I Brugnano portano il sole di Napoli nella musica

I Brugnano portano il sole di Napoli nella musica
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Musicisti prima che artisti. Compositori prima che autori. Una tradizione, la musica, che caratterizza e scorre nelle vene di tutta la famiglia. Riuscire a dare delicatezza e limpidezza al pop, al giorno d’oggi, senza appesantire l’ascoltatore è compito arduo. Ecco i Brugnano.

Antonio e Gianluca Brugnano sembrano sentirsi a loro agio su ogni brano che ho avuto il piacere di ascoltare. Napoli è fonte di ispirazione, dal Big Ben probabilmente, in ambito di scrittura. Non solo inerente all’arte musicale.

Ho incontrato virtualmente i fratelli Brugnano per chiedere loro come stanno andando le cose, cosa ascoltano, quali collaborazioni li impegnano e molto altro. Bando alle ciance ecco la nostra piacevole chiacchierata!

Cosa significa fare musica che sia fruibile per chi vi ascolta? Quali sono le chiavi che avete individuato nella scrittura dei vostri brani, che ritenete fondamentali?

Nella fase di scrittura e realizzazione non ci poniamo la domanda se quello che stiamo facendo sia fruibile o no. Tutto parte dall’esigenza di raccontare qualcosa, anche partendo da un piccolo dettaglio molto spesso, per poi metterlo nella forma canzone. 

In poco tempo, un anno circa, avete pubblicato ben 5 singoli, oltre ad uno speciale remix di “Acqua Gelida” , della star Deborah De Luca. Pensate sia arrivato il momento di far uscire un album oppure non è necessario quando si fa musica seguire obbligatoriamente certi step?

Brugnano nasce proprio per questa voglia estrema di libertà espressiva, slegata appunto da dinamiche commerciali, scadenze o altro. Questo momento lo definiamo come prima fase, in cui c’è appunto una ricerca testuale e musicale che sta andando definendosi. Non ci poniamo limiti o vincoli di genere. Quando  sentiremo di aver finito un “discorso” magari l’album sarà il contenitore adatto a fermare questo momento attraverso le canzoni. 

Oltre al vostro progetto, Brugnano, siete parte anche di altri contesti musicali molto importanti. Volete raccontarceli?

Dall’ultimo anno io (Gianluca Brugnano) collaboro attivamente con il rapper italiano Rocco Hunt. Questo mi diverte molto, perché avendo un trascorso di musica prevalentemente strumentale, contaminarli con nuovi codici, lo reputo molto interessante. 

Storicamente la musica e Napoli sono andate costantemente a braccetto. Voi riuscite a mettere in risalto la vostra anima partenopea senza fare rap o brani neo melodici. Siete una perla rara in questo senso. Ascoltando il vostro ultimo singolo “Appriess a te” ho notato che riuscite a mantenere una certa delicatezza anche utilizzando il dialetto. E’ solo istinto o semplicemente maturità artistica? 

Napoli è a nostro avviso la culla mondiale della musica e dell’armonia nel senso più ampio possibile. È davvero una città sorprendente e praticamente impossibile definirla o limitarla attraverso un solo modo di fare musica. Noi ci sentiamo contaminati da tanti linguaggi, e scontata l’importanza dell’istinto musicale, è ovvio che la maturità artistica derivi dalla sintesi di tutti questi linguaggi. Appriess a te è nata così, naturalmente, attraverso la lingua napoletana che davvero crediamo sia la più musicale al mondo, più o meno inconsciamente, attingendo sia dalla tradizione che dalle nuove strade che oggi ci sono.

Per chiudere, non posso non chiedervi quali sono gli artisti che vi influenzano, e vi prego di segnalarci qualche artista o band partenopea, che propone musica interessante ma che ancora non si sono palesati.

Ascoltiamo di tutto, anche cose molto lontane da quello che facciamo. È sempre molto stimolante farlo. Il genere e l’etichettare è qualcosa che avviene dopo, nel processo commerciale, perché deve essere fatto per motivi di vendita e per la necessità di impacchettare qualcosa. Negli ascolti noi non ci poniamo questi limiti, da De Gregori, che è stato per noi un riferimento importante, a tha supreme che troviamo davvero interessante, o ad esempio, per andare fuori dall’italia i Boy Pablo. Ci piacciono molte band napoletane, che hanno la loro realtà, come joe Barbieri Gnut e Tommaso primo

a cura di
Daniele Bomboi

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