La società di Attack on Titan
No worse hell I hoped there would be
The worst day for mankind is near
All that I have loved is fading
All I have embraced
L’umanità versa in uno stato disperato. I superstiti sono costretti a vivere all’interno di alte cerchie murarie. Uscire e sperare di tornare a casa vivi è un’utopia perché fuori dalle mura il mondo è dominato dai Giganti.
Un giorno però succede quello che tutti temevano, il nemico riesce ad aprire una breccia nella prima cinta muraria, ed irrompe nel distretto di Trost.
Morte, fiamme e distruzione…niente sarà più come prima.
E’ così che inizia Attack on Titan, l’opera principe di Hajime Isayama, un dark fantasy post-apocalittico, che ha rivoluzionato l’animazione giapponese.
L’autore, classe 1986, ha pescato a piene mani dalla mitologia e dalla storia europee e ha creato una trama in grado di entusiasmare persone in tutti gli angoli del globo.
La società de l’Attacco dei Giganti ricorda una monarchia assoluta in cui un re fantoccio (nelle prime due stagioni) è manovrato, alle spalle, da un gruppo di persone che cerca di difendere i propri privilegi mentre il resto della popolazione vive nel terrore.
I superstiti dell’umanità vivono rinchiusi all’interno di tre cinte murarie, che ricordano molto quelli delle città fortificate medievali: il wall Maria (il più esterno), il wall Rose e il wall Sina.
Questa netta separazione, tra interno ed esterno, potrebbe anche fare riferimento al totale stato di isolamento in cui ha vissuto il Giappone durante l’era Tokugawa (dal 1603 al 1868)
Nella fascia più interna vivono la famiglia reale e i nobili. Le cinte murarie quindi non sono soltanto una difesa contro il nemico ma rappresentano anche una separazione di tipo sociale ed economico.
La società è governata da coloro che abitano nel Wall Sina e tutti gli altri abitanti non hanno potere decisionale: le leggi che sono state imposte vengono accettate e gli uomini vivono in uno stato di prigionia ed ignoranza.
Le mura, che vengono presentate come unica fonte di salvezza, non sono altro che massicce sbarre di una prigione.
Nella società non c’è posto per dubbi o domande: ogni informazione che riguarda il mondo esterno è considerata un tabù. Chiunque osi mettere in discussione l’ordine prestabilito, o porsi delle domande ritenute pericolose, viene fatto sparire. Non vedete una certa somiglianza con i regimi totalitari che hanno sconvolto il mondo nel corso del ‘900?
Gli unici che hanno il coraggio di uscire dalle mura sono i membri del Corpo di Ricerca. Si tratta di un gruppo militare, che rischia la propria vita, spinto dalla volontà di sconfiggere i Giganti per scoprire cosa si cela al di fuori delle mura.
E’ attraverso i loro occhi che scopriamo, di episodio in episodio, la verità sul mondo, sui misteri e gli intrighi che caratterizzano la serie. E’ grazie alle loro missioni che ci convinciamo che per gli uomini è possibile una vita diversa, migliore.
La società all’interno delle mura esiste ed è coesa grazie al nemico comune, grazie alla paura che incutono i Giganti.
Creature mostruose senza intelletto, la cui altezza varia dai 3 ai 60 metri, il cui unico scopo sembra quello di muoversi alla ricerca di esseri umani di cui cibarsi.
Ma non tutti i Giganti sono uguali: i cosiddetti Anomali, che sono persone in grado di trasformarsi, hanno uno scopo ben preciso (che ci verrà svelato solo al termine della terza stagione).
Per la creazione di queste creature mostruose Isayama ha attinto ancora una volta alla mitologia europea in particolare dai Titani della Grecia e dagli Jotun norreni.
Guardando il fotogramma in cui un gigante si ciba di una persona è impossibile non pensare al quadro di Francisco Goya Saturno che divora i suoi figli.
All’inizio della serie noi, come anche i protagonisti, siamo convinti che i Giganti, queste creature antropomorfe, siano i veri ed unici nemici e che agiscano spinti semplicemente dalla fame. Ma con il passare degli episodi una domanda si fa strada nella nostra mente: e se ci fosse altro?
Tutte le domande che ci hanno tormentato durante le prime due stagioni, con gli ultimi episodi della terza serie sembrano trovare una risposta.
I Giganti, da creature che si muovono spinte solo da istinti primari, ad un certo punto sembrano diventare delle vittime del sistema. Non sono altro che armi, nelle mani del governo, per incutere timore alla popolazione e tenerla soggiogata per costringerla a vivere nel terrore.
Perché è proprio la paura il motore che tutto muove in quest’opera.
Paura di essere inadatti a sopravvivere. L’uomo viene messo di fronte alla sua piccolezza ma, spinto dall’istinto di sopravvivenza, deve andare avanti facendo scelte difficili e sacrifici.
Perché la domanda che sorge nella nostra mente è soltanto una: chi è davvero il nemico?
A cura di:
Laura Losi