita da quando avevi otto anni?

Hector Bellerin, terzino destro dell’Arsenal, ha cercato di rispondere a questo interrogativo durante la riabilitazione all’infortunio al ginocchio sinistro che lo ha tenuto fuori dal campo per nove mesi. Lo ha fatto attraverso dei vlog che ha curato durante questo periodo di pausa forzata dal calcio. Questi vlog sono poi confluiti nel documentario in nove episodi disponibile sul suo canale Youtube: Unseen Journey.

Unseen Journey mostra gli aspetti ‘invisibili’ della riabilitazione di Bellerin, tutto ciò che non avremmo potuto sapere se Hector non avesse deciso di parlarne attraverso le immagini. Il giornalismo sportivo è spesso troppo focalizzato sugli aspetti superficiali del calcio: le partite, i risultati, le conferenze stampa, le interviste post gara, il gossip, i contratti. Il mondo del calcio viene appiattito e sclerotizzato, infatti, in due sole dimensioni: i soldi e i risultati.

Invece, nel suo documentario questi due elementi sono marginali. A prevalere è la voce di Hector, un ragazzo di quasi 26 anni che sfrutta il tempo concessogli dall’infortunio per riflettere su stesso e ripercorrere la sua vita. Una vita di chi ha vissuto e sta vivendo il sogno di tanti ragazzini in giro per il mondo: diventare un calciatore.

Unseen Journey: la riabilitazione di Hector Bellerin

Il documentario inizia il 19 gennaio 2019, con l’infortunio del calciatore spagnolo nel corso del match di campionato contro il Chelsea del 19 gennaio 2019. Tutti i calciatori gli si avvicinano con premura e preoccupazione. Bellerin esce dal campo in lacrime, trasportato dai paramedici su una barella. Fin da subito, si teme il peggio: la rottura del legamento crociato del ginocchio è il peggior incubo per un calciatore.

Le preoccupazioni sono fondate e lo dimostrano gli esami strumentali: rottura del legamento crociato del ginocchio sinistro. Per un infortunio del genere i tempi previsti per il recupero si aggirano solitamente tra i 6 e i 12 mesi. Il che significa che la stagione 2018- 2019 è finita per Hector Bellerin.

È difficile recuperare prima di sei mesi, l’infortunio comporta delle difficoltà psicologiche oltre che fisiche. Una volta guariti fisicamente è difficile, infatti, poter ritrovare l’intensità agonistica precedente all’infortunio. Il ritorno alla normalità non è automatico.

Dopo una brillante ascesa calcistica che lo porta prima a entrare a soli 8 anni nella prestigiosa accademia del Barcellona e poi a entrare nelle fila dell’Arsenal a 16 anni, Hector si ritrova per la prima volta a dover stare lontano dal campo per oltre sei mesi. Tutta la sua vita ha sempre girato intorno al calcio.

Negli anni il suo impegno è sempre stato finalizzato a quello.  In prossimità dei 24 anni, però, deve organizzare il suo tempo in maniera completamente nuova e autonoma perché non ci sono più gli orari degli allenamenti e delle gare da seguire.

Quello che potrebbe sembrare un peso è invece la ragione di vita di Hector Bellerin. Aveva sempre organizzato la sua vita in base alla carriera calcistica, non gli era mai capitato di trovarsi in una situazione simile. Senza il calcio si sente spaesato.

All’inizio ci sono il dolore e lo spavento, decide quindi di ritornare a casa dei genitori a Barcellona e di operarsi stesso lì, nella clinica di un importante e rinomato chirurgo Ramon Cugat. Sembrerebbe che l’operazione sia la parte più difficile, ma non è così.

Il post-operazione è fatto di attese interminabili.  Per rimettersi completamente dall’operazione, infatti, ha bisogno di rimanere quasi immobile per diverse settimane dopo le quali può iniziare il vero e proprio percorso di riabilitazione fatto di fisioterapia ed esercizi di riabilitazione motoria: Hector Bellerin ha dovuto reimparare a camminare.

Il cammino per ritornare a camminare e correre è lungo e faticoso. Serve molta pazienza e la fretta può giocare brutti scherzi. Mantenere la calma e concentrarsi sull’obiettivo finale, ovvero ritornare in campo, non è affatto facile e richiede tanta determinazione. La noia in queste situazioni può portare un atleta professionista a prendere decisioni inadatte alla propria carriera.

Ecco, quindi, che affiorano i primi dubbi, la paura di non farcela, il timore che niente sarà come prima ma Hector riesce gradualmente a superare queste difficoltà grazie al lavoro quotidiano e all’affetto della sua famiglia e degli amici.

Hector vive così l’infortunio non più come un impedimento imprevisto ma come un’occasione per dedicare più tempo alle persone alle quali vuole bene e non solo. Infatti, il periodo di riabilitazione gli concede anche il tempo necessario per approfondire altre passioni: la fotografia e la moda.

Un racconto polifonico e silenzioso

Il racconto prede forma non solo attraverso le parole di Hector Bellerin ma anche grazie alle voci di altri protagonisti come l’amico di sempre Jon Toral, il chirurgo Ramon Cugat, il fisioterapista dell’Arsenal Paulo Barreira e i compagni di squadra Rob Holding e Kieran Tierney. Hector è grato di essere circondato da persone come loro e di poter condividere le proprie esperienze di vita. Emerge una premurosa attenzione del giovane calciatore verso i rapporti di amicizia che ha instaurato negli anni e una grande considerazione per il lavoro di squadra.

Cerca di coltivare e vivere questi rapporti nella loro interezza, senza piegarli a logiche di convenienza. Questo restituisce una grande umanità alla figura di Hector e al mondo del calcio professionistico in generale. Infatti, nel racconto mainstream c’è poco spazio per questi aspetti, viene dato maggior spazio agli aspetti economici o legati ai risultati, trascurando così le vicende umane che sono dietro questo mondo.

Inoltre, un altro tratto caratteristico del documentario è il silenzio. Il silenzio della sala operatoria, il silenzio della sala dove svolge la fisioterapia o il silenzio della palestra dove svolge gli esercizi di riabilitazione motoria. Le atmosfere raffigurate dal documentario sono più umane, distanti da quelle narrazioni che riducono la vita dei calciatori a una patina superficiale in cui confluiscono molti pregiudizi maschilisti e misogini: ricchezza, successo e belle donne. Pregiudizi che, comunque, permeano fortemente il calcio e Hector Bellerin ne è pienamente cosciente.

Il calciatore attraverso Unseen Journey ha però il merito di andare oltre le apparenze. Il documentario risponde infatti all’ esigenza di raccontare e condividere pubblicamente la propria esperienza, senza alcun goffo tentativo di esaltazione e celebrazione individuale, mettendo al centro i rapporti umani.  

a cura di
Angelo Baldini

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Angelo Baldini

Nato a Napoli nel 1996 studia Giornalismo e cultura Editoriale presso l'Università degli studi di Parma. Collabora con Eroica Fenice di Napoli e con ParmAteneo. Crede in poche cose: in Pif, in Isaac Asimov, in Gigione e nella calma e nella pazienza di mia nonna Teresa.

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