Guzzi: dritto al cuore delle emozioni senza tanti giri di parole

Guzzi: dritto al cuore delle emozioni senza tanti giri di parole
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Oggi facciamo un giro in Toscana per conoscere meglio un giovane cantautore dalla voce inconfondibile: Alessandro Domenici, in arte Guzzi. Il suo primo singolo, Lampioni è uscito a dicembre 2019, seguito poi da 24 Ore, due brani che hanno in comune sia l’intensità che un importante numero di ascolti. L’ultimo singolo invece, Domenica, è tutto ciò di cui avevamo bisogno per riprendere un po’ quella sana voglia di “evadere” dopo lunghi mesi di chiusura forzata.

Domenica infatti è la colonna sonora perfetta per ogni viaggio e il bello è che in realtà vale per tutti i giorni della settimana. Penso sia la canzone giusta da ascoltare quando si ha bisogno di staccare la spina e i pensieri, quando c’è la necessità di scrollarsi di dosso qualunque paura inerente all’incertezza sul non sapere cosa ci riserverà il futuro.
Domenica è un brano che fa venir voglia di prendere e partire, provare, andare e rischiare. Ci ricorda che con le persone giuste accanto, possiamo percorrere anche strada sconosciute.

Guzzi scrive e descrive emozioni in maniera diretta e lo fa guardandosi dentro e intorno senza fretta, ma allo stesso tempo dosando con cura e attenzione ogni parola, per quanto possa esser scritta d’istinto.

In questa intervista ci racconta un po’ del suo mondo…

Iniziamo subito questa chiacchierata partendo dalle basi: dal tuo nome d’arte. Ci racconti qualcosa in più a proposito di questa scelta, ma soprattutto del momento in cui ha preso realmente forma il tuo progetto musicale e Alessandro ad un certo punto è diventato Guzzi?!

Ciao! Il nome è preso in prestito dalla prima moto che ho avuto, una Guzzi V35C. Volevo un nome che desse senso di libertà, un qualcosa che va in qualsiasi direzione senza dover chiedere permesso. Per quanto riguarda la trasformazione da Alessandro in Guzzi c’è una data e un luogo preciso: il 10 dicembre 2018 e la città è Bologna. Ero lì con la mia ragazza e due amiche, guardavamo le luci di natale che erano dedicate a Lucio Dalla. Di colpo mi venne in testa qualche frase che poi diventò canzone. Ma non era una canzone come le altre, era più intima, c’ero più io dentro. Di lì a qualche mese è nato Guzzi.

Parliamo un po’ del tuo rapporto con la scrittura, del ruolo che riveste nella tua vita. Scrivere è una passione, un’esigenza. Quando hai iniziato a mettere nero su bianco i tuoi pensieri fino a trasformarli poi in veri e propri testi di canzoni? È una passione che hai sempre avuto e com’è cambiata la sua importanza nel tempo?

Scrivere è una di quelle cose che mi fanno stare meglio al mondo, pagherei per poter scrivere in continuazione. Ma la scrittura va di pari passo con la vita; se non esci e non vivi, se non ti confronti con il mondo difficilmente avrai qualcosa da scrivere. La prima volta che ho scritto una canzone avevo 21 anni e all’epoca mi sembrava un capolavoro.

In realtà avevo inconsciamente plagiato un brano di Skin! Adesso quando scrivo mi lascio andare, come se mi tuffassi sul foglio bianco, e quando arrivo in fondo la prima domanda che mi pongo è “Ci sono io qui dentro? Sono cose che farei o che direi nella vita reale?” Se la risposta è sempre si, la canzone va bene ed è finita.

Siamo appena usciti da un periodo di “chiusura forzata”, come lo hai vissuto a livello creativo?

All’inizio ero eccitatissimo, avrei avuto un sacco di tempo per scrivere! Ma poi si torna a quello che abbiamo detto in precedenza, se non esci e non vivi non scrivi, o almeno così è come la vedo io. Però mi sono gettato sullo studio del pianoforte, e posso dire che sulla soglia dei 30 anni è dura!

Il tuo nuovo singolo “Domenica” è un brano che sin dal primo ascolto fa “viaggiare” con un bellissimo senso di leggerezza addosso. L’idea della copertina unita al testo fa venir voglia di partire senza la preoccupazione di ciò che sarà. È questo il tuo modo di vivere?
Ci racconti un aneddoto a proposito di questo singolo?

Si, in parte vivo così. In realtà mi pongo sempre tante domande e mi preoccupo moltissimo di ogni cosa, finché non arriva un momento in cui realizzo che l’unica maniera per riuscire a vivere è andare avanti senza troppe preoccupazioni, senza dare troppo peso a quello che potrebbe succedere o meno.

Questo brano è nato giocando, stavo suonando ‘Space Oddity’ di David Bowie (non so perché, in realtà non è un brano che amo particolarmente) e cambiando il primo accordo della strofa mi si è aperta in testa una scena, la mia ragazza con i piedi sul cruscotto dell’ auto e la campagna Toscana intorno a noi. Nel giro di 20 minuti la canzone era finita.

Sempre a proposito di Domenica, c’è una frase amo: “Mi sa che ora ci siamo persi, ma in fondo a noi che ci interessa?” ed è questo il bello di avere accanto la persona giusta con la quale scegliamo di condividere le nostre giornate. Quando c’è di te e della tua vita in ciò che scrivi?

Cerco sempre di mettere molto di me e della mia vita nelle canzoni. Semplicemente perché credo che al pubblico una canzone sincera arrivi in maniera più diretta. Anche per quanto riguarda il registro, il linguaggio che uso cerco di essere più diretto possibile. Meno fronzoli, più vita vera.

Noi ascoltiamo Guzzi in macchina di domenica, invece Guzzi che musica ascolta?

Eh, questa è una domanda da un milione di dollari. Ascolto veramente di tutto, ma in particolar modo ascolto i Canova. Poi ovviamente Dalla, Battisti, De André, ma anche Mahmood, Rancore, Gazzelle. A volte ho ascoltato pure Beethoven!

Sei al tuo terzo singolo e a questo punto la domanda nasce spontanea…E adesso cosa succederà? Stai lavorando ad un disco? Cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi mesi?

A sto punto dovrei tirarmela e rispondere cose tipo “ne vedrete e sentirete delle belle” oppure “stay tuned”, ma vado su una risposta di cuore e vi dico che al momento navighiamo un po’ a vista e stiamo lavorando su altri brani, per l’album vedremo più avanti. Vi lascio con un piccolo spoiler: un giorno butteremo fuori anche l’altra faccia della domenica, quella con i postumi!

a cura di
Claudia Venuti

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Claudia Venuti

Claudia Venuti nasce ad Avellino nel 1987, a 14 anni si trasferisce a Rimini, dove attualmente vive e lavora. Oltre ad essere il responsabile editoriale della sezione musica di TheSoundcheck, è responsabile dell’area letteratura dell’ufficio stampa Sound Communication. Studia presso la Scuola Superiore Europea di Counseling professionale. Inguaribile romantica e sognatrice cronica, ama la musica, i viaggi senza meta, scovare nuovi talenti e sottolineare frasi nei libri. Sempre alla ricerca di nuovi stimoli, la sua più grande passione è la scrittura. Dopo il successo della trilogia #passidimia, ha pubblicato il suo quarto romanzo: “Ho trovato un cuore a terra ma non era il mio” con la casa editrice Sperling & Kupfen del Gruppo Mondadori.

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