“L’ignorantezza romagnola” di Paolo Cevoli

“L’ignorantezza romagnola” di Paolo Cevoli
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Il 01 settembre alla Festa Nazionale dell’Unità di Modena si è svolta una serata all’insegna della comicità romagnola. Sul palco è salito Paolo Cevoli, comico di Riccione, noto al pubblico televisivo grazie alla sua partecipazione a Zelig, dove si presentava come Palmiro Cangini, assessore “alle varie opportunità ed eventuali” del comune di Roncofritto.

Il comico, nella sua carriera, ha interpretato anche altri personaggi come Terry Casadei, imprenditore proprietario del salumificio “Glorioso Maialificio Casadei”, Lotar, Olimpio Pagliarini e Yuri, il super tifoso di Valentino Rossi.

In questo spettacolo Cevoli è se stesso, un imprenditore diventato nonno da qualche anno che si interroga su quello che le vecchie generazioni avranno da raccontare alle nuove.

Ricordi introdotti dalla frase “ai nostri tempi” che raccontano aneddoti di vita vissuta in chiave comica, caratterizzati quella simpatia che contraddistingue i romagnoli.

Si parte dal ricordo dei genitori, gestori di un hotel, passando attraverso i nonni.

“Mia nonna dava certe sberle nel copetto che in tempo di guerra anche la Gestapo aveva paura di lei”.

Trovano spazio le memorie di Cevoli ragazzo “quando arrivavano le turiste svedesi, e sembrava che avessero aperta la caccia, e vedevi tutti i romagnoli sulle vespe che arrivavano, come gli indiani nei film che scendono dalla montagna, con uno spolverone..”

Si continua con “ai nostri tempi” rievocando film che hanno lasciato una traccia indelebile nelle generazioni che li hanno visti al cinema.

Cevoli ci parla di Flashdance “quando vedevi le signore che per assomigliare alla protagonista, una gnocca di diciotto anni, andavano tutte in palestra con gli scaldamuscoli, e alla fine della ginnastica al posto del sudore per terra c’era lo strutto”.

Trova spazio anche Nove settimane e mezzo ricordando la scena, iconica, del frigo.

“Prova te andare a casa da tua moglie dopo otto, o dieci, ore di muletto che sai di rancido e dirle: “Cara?! Vieni che ti bendo”. E lei è la che sta stirando, e viene fuori con i bigodini in testa, la tuta di ciniglia che ormai ha il cavallo basso, dal gran che è frusta, e il ferro da stiro in mano.. e ti dice: “Ma sei scemo?!?”

Cevoli definisce questa appartenenza alla Romagna nei modi di fare, di vivere e di pensare, come ”L’ignorantezza Romagnola”.

Un qualcosa di legato ad una terra che caratterizza ognuno di noi a seconda dal luogo di appartenenza. Nel suo spettacolo, non c’è solo la Romagna ma anche l’Emilia:

“E’ la stessa regione, è solo divisa da un trattino, che sembra come il ferretto del reggiseno: serve per tenere unite le tette, non per dividerle”.

Ne evidenzia i sapori, i colori e i prodotti, lanciando un messaggio alle nuove generazioni, “certo che adesso è meglio di come era allora, ma ricordatevi che per pensare al futuro bisogna guardare il passato, rimanendo legati alle proprie radici”.

Nello spettacolo trova anche un momento per parlare di questa pandemia: “trasformiamola in una risorsa, per trovare nuove idee, per crearci un futuro migliore”

testo e foto a cura di
Enrico Ballestrazzi

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Enrico Ballestrazzi

Fotografo per passione

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