Gli Shkodra Elektronike fanno post immigrant pop: ma di che si tratta?

Gli Shkodra Elektronike fanno post immigrant pop: ma di che si tratta?
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Ho incontrato gli Shkodra Elektronike, duo formato da Kole Laca (Il Teatro Degli Orrori) e Beatrice Gjergji, entrambi albanesi trapiantati in Italia che si impegnano in una missione impossibile: quella di recuperare il repertorio tradizionale della zona di Scutari in Albania (loro città natale), e reinterpretarlo in chiave elettronica.

Synin si qershia è il loro secondo singolo, si definiscono post immigrant pop. Ma cosa vorrà dire? Scopriamolo!

Ciao a entrambi. Prima domanda: come vi è saltato in mente?

Kole: In verità è la musica che ci è saltata addosso. È stato come un vulcano dormiente che all’improvviso è esploso!

La lingua può essere un grande ostacolo, soprattutto in Italia dove c’è una tradizionale cantautorale fortissima. Chi non parla neanche una parola di albanese, può comunque apprezzare la vostra musica?

Beatriçe: sicuramente gli italiani, come le persone delle altre parti d’Europa che hanno ascoltato i nostri singoli, si ritrovano abbastanza lost in translation di fronte a un brano in albanese, ma non credo che la sensazione sia diversa per le decine brani internazionali – in inglese o in spagnolo –  presenti nelle charts nazionali. Penso che la musica, in generale, abbia un potere che prescinde dalla comprensione delle liriche; quando un’armonia è bella, ti travolge senza chiedere un grande sforzo di razionalità. Non dico che i testi non siano importanti, lo sono eccome, ma se oggi riesco ad formulare questo pensiero è proprio perché con Shkodra Elektronike ho visto succedere qualcosa che non potevo immaginare: persone che si fanno trasportare dai nostri live senza capire mezza parola di albanese.

E se sì (come speriamo), qual è la situazione ideale per ascoltarvi?

Kole: Sicuramente la situazione ideale è dal vivo. Certo, parlare di concerti in questo periodo sembra pura fantascienza. Nel frattempo potete trovare su YouTube una esibizione nostra di quest’estate al Zafest Festival, al castello di Scutari.

Avete background molto diversi, anche se venite dalla stessa città. Come vi siete conosciuti? E, per Kole, com’è cambiato il progetto da quando è entrata Beatrice?

Beatriçe: ammetto di essere tremendamente colpevole della nostra conoscenza! Otto anni fa suonavo in un gruppo umbro di nome KKOS, e, dopo aver composto vari inediti, mi è balzata in mente l’idea di proporre agli altri componenti un brano scutarino, come cover per i nostri live.

Tra la rosa dei brani che avevo scelto, ce n’era uno che amavo particolarmente: Turtulleshë. Da lì è stato un attimo imbattersi nella bellissima versione dei 2Pigeons feat. Pierpaolo Capovilla, ed altrettanto rapido è stato fare click sulle interviste di Kole in cui parlava di musica e della sua vita da albanese emigrato in Italia.

Avevo poco più di vent’anni e non mi era mai capitato di scoprire un artista nato nella mia stessa città – Shkodra – eppure così attivo nella scena underground italiana. Quindi, con la giusta dose di timidezza, l’ho contattato, soprattutto per ringraziarlo per quello che stava facendo artisticamente.

Kole: Da quando è entrata Beatriçe il progetto è cambiato enormemente! Anzitutto la sua bravura e la sua freschezza hanno fatto fare al progetto un salto enorme! Io ho la possibilità di essere più minimale e pensare più a suonare che a smanettare con il computer. Inoltre questo cambiamento è avvenuto in un attimo.

Non c’è stato, e non c’è tuttora, bisogno di ragionare tanto. Tutto quello che fa uno, l’altro immediatamente lo migliora. Per non parlare di tutta la parte social. Prima di Beatriçe semplicemente non esisteva! Ah! Quasi dimenticavo!

Anche i miei vestiti di scena sono scelti da lei. Ed è proprio per questa ragione che mi pesa tantissimo non suonare dal vivo: non posso sfoggiare i miei outfit!

Ci raccontate la storia del vostro nuovo singolo?

Beatriçe: Synin si Qershia è tra le canzoni d’amore più belle della tradizione scutarina. Il brano è stato composto da uno dei migliori compositori albanesi, Prenk Jakova, e il testo è della nobile penna di Zef Zorba.

È un brano molto noto in Albania, come d’altronde tutti quelli del nostro repertorio, anche se questo in particolare è molto significativo. Oltre ad avere una bellissima melodia, il testo è una dichiarazione d’amore così profonda e universale, che l’amore per la donna dagli “occhi di ciliegia” (letteralmente il titolo del brano) si confonde con quello per la città stessa, Shkodra (Scutari in italiano).

Non ci sembrava potesse esserci canzone migliore per diffondere l’amore che nutriamo per la nostra città e la sua bellissima musica.

E adesso, cosa ci dobbiamo aspettare da voi?

Kole: La nostra prossima uscita sarà un EP di 4 brani, sempre tradizionali. Per non svelare troppo possiamo solo dire che sono stati eseguiti dal vivo in una fabbrica abbandonata a Tirana.

a cura di
Giulia Perna

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Giulia Perna

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